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Torna a Manila la processione del Nazareno Nero: milioni di fedeli in strada

E’ iniziata all’alba la Traslazione della nota statua che rappresenta il Cristo carico di una croce nera. Una tradizione che risale al 1606 molto sentita nelle Filippine. Il cardinale Tagle: in questa occasione preghiamo anche per la pace e la sicurezza dei popoli in Medio Oriente

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

Un fiume di gente ha accompagnato in processione tra le vie di Manila, fin dall’alba, la statua del Nazareno Nero. Giovani, anziani, famiglie si sono riversati in strada cantando, pregando e cercando in ogni modo di toccare la nota immagine, miracolosamente sopravvissuta ad un incendio scoppiato sulla nave che la trasportò dal Messico nel XVII secolo. Ingenti le misure di sicurezza ma per ora, a parte qualche malore, non si sono verificati incidenti. Una tradizione che si rinnova ogni anno e che ogni volta sconvolge per la sua portata, ha affermato padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), che da 40 anni svolge la sua opera pastorale sull’isola di Mindanao, dove nel 1984 ha fondato Silsilah, movimento per il dialogo islamo-cristiano. Spesso – ha detto padre D’Ambra – a questa processione partecipano anche musulmani e fedeli di altro credo – in pieno rispetto e armonia, ma nell’immagine del Nazareno sofferente si identificano soprattutto i filippini per la loro vita segnata da povertà e sofferenza quotidiana. La Traslazione, suddivisa in tappe su un percorso di oltre 6 Km, è anche occasione per avvicinarsi ai sacramenti, come la confessione, e per ricevere la benedizione.

Ascolta l'intervista a padre Sebastiano D'Ambra

R. - Ogni giorno ci sono fiumane di persone che vanno, ci sono Messe a tutte le ore, specialmente il primo venerdì del mese. Questa tradizione è incominciata secoli fa con gli spagnoli, attorno a questa statua di Gesù Nazareno, e va avanti e sì, è sempre impressionante anche oggi. Io ho sentito che questa è la tradizione forse più grande nel mondo, anche di altri Paesi dell’America Latina, dove ci sono anche devozioni diverse, anche in Messico … ma le masse di gente sono impressionanti: si arriva anche a 15 milioni di persone! Quindi c’è tutto un lavoro ingente di sicurezza … E’ commovente e allo stesso tempo fa pensare che veramente, nonostante questa società moderna e tutte le cose che si possono dire, nel cuore della gente ancora questo seme resta e fino ad adesso non abbiamo avuto nessun incidente. Cioè solo i soliti incidenti di quando abbiamo a che fare con masse enormi: chi ha un collasso, chi ferite ai piedi, perché molti sono scalzi…

Lei ha dichiarato che molta gente partecipa alla Traslazione del Nazareno Nero per adempiere a una promessa fatta; inoltre molti credono fortemente che questa statua abbia un potere miracoloso, abbia il potere di concedere grazie …

R. – E’ vero: è vero! Io, quando vado lì – perché vado spesso a visitare il nostro gruppo – sono sempre impressionato. Nelle Filippine c’è tanto caldo e tanto sole, ma specialmente il venerdì ci sono processioni lunghe, sotto il sole, aspettando di poter vedere il Nazareno, toccarlo, baciarlo, fare una preghiera … Quindi, quando chiedo “perché?”, molti mi dicono che hanno fatto questo voto, questa promessa, che hanno ricevuto delle grazie, e quindi … Tutte queste cose sono vere: la gente parla di grazie, di voti, di grazie votive, di miracoli …

Il cardinale Tagle ha chiesto in questa occasione ai fedeli filippini di pregare per la pace in Medio Oriente e la sicurezza dei popoli…

R. - Sì ha voluto fare questo messaggio e credo sia un messaggio appropriato. Tutti noi preghiamo per questa situazione ed è importante che questa grande manifestazione non sia solo occasione di richieste personali, ma la gente ricordi la necessità di pregare per il fratello, il vicino e per tutto quello che sta succedendo. E’ un messaggio molto sentito e sicuramente è arrivato al cuore della gente.

Tra l’altro il governo filippino ha ordinato l’evacuazione obbligatoria dei lavoratori dall’Iran e dall’Iraq, come state vivendo queste tensioni padre?

R. – Logicamente, la paura, la preoccupazione … Sappiamo che quello che sta succedendo è grave. La preoccupazione che si verifichino ripercussioni di un certo tipo, di certe ideologie che poi possono vendicarsi qui e là, sono anche presenti qui. So che veramente il governo ha detto di lasciare alcune regioni perché ci sono molti filippini da quelle parti, quindi è un motivo di sicurezza: vedremo come andrà a finire.

Una tradizione che risale al 1606

La statua del Nazareno Nero è arrivata nelle Filippine il 31 maggio del 1606, quando i primi missionari agostiniani misero piede a Manila. Costruita in Messico, rappresenta il Salvatore inginocchiato sotto il peso della croce. La fama di essere miracolosa deriva dall’incendio che distrusse la nave dei missionari, lasciando la statua intatta. Posta nella chiesa di Bagumbayan – oggi Luneta, nei pressi di Manila – il 10 settembre dello stesso anno, la statua venne spostata nel 1608 nella parrocchia di San Nicola di Tolentina, dove è rimasta sino alla fine del 1700. L’allora arcivescovo della capitale, monsignor Basilio Sancho de Santas Justa, ne ordinò il trasferimento nella chiesa di Quiapo, sua ultima destinazione. La devozione suscitata dall’icona ha incontrato il favore della Santa Sede, che nel 1650 – durante il pontificato di Innocenzo X – ha istituito canonicamente la Confradia de Jesus Nazareno. Anche Pio VII, nel 19esimo secolo, ha onorato il Nazareno Nero concedendo l’indulgenza plenaria “a chi lo prega in maniera pia”. 

Il cardinale Tagle: pregare per la pace

Celebrando la Messa per la Traslazione, nella chiesa di San Giovanni Battista, il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, da poco nominato dal Papa Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha esortato i fedeli filippini a pregare per la pace e la sicurezza dei popoli in Medio Oriente. "Siamo preoccupati per quanto accade alcune parti del nostro mondo. Esiste il pericolo che la violenza degeneri in aperto conflitto", ha detto il porporato: "Preghiamo per la sicurezza dei nostri vicini in Medio Oriente, perché i desideri di distruzione e di vendetta scompaiano", ha aggiunto, ricordando i tanti cittadini filippini che vivono in Medio Oriente per lavoro. 

Paura per i lavoratori

Intanto il governo filippino ha ordinato l'evacuazione obbligatoria dei lavoratori filippini dall'Iraq e dall'Iran a causa delle ostilità tra gli Stati Uniti e l'Iran. Il governo ha alzato al massimo il livello di allerta in Iraq, richiedendo ai filippini di lasciare il Paese a causa di crescenti rischi per la loro sicurezza. Secondo i registri del Ministero del Lavoro, che 2.191 filippini lavorano in Iraq, alcuni dei quali nelle strutture statunitensi, mentre più di 1.180 risiedono in Iran, e tra loro vi sono donne filippine sposate con iraniani. Sono oltre 2,1 milioni i lavoratori filippini in tutto il Medio Oriente, ha reso noto il ministero. 

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09 gennaio 2020, 13:34