Un'immagine di  San Francesco de Monmorency-Laval Un'immagine di San Francesco de Monmorency-Laval

San Francesco de Laval, il vescovo dalla parte degli indigeni

Il primo vescovo della neo-eretta diocesi di Québec, nel 1674, aveva molto a cuore queste popolazioni che andava a trovare regolarmente, occupandosi dei bambini e dei malati. Le sue spoglie riposano in una cappella della cattedrale di Notre-Dame visitata oggi dal Papa

Roberta Barbi – Città del Vaticano

Era un sacerdote tutto d’un pezzo, instancabile lavoratore, indefesso viaggiatore, Francesco de Montmorency-Laval. Un missionario che si sporcava le mani e che non aveva paura di difendere i più deboli e di tutelare la giustizia. Ma soprattutto era un uomo di Chiesa, quella di Roma, fedele al Papa contro il gallicanesimo imperante. A lui si deve l’istituzione e il consolidamento della chiesa in Canada, alla quale dedicò tutto se stesso per cinquant’anni, fino alla morte, sopraggiunta nel 1708.

Una vocazione precoce

Nasce a Montugny-sur-Avre nel 1623 in una delle famiglie più influenti di Francia, Francesco e, come si conveniva all’epoca, è mandato a studiare dai Gesuiti nel Collegio di La Flèche dove nel 1631 viene iscritto alla Congregazione Mariana. Già a otto anni e mezzo riceve la tonsura. È una strada spianata, la sua, verso la quale lo chiama il Signore, e lui la percorre con grande zelo e soprattutto con gioia. Viene presto nominato canonico di Évreux, quindi si reca a Parigi per completare gli studi in teologia, anche se la scomparsa del padre e soprattutto la morte prematura dei due fratelli maggiori lo richiamano a casa per occuparsi degli affari di famiglia. Intanto la sua vocazione ha coronamento: nel 1647 viene ordinato sacerdote.

 

La missione, una chiamata che viene da Dio

Nel 1652 in Francia torna il padre gesuita Alessandro de Rhodes, in cerca di sacerdoti che vogliano partire come missionari nell’Estremo Oriente. In Francesco si smuove qualcosa, il cuore sussulta come non aveva mai fatto. Quando, l’anno successivo, viene designato vicario apostolico per il Tonchino, ha ben chiaro che quella è la strada sulla quale il Signore lo prenderà per mano. A causa di dissidi politici tra le potenze coloniali, però, Francesco non partirà mai per l’Indocina, e quando nel 1654 il progetto viene completamente abbandonato, lui si dimette da canonico di Évreux, cede la gestione del patrimonio di famiglia al fratello minore e si ritira all’Ermitage di Caen, rassegnato a una vita di preghiera, contemplazione e clausura.

La rotta verso la Nuova Francia

Ma le vie del Signore, pur se a volte tortuose, sono davvero infinite. Nel 1658 i missionari canadesi chiedono un vicario apostolico e Papa Alessandro VII sceglie proprio lui. Insignito del titolo di vicario nonché vescovo titolare di Petra, Francesco de Laval s’imbarca per quella che era ancora chiamata “Nuova Francia”. Ciò che farà laggiù è ben chiaro nella sua mente: costruire la chiesa da zero in una colonia che conta duemila anime concentrate nei pochi centri abitati di un territorio vastissimo. Questi i buoni propositi con cui sbarca il 16 maggio 1659 e con cui, un mese dopo, arriva in Québec. Le risorse che ha disposizione, i semi nelle sue tasche sono: tutto quello che ha imparato fino a quel momento, un’instancabile esperienza di apostolato tra le persone e tanto amore.

Il vescovo di tutti: indigeni, poveri e sofferenti

I semi di Francesco de Laval non tardano a fiorire e poi a portare frutto: dal nulla sorgono parrocchie, missioni, scuole e comunità religiose in tutta l’area, tanto che alla fine le chiese saliranno da 5 a 35, i sacerdoti presenti da 24 a 102, le religiose da 22 a 97. Particolarmente attento alla questione educativa, Francesco fonda la Congregazione femminile di Notre Dame. Dei poveri, invece, e dei malati, si occupa lui stesso, in prima persona, istituendo una scuola di arti e mestieri e curandoli in ogni luogo: in ospedale, nell’infermeria del seminario, perfino dentro le capanne. È così che entra in contatto con gli indigeni ed è così che impara ad amarli. Per tutta la vita si spenderà per la coesistenza pacifica tra queste popolazioni e gli europei dando sostegno alle istituzioni locali e propagando la devozione alla Sacra Famiglia. Una delle battaglie più dure che deve combattere è il commercio delle bevande alcoliche agli indigeni: un malaffare che rischia di sterminarli. Nel 1679 tale commercio viene bollato come peccato mortale e dunque vietato: la battaglia è vinta. Intanto, nel 1674 finalmente Québec diventa diocesi e Francesco de Montmorency-Laval è il suo primo vescovo. La prima cosa che fa è una visita pastorale in lungo e in largo nel vasto territorio di sua competenza. Alla sua morte, viene sepolto nella cripta della cattedrale che aveva contribuito a costruire; Giovanni Paolo II lo beatifica nel 1980; la canonizzazione arriva con Papa Francesco nel 2014.    

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28 luglio 2022, 19:00