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Il Venerdì Santo del laicato cattolico

Movimenti ed associazioni ecclesiali, costretti a cancellare incontri ed attività pastorali, vivono la passione della quarantena reiventandosi con i social senza perdere la speranza. Matteo Truffelli, presidente dell’Azione Cattolica Italiana: “Abbiamo riscoperto la bellezza della chiesa domestica e il valore dei legami associativi”.

Federico Piana- Città del Vaticano

Questo Venerdì Santo, per il laicato cattolico, assume un sapore ancora più marcato di passione e di dolore. L’impossibilità di far incontrare i propri membri, la cancellazione di attività pastorali programmate da tempo, la sospensione dei lavori ordinari, la mancata condivisione tra gli iscritti della preparazione alla Pasqua, ha gettato nell’incertezza e nello sconforto anche movimenti ed associazioni ecclesiali. “Il mio pensiero e la mia preghiera ora non può che andare alla tante persone che sono sul calvario della sofferenza, con le quali condividiamo una situazione drammatica” afferma Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, che dal suo osservatorio privilegiato scatta una fotografia nitida dello stato di salute dei gruppi laici all’interno della Chiesa.

Ascolta l'intervista a Matteo Truffelli

Il laicato cattolico come ha reagito alla crisi innescata dalla pandemia?

R. - In queste settimane i laici credenti hanno riscoperto ciò che conoscevano e sperimentavano da tempo: l’essere chiesa domestica. Cioè la possibilità di vivere in maniera seria, attenta e profonda, una spiritualità legata alla Parola di Dio, alla condivisione familiare. Dimensioni essenziali della presenza missionaria laica all’interno della Chiesa. La sfida, però, è stata quella di scoprire ed utilizzare nuovi strumenti per tenerci in collegamento e continuare la nostra vita associativa.

Un nuovo modo per essere vicini nonostante la distanza fisica?

R. - Sì. E’ emerso con chiarezza il valore di essere un’associazione: sono risaltate tutte quelle trame di legami che anche a distanza, nell’isolamento, possono essere utili per accompagnare le persone. Una lezione che servirà per il futuro, quando l’emergenza sarà finita.

In quarantena ha preso vigore anche la solidarietà?

R. - La dimensione della solidarietà è una caratteristica forte del popolo italiano, soprattutto nei momentidi crisi. La vera questione, però, è saper coltivare il senso di fraternità nel tempo. Dovremmo ricordarcelo, quando presto ritorneremo a sentirci tutti più individui e un po’ meno fratelli.

Alla fine della pandemia, il laicato cattolico sarà chiamato ad essere in prima linea sul fronte della solidarietà. Perché, dietro di sé, il virus lascerà anche macerie economiche…

R. - E’ una grande preoccupazione. Oltre all’Italia e all’ Europa, sarà interpellato anche il mondo ecclesiale e, dentro di essa, il mondo laicale. Sarà soprattutto a quest’ultimo che spetterà il compito di generare nuove reti di solidarietà, nuova imprenditoria, nuove forme di accompagnamento delle persone povere, mettendo in campo le proprie competenze. Sono sfide sulle quali bisogna già iniziare a riflettere.
 

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10 aprile 2020, 16:11