Marengo: Francesco in Kazakhstan, una presenza di fraternità

Il cardinale, prefetto apostolico di Ulan Bator, presente al Congresso dei leader religiosi a Nur-Sultan: "Questi incontri favoriscono il germogliare dei semi della pace e del bene". La speranza di un viaggio del Papa in Mongolia

Antonella Palermo – inviata a Nur Sultan

L’importanza delle religioni di ritrovarsi in un clima fraterno è la cifra di questo 38.mo viaggio del Papa che oggi e domani lo vede impegnato nel Congresso dei leader delle religioni mondiali a Nur-Sultan. Il cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulan Bator, in Mongolia, sottolinea ai media vaticani l'importanza dei gesti concreti da parte delle fedi che testimonino la volontà di costruire la pace:

Ascolta l'intervista con il cardinale Giorgio Marengo

Siamo molto contenti di questa esperienza, di questo incontro, che mette insieme, in un clima fraterno, leader di tante religioni del mondo e siamo contenti che a partecipare sia anche il Santo Padre proprio per l'importanza che la sua presenza ha in questo tipo di incontri. Per noi, piccola Chiesa in Mongolia, la vicinanza del Santo Padre è fondamentale, siamo dunque anche molto contenti del fatto che il presidente della Mongolia abbia invitato il Santo Padre a recarsi ufficialmente nel Paese. Speriamo che questo viaggio si possa compiere in tempi anche non troppo lunghi, sarà sicuramente un’esperienza di grazia per tutti noi. Il Papa nel suo primo discorso ufficiale, ieri, ha utilizzato l'immagine di uno strumento musicale (la dombra, strumento kazako - ndr) per alludere all'importanza dell'essere in armonia, di saper costruire la pace attraverso gesti concreti di rispetto e di promozione dei valori che ogni religione porta con sé. Crediamo, quindi, che questa area del mondo abbia molto da insegnare al resto dell'umanità e siamo molto felici che il Papa sia presente a questo Congresso.
 

Qui la Chiesa viene considerata un germoglio, ma un germoglio può fruttificare? E come?

È molto bella questa immagine che era stata utilizzata nella visita ad limina di qualche anno fa. Noi usiamo anche l'immagine ancora più radicale del seme che cade nella steppa e che a fatica, ma gradualmente, lentamente, cresce. Siamo sicuri che ogni seme di pace, ogni seme di bene, porti frutto, nei tempi e nei modi che Dio provvede, ma ogni piccolo gesto di fraternità, di Vangelo vissuto, sicuramente porta frutto, e credo che questo tipo di incontri possano favorire la crescita di questo germoglio.

Alle volte si pensa che incontri al vertice, istituzionali, possano poi incidere poco sulla realtà quotidiana che vive la base delle popolazioni. In questo caso, quali sono le sue percezioni e le sue speranze? Qualcuno ha parlato della necessità di una fede incarnata e quindi della necessità di esserci…
 

È vero, il rischio c'è. D'altra parte, è anche importante, proprio per la base, vedere che i propri leader si incontrano e si impegnano in un dialogo fattivo, onesto e sincero. Quindi, credo che entrambe le dimensioni siano importanti, sia quella nascosta, quotidiana, magari lontano dai riflettori – e questa è fondamentale – sia anche questi incontri più ufficiali, che sono importanti per dare riconoscimento a questo cammino e per incoraggiare chi lavora nel nascondimento, a promuovere i valori di cui si discute e che si condividono in questi incontri.

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14 settembre 2022, 11:56