Manifesto del Festival Biblico 2020 Manifesto del Festival Biblico 2020 

Al via il Festival biblico Extra per pensare, parlare, meditare sull'oggi

Edizione speciale on line, a causa della pandemia, sul sito www.festivalbiblico.it della manifestazione che vuole portare la Bibbia nelle strade e nelle piazze, anche delle periferie, interrogando il pubblico e rispondendo ai quesiti della gente comune. Centro promotore, Vicenza, insieme a diverse altre diocesi

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

Rimandati tutti gli eventi pubblici a causa dell’emergenza del Covid19, il Festival biblico 2020 non apre i battenti oggi come previsto ma offre al suo affezionato pubblico un ricco programma di iniziative in rete, per incontrarsi, ascoltare, interrogare, meditare insieme ai tanti ospiti coinvolti in questa Edizione Extra, che non sostituisce la manifestazione ordinaria dal vivo, insostituibile, come sottolineano gli organizzatori della diocesi di Vicenza e della Società San Paolo.

Interrogarsi sull'oggi e rispondere con la Bibbia 

Sul sito www.festivalbiblico.it già si trovano le proposte, con diversi appuntamenti cadenzati nel mese di maggio, partendo dal tema del logos (parlare, pensare, agire) declinato e attualizzato nel particolare periodo di difficoltà e disorientamento presenti. Tre i tipi di offerta per il pubblico, che sarà coinvolto anche in varie dirette con gli ospiti: La Scuola del pensare, Le Meditazioni e Le parole della Bibbia. Abbiamo voluto comunque preservare lo spirito originale del Festival di interrogare e rispondere con la Bibbia ai quesiti dell’uomo contemporaneo, credente non credente, come spiega la direttrice Roberta Rocelli:

Ascolta l'intervista a Roberta Rocelli

R. - L'idea di questo Festival biblico è nata 16 anni fa e l’intuizione è tutt’oggi all'avanguardia - possiamo definirla proprio così - per il fatto di portare la Bibbia nelle piazze, nei contesti laici, nelle città, nei luoghi anche abbandonati talvolta e quindi per rivitalizzarli attraverso la cultura e rileggere la contemporaneità. Non è il porre al centro dell’attenzione un libro di fede e di verità assoluta, ma il contenuto, la letteratura all'interno della Bibbia, perché possa essere d'aiuto per rispondere o provocare delle domande sulla contemporaneità. È vero che talvolta la Bibbia ha un contenuto difficile, a tratti anche ambiguo e per questo l'idea di accorpare, di mettere assieme delle voci di giornalisti, artisti, teologi, biblisti - espressione di varie sfaccettature della cultura - aiuta ad entrare nel tema con prospettive differenti, senza creare ulteriore confusione ma proprio per chiarire quanto la Bibbia - a distanza di duemila anni e poco più anni - sia ancora totalmente applicabile, utile perfino alla realtà per leggerla, tradurla, trovarla in termini più chiari e quindi questa novità, modalità di stare dentro il contenuto biblico ha fatto sì che il pubblico ne fosse proprio incuriosito, avesse voglia di scoprire la letteratura contenuta nella Bibbia.

L’emergenza del covid-19 vi ha costretti quest'anno a cancellare tutti gli eventi dal vivo. Come si svolgerà allora il Festival, cosa avete in programma?

R. – Di fatto siamo stati costretti a sospendere l’edizione 2020 prevista a maggio con eventi a Vicenza, Verona, Padova, Rovigo, Vittorio Veneto, Treviso e ad Alba. Quello che stiamo facendo adesso è il progetto Festival biblico Extra. Extra perché esce dal confine, dal consueto, dalla normalità dello spettacolo dal vivo per portarsi nella piattaforma digitale. Lo facciamo perché in questo momento questo è consentito a fronte dell’emergenza del Covid19. Non è un surrogato, è una proposta per continuare ad incontrare il pubblico, continuare a dialogare, attraverso tre diversi prodotti: i podcast audio, i video e le dirette facebook. Nei podcast audio proponiamo le parole della Bibbia, commentate da alcuni ospiti, ormai amici del Festival, come Duccio Demetrio, Alessandro Zaccuri, Miriam Camerini, Ilenya Goss, Piero Badaloni e altri, ritrovando alcune parole delle Sacre Scritture per riportarle nuovamente al confronto con la contemporaneità. I video, che riprendono il format che avremo presentato quest’anno, cioè la Scuola del pensare, rispondono ad una domanda centrale, cioè a fronte di quello che stiamo vivendo nell’emergenza Covid19 come ci poniamo quali creature nella terra, quali abitanti di questo pianeta e quali creature di Dio? Una domanda che abbiamo posto a giornalisti, antropologi, economisti, biblisti – tra questi già disponibili in rete Luigi Bruni, Dino Amanduri, Ferruccio De Bortoli, Vena Gheno -   e ciascuno a proprio modo l’ha calata in questa contemporaneità. E infine le dirette facebook del Salotto di San Paolo, dove proponiamo da un lato la chiacchierata con un letterato o un autore di un libro e dall'altro la meditazione che è una peculiarità del Festival biblico assieme a quattro ospiti centrali che sono Moni Ovadia, Giacomo Poretti, don Dante Carraro, direttore di Medici con l'Africa-Cuamm e lo scrittore Paolo Di Paolo.

Abbiamo sentito le persone porsi tanti interrogativi in più in questo periodo di dolore e preoccupazioni per il futuro. Alzare la testa al cielo può aiutare a radicare la propria vita?

R. - Pensiamo che serva alzare la testa al cielo e tenere i piedi ben piantati per terra, proprio in una unitarietà, per sentirsi integrali ed integrati, questo perché come Festival la funzione pubblica che svolgiamo è quella di porre delle domande centrali, che sono quelle che guardano al cielo, a quelle di visioni ampie legate alle Sacre Scritture, che - come si diceva prima - servono a capire se la Bibbia è qualcosa di utile per navigare in questa vita. Parallelamente abbiamo bisogno di restare molto lucidi, essere molto razionali, piantati appunto con i piedi sulla terra di fronte a questioni importanti come il lavoro o la salute, che oggi sono le questioni centrali che hanno animato questi due mesi difficili di quarantena. Pertanto il Festival ha una doppia spinta alla speranza, allo sguardo oltre che si rifà ad un alfabeto biblico. Ecco perché una lezione on line o delle esperienze digitali non possono sostituire lo spettacolo dal vivo che invece crea la comunità, crea la relazione, crea quel pelle a pelle necessario per sentirsi nella terra.

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06 maggio 2020, 11:07