Cerimonia al Congresso per la firma dell'accordo Cerimonia al Congresso per la firma dell'accordo 

Usa: stop temporaneo allo shutdown

Il Presidente Trump ha firmato la legge, passata all’unanimità anche alla Camera, che pone fine temporaneamente allo shutdown, finanziando il governo federale per tre settimane, ma non rinuncia all’idea del muro al confine con il Messico

Elvira Ragosta- Città del Vaticano

Scongiurata, almeno temporaneamente, la paralisi amministrativa più lunga della storia degli Usa. Per 35 giorni, infatti, 800mila dipendenti sono rimasti a casa senza retribuzione. L'amministrazione ha promesso che pagherà gli stipendi ai dipendenti federali prima possibile, ma un alto funzionario ha precisato che ogni ministero ha i suoi criteri e non è chiaro quando i salari potranno essere concretamente corrisposti.

Il compromesso con i democratici

Nell’intesa raggiunta dal Presidente con i leader del Congresso non c’è menzione del muro al confine con il Messico. Argomento che sarà oggetto di negoziati, che, a partire da oggi, dovranno portare a un accordo complessivo entro il 15 febbraio. "Speriamo che il Presidente Trump abbia imparato la lezione” commenta la speaker della Camera Nancy Pelosi”. “Alla fine il presidente ha accettato la nostra linea di riaprire prima il governo e poi affrontare il nodo della sicurezza al confine meridionale" aggiunge il leader dei democratici al Senato Chuck Schumer.

Trump, “sul muro non ho ceduto”

"Vorrei che le persone leggessero o ascoltassero le mie parole sul Muro. Io non ho in alcun modo ceduto". Con un tweet Donald Trump rivendica di aver firmato la legge per difendere "i milioni di persone colpite in modo molto duro dallo shutdown". Il Presidente però avverte: “Se in 21 giorni non si avrà un accordo, allora siamo pronti a partire", paventando dunque la possibilità di ricorrere alla dichiarazione dello stato di emergenza che gli permetterebbe di ottenere i fondi per il Muro bypassando il governo.

L’esperto: sarà difficile trovare un compromesso

Secondo Mattia Diletti, professore di Scienze Politiche all’Università la Sapienza di Roma, le previsioni sull’accordo definitivo, da raggiungere entro il 15 febbraio, sono difficili. “Questa – aggiunge Diletti - era soprattutto una battaglia comunicativa e in questi giorni può cambiare anche l’umore del Paese. Trump adesso ha deciso di condurre una battaglia frontale con il Congresso per una questione anche di posizionamento politico. E’ molto difficile un compromesso”.

Ascolta l’intervista al prof. Mattia Diletti

 


 

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26 gennaio 2019, 12:45