Alunni in una scuola africana Alunni in una scuola africana 

Bacino lago Ciad: niente scuola per milioni di bambini

L’Unicef denuncia un rischio altissimo per l’istruzione di 3 milioni e mezzo di bambini

Eugenio Murrali – Radio Vaticana

Non è certo che i bambini del bacino del lago Ciad potranno andare a scuola. A causa delle violenze e dei disordini nella Nigeria Nord Orientale, nel Ciad, in Camerun e in Niger le scuole chiuse sono circa mille. La denuncia dell’Unicef arriva durante i giorni della conferenza di Berlino sul bacino del lago Ciad, dove governi, organizzazioni internazionali e attori della società civile sono seduti attorno a un tavolo per cercare una soluzione alle difficoltà dell’area, per fare il punto sugli impegni presi alla Conferenza di Oslo nel 2017 e migliorare la risposta umanitaria.

Il Ciad e il Camerun: due crisi differenti

La situazione è molto articolata e varia di Stato in Stato e di regione in regione. Il direttore nazionale dell’Insegnamento Cattolico in Ciad, padre Achille Djimwoï Teldjim, sottolinea che nel suo Paese c’è un grande problema di scioperi, di strutture e di personale:

R. - Il grande problema è nelle strutture e nel personale. Non abbiamo sufficienti insegnanti e quindi ci sono alcune scuole che non hanno la possibilità di avere docenti qualificati per poter davvero lavorare. A volte si chiede al “maestro comunitario” di resistere. Accade però che non ricevano quello che gli è dovuto e allora scioperano. Adesso poi i “Maestri comunitari” saranno recensiti, anche per capire chi davvero lo è e chi no. In questo momento il governo sta recensendoli. Io mi auguro davvero che il sindacato e il governo arrivino a un accordo, perché altrimenti non si può fare un lavoro utile.

Più grave la crisi in alcune zone del Camerun – spiega l’abate Benoît Marie Ndongo Andegue – infatti la crisi sociale iniziata nel 2016, aggravata dai venti di secessione, è scaturita in violenze perpetrate su alunni e insegnanti, perché la scuola è stata “presa in ostaggio”:

R. - Dal 2016 il Camerun vive una crisi socio-politica nelle regioni del sud-ovest e nord-ovest. La situazione è scoppiata a causa di rivendicazioni da parte dei sindacati degli insegnanti e poi degli avvocati. Il governo della repubblica ha preso delle misure per potere soddisfare le loro rivendicazioni, ma purtroppo altre rivendicazioni si sono aggiunte a causa delle volontà di secessione del Camerun. Le scuole sono state prese in ostaggio sia le scuole pubbliche che quelle private, ci sono state violenze contro gli studenti, gli insegnanti, scuole e collegi bruciati. C’è una situazione di paura generale tra la popolazione di queste due regioni. Alcuni genitori hanno dovuto iscrivere i propri figli nelle regioni francofone. Molte scuole sono state chiuse, perché la gente ha paura.

Quindi ci sono violenze e la gente ha paura…

R. - Sì, è come quella che chiamano “guerra asimmetrica”, il nemico non ha un volto. L’impressione è che qualcuno abbia approfittato della situazione per seminare il panico nella popolazione.

 

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04 settembre 2018, 14:51