Caritas Internationalis: agili e rapidi in aiuto dei più vulnerabili

Aloysius John, segretario generale della confederazione, spiega: facciamo parte della Commissione per il Covid-19 voluta dal Papa. Abbiamo creato un fondo per dare assistenza ai Paesi più in difficoltà a causa della pandemia

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

Hanno tutti i problemi che ha il mondo infestato dal coronavirus, ma in molti non hanno gli stessi mezzi per combatterlo. Del resto non puoi chiedere alla gente di rispettare il distanziamento sociale se ha fame e non sa dove trovare il cibo. O di adeguarsi alle norme sanitarie se manca l’acqua pulita. Ed è in questo divario che Caritas Internationalis lavora a maniche rimboccate, ancor più in questa pandemia e soprattutto perché glielo ha chiesto direttamente il Papa.

Aiuto alle Chiese locali

“Siate agili e rapidi e continuate a portare avanti il vostro lavoro. Se non lo farete voi chi lo farà?». Aloysius John, segretario generale di Caritas Internationalis, racconta di ciò che Francesco gli ha detto quando sono andati a presentargli i loro piani di azione anti-Covid-19. La confederazione, sparsa sul pianeta con oltre 160 strutture locali, ha annunciato di far parte della Commissione istituita dal Papa e guidata dal cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale. Sarà nel primo gruppo di lavoro della Commissione dedicato all’ascolto e al sostegno delle Chiese locali.

Risposte adeguate

Da sempre quello di Caritas Internationalis è un lavoro “in prima linea, ricorda John, e la crisi globale indotta dal virus sta conferendo un carattere ulteriore di urgenza. “Oltre 140 Conferenze Episcopali – informa – hanno risposto ad un questionario indicando quali sono i bisogni più urgenti nei rispettivi Paesi e quali i programmi messi in atto per far fronte al dilagare della pandemia. Questo ci permetterà, in sinergia con il Dicastero, di fornire risposte adeguate”.

"Meglio il Covid della fame"

L’attenzione è massima, continua il segretario di Caritas Internationalis, per quei Paesi “in cui il diffondersi dell’epidemia avrebbe ben conseguenze ben più devastanti di quelle cui abbiamo assistito in Europa”. Ed ecco l’idea del “Fondo per la Risposta al COVID-19”, un modo di raccogliere contributi per forniture di servizi riguardanti prevenzione e controllo delle infezioni, accesso ai servizi igienico-sanitari, fornitura di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti, ecc.), sicurezza alimentare. “Purtroppo – spiega John – vi sono zone in cui la pandemia è considerato il male minore dalle popolazioni vulnerabili. In Ruanda ad esempio, in alcune aree la gente non rispetta le misure di sicurezza a causa della grave carenza di cibo. Ci dicono “preferiamo morire di Covid piuttosto che di fame”. Un altro esempio viene da Caritas Gerusalemme in Palestina i cui ormai scarsi fondi mettono a rischio la distribuzione di generi alimentari e dei kit per l’igiene personale a 500 famiglie in difficoltà.

La sfida più grande

L’appello di Aloysius John è dunque a contribuire. “Oggi – riconosce – siamo tutti uniti nella paura, ma dovremmo anche essere uniti nella solidarietà attraverso la fraternità universale. L'unico modo per superare questa pandemia è quello di essere uniti nel fronteggiare questa enorme sfida per l'umanità”.

Caritas Internationalis informa che è possibile effettuare donazioni tramite il sito https://www.caritas.org/donation/covid-19-response-fund/

In alternativa si può utilizzare il conto corrente dedicato presso l’Istituto per le Opere di Religione IBAN: VA29001000000020179007

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16 aprile 2020, 12:26