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Oggi la festa della Presentazione della Beata Vergine Maria

La Chiesa ricorda oggi l’ingresso di Maria, Madre di Dio, nel Tempio: il primo dei sì che risponderà alle chiamate del Signore. È una memoria legata alla dedicazione di una Basilica nella città Santa di Gerusalemme e una delle dodici grandi feste della tradizione bizantina

Roberta Barbi - Città del Vaticano

Dopo la celebrazione della Natività di Maria l’8 settembre e la memoria, quattro giorni dopo, del Suo Santissimo Nome impostole dopo la nascita, con la festa di oggi della Presentazione al Tempio prosegue il cosiddetto Ciclo mariano contenuto nel calendario liturgico, evidentemente in parallelo con il Ciclo cristologico.

Il racconto di Giacomo

La celebrazione di questa festa si basa sul racconto del protovangelo di Giacomo, considerato un Vangelo apocrifo: è questo il motivo per cui la memoria, nella liturgia, fu soppressa per qualche anno ad opera di Papa Pio V. Nella narrazione troviamo Maria che all’età di tre anni viene condotta dai suoi genitori, Gioacchino e Anna, al Tempio, per essere consacrata a Dio. Questo gesto va interpretato come un ringraziamento e una lode al Signore da parte dei suoi Santi genitori, ma anche come un primo sì alla volontà di Dio che prefigura il sì più grande che Maria stessa pronuncerà, una volta cresciuta. Una fuga dal mondo necessaria, insomma, per preservarsi e prepararsi a diventare la madre del Salvatore. Non a caso, infatti, in entrambi gli episodi, è presente l’annunciatore divino: l’arcangelo Gabriele. Al Tempio Maria viene accolta dal sacerdote Zaccaria – padre del Battista – e trova anche l’anziana Anna, una figura molto cara che ricorrerà anni dopo nella Presentazione al Tempio del Bambino Gesù.

Una festa tra Oriente e Occidente

Da un punto di vista strettamente liturgico, la celebrazione della festa risale al VI secolo in Oriente e solo al XIV in Occidente, andando a coincidere con la dedicazione della Basilica di Santa Maria Nuova, costruita presso il muro del Tempio di Gerusalemme e inaugurata il 21 novembre 543. In seguito questa festa in onore della Madre di Dio venne introdotta nel 1372 ad Avignone da Gregorio XI che la mutuò dalla tradizione greca, mentre Sisto V la rese obbligatoria per tutta la Chiesa. Clemente VIII, infine, nel 1585, la elevò al grado “doppio maggiore” e ne rielaborò l’ufficiatura. La memoria è presente anche nel nuovo calendario liturgico del 1969, presentata come l’esaltazione di Maria, concepita senza peccato originale, che fin dalla sua più tenera età si è offerta totalmente a Dio.

Iconografia e simbologia

Come spesso accade, nelle rappresentazioni iconografiche delle feste è più semplice ravvisarne il significato, espresso da un punto di vista simbolico. Abbiamo ben presente la scena in cui Maria viene condotta al Tempio, il luogo Santo per eccellenza che la accoglierà nel Sancta Sanctorum; ma qui è Maria, in realtà, nella potenza prefigurativa dell’immagine, a diventare Tempio, porta illibata da cui uscirà il Salvatore. Maria è accompagnata da un corteo di vergini che recano lanterne, ma ancora una volta è lei a essere luce che illuminerà il tempio come la storia; nonostante abbia solo tre anni non ha paura, si affida al sacerdote e non si volta indietro a guardare i suoi genitori. Tre sono anche gli scalini del tempio che Maria sale, fermandosi su quello più alto, perché lei è già in possesso delle tre virtù principali la cui più importante è la carità. Grande o piccola che sia nella realtà, Maria è comunque abbigliata come una donna e porta il colore regale della porpora, segno di temperanza, ma anche di obbedienza e sottomissione. Infine, in alcune rappresentazioni, è presente l’arcangelo Gabriele che qui porta il cibo a Maria, naturalmente si tratta di un cibo spirituale cioè della Parola di Dio.

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21 novembre 2019, 07:00