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Giappone: storico cambio di era, l’imperatore Akihito abdica in favore del figlio

Oggi a Tokyo la cerimonia di abdicazione dell’imperatore Akihito, simbolo dell'unità del Paese

Marco Guerra – Città del Vaticano

Giornata storica oggi in Giappone. Dopo oltre 30 anni, finisce l’era dell’imperatore Akihito, che all’età di 85 anni abdica in favore del figlio maggiore Naruhito, 59 anni, il quale prederà pieni poteri il primo maggio. Per il Paese del Sol Levante si tratta di un passaggio formale dall’epoca “Heisei” («Conseguimento della pace») alla nuova era “Reiwa” (“Splendida armonia»). Si tratta della prima abdicazione di un imperatore giapponese da quando Kokaku lasciò il trono nel 1817.

La cerimonia a Tokyo

La complessa cerimonia secondo regole fissate dalla Costituzione  si svolge nella sala di Stato del Palazzo imperiale, nel centro di Tokyo, alla presenza di circa 300 persone, tra cui il primo ministro Shinzo Abe e i suoi ministri. Il primo maggio poi una seconda cerimonia in cui il principe ereditario Naruhito salirà al trono ed erediterà le tradizionali insegne come la spada sacra e i gioielli, come prova della successione.

Tre anni per preparare il passaggio

Sono passati quasi tre anni da quando, nell’agosto del 2016, Akihito annunciò in tv il desiderio di dimettersi, motivando questa scelta per l’età avanzata che gli avrebbe impedito il pieno svolgimento della sua carica di simbolo dello Stato e dell’unità del popolo. In questo lasso di tempo il governo ha approvato una serie di leggi necessarie alla transizione.

Akihito imperatore della pace

Akihito divenne imperatore l'8 gennaio 1989 all'età di 55 anni, in seguito alla morte del padre, l'imperatore Hirohito che portò il Giappone a combattere e perdere la Seconda guerra mondiale. Il giornalista esperto dell’area Stefano Vecchia, a VaticanNews, evidenzia che Akihito - figura estremamente simbolica per il Paese - in questi 30 anni è stato un fermo garante del pacifismo fissato anche della Costituzione giapponese formulata nel dopo guerra. Per questo motivo le cancellerie internazionali guardano con attenzione al nuovo corso di Naruhito che si trova a convivere con il governo conservatore di Abe che non ha mai nascosto la volontà di riproporre il Giappone anche come potenza militare regionale.

Ascolta l'intervista a Stefano Vecchia

Ad ogni modo l’imperatore resta una figura amata dai giapponesi, un simbolo dell’unità nazionale e delle continuità storica del Paese. Akihito è stato particolarmente apprezzato anche perché ha avvicinato la corte imperiale al popolo mostrandosi vicino ad esso in occasione di diverse emergenze nazionali. Nelle parole di Vecchia anche le modalità di gestione del Paese dell'imperatore uscente e le caratteristiche della "nuova era" che inizia, "resettando" ciò che è stato con una "nuova coscienza".

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30 aprile 2019, 08:10