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Rapporto dell’Onu: cresce la fame nel mondo

A rischio oltre 800 milioni di persone, Sud America ed Africa le zone più colpite. Emanuela Cutelli, Programma alimentare Mondiale: siamo tornati indietro di dieci anni

Federico Piana - Città del Vaticano

Nel mondo le persone che soffrono la fame e rischiano la vita sono 821 milioni, dei quali 150 milioni sono bambini. I dati impietosi sono del rapporto ‘Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo 2018’ presentato dalle cinque organizzazioni dell’Onu che hanno come mandato quello di far aumentare il benessere alimentare,  sociale e sanitario delle nazioni, soprattutto le più povere:  l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura, il Programma Alimentare Mondiale,  il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, il Fondo per l’infanzia e l’Organizzazione mondiale della sanità. Dal 2017 ad oggi il livello della fame è tornato a quello di dieci anni fa, bruciando in solo colpo tutti i modesti  progressi fatti con difficoltà al tal punto che gli analisti vedono svanire la possibilità di centrare l’altisonante obiettivo sposato da numerosi governi  di debellare la fame entro il 2030.

Africa e Sud America le regioni del mondo più colpite

“L’inversione è stata totalmente negativa” spiega a Radio Vaticana Italia, Emanuela Cutelli, responsabile comunicazione del Programma Alimentare Mondiale (Ascolta l’intervista integrale a Emanuela Cutelli).  E aggiunge che il cambio di rotta si è “innescato nel 2014.  Da allora la fame continua a crescere  vertiginosamente sia in termini assoluti che in termini percentuali”.  Nel Sud America  e nella maggior parte delle nazioni dell’Africa si ha più fame che altrove mentre in Asia, si legge nel rapporto,  “la tendenza in calo della sotto-nutrizione sembra aver rallentato in modo significativo”. Emanuela Cutelli lo conferma: “Purtroppo sono sempre i più deboli a soffrire. E’ inaccettabile”.

Le cause:clima, guerre,economia

Il rapporto mette in evidenza i fattori chiave responsabili dell’impennata della fame:  i  costanti cambiamenti climatici, le continue e durature guerre,  le cicliche crisi economiche.  “Per cercare di rimediare – spiega ancora Emanuela Cutelli- occorre agire subito mettendo in campo azioni concrete ed immediate.  Interventi che spettano certamente ai governi e alle organizzazioni internazionali ma anche ad ognuno di noi, in grado di avviare piccoli ma significativi progetti virtuosi”.

Scarsi progressi contro la malnutrizione infantile

Totale fallimento anche sul fronte della malnutrizione infantile. Scrive il rapporto, nero su bianco, che “sono stati compiuti scarsi progressi nella riduzione dei problemi della crescita infantile, con circa 151 milioni di bambini sotto i cinque anni di età troppo bassi a causa della malnutrizione. Globalmente, l’africa e  l’Asia rappresentano rispettivamente il 39% e il 55 % di tutti i bambini con ritardi della crescita”. Emanuela Marinelli a questo punto lancia un appello accorato: “E’ imperativo che si agisca subito. Come chiede anche Papa Francesco nella sua enciclica Laudato sì”.

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13 settembre 2018, 14:23