SiriaDamasco.jpg

Siria. Card. Zenari: donne e bambini pagano il prezzo più alto

Dopo 8 anni di guerra "non si hanno parole, nessuno poteva pensare" che il conflitto "sarebbe arrivato a questo punto". Così il nunzio apostolico in Siria, il card. Mario Zenari. Pubblicato oggi on line il 45° Dossier sul martoriato Paese con dati e testimonianze realizzato da Caritas Italiana

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

Oggi la Siria entra nel nono anno di guerra e ci si domanda che cosa resti da dire davanti a un tale scempio in cui a pagare il prezzo più alto sono i bambini. Il Dossier della Caritas diffuso in questa triste ricorrenza, parla di una Nazione "martoriata che negli ultimi otto anni è diventata epicentro della Terza Guerra Mondiale".

“Il numero esatto delle vittime probabilmente non si saprà mai, ma di fatto la comunità internazionale ha rinunciato alla conta dei morti”

Lo scenario e le cifre rilevate dalle indagini raccolte nel Dossier, possono comunque dare un'idea dell'immensa sofferenza che il popolo siriano sta vivendo da quel 15 marzo 2011. Per esempio, nel Paese, l’83 per cento della popolazione versa in condizione di povertà, quasi 6 milioni sono i rifugiati e più di 6 milioni gli sfollati interni. Inoltre, 13.2 milioni di persone sono bisognose di assistenza umanitaria in ambito sanitario, praticamente quasi tutta la popolazione ancora presente in Siria. 

“Con lo scoppio della guerra siriana nella regione, si sono inoltre riaccese dispute che sembravano ormai sopite, come quella tra Israele e la Siria”

Un conflitto efferato 

Testimone di questa "crisi umanitaria prolungata e complessa" è Il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, che dopo 8 anni di conflitto e orrore così ha commentato: "Purtroppo non si hanno parole, io ho avuto modo di vivere tutti questi anni di guerra e oggi è una data molto triste perché la Siria entra nel nono anno di guerra e questo conflitto è andato evolvendosi in una maniera imprevedibile. Nessuno poteva pensare che sarebbe arrivato a questo punto, con una valanga che ha sepolto più di mezzo milione di persone, che ha seminato distruzione, che ha seminato morte".

Ascolta l'intervista al cardinale Zenari

I bambini le principali vittime

"Oggi è la data ufficiale ma tutti sappiamo che il conflitto non è cominciato esattamente il 15 marzo ma alcuni giorni prima", prosegue il cardinale, "e guarda caso, ad aver acceso la scintilla di questo fuoco che è divampato in tutta la Siria, sono stati dei bambini, dei ragazzi della città di Deraa che hanno scritto sul muretto della loro scuola degli slogan anti-regime. Da lì sono stati detenuti per qualche giorno. Le famiglie, preoccupate, hanno cominciato a reclamare il rientro dei loro bambini e la cittadina di Deraa ha dato vita alle proteste. "Questo - aggiunge - accadeva alcuni giorni prima del 15 marzo. Questi bambini che senza volerlo hanno acceso la scintilla che ha dato fuoco a tutta la Siria sono poi le prime vittime.

“Il reclutamento di bambini come parte attiva all’interno del conflitto armato, da tutti gli attori in gioco, è divenuta ormai una pratica normale”

"I bambini - sottolinea il porporato - sono le prime vittime di questo sanguinoso conflitto. Alcuni giorni fa, l’Unicef ha divulgato le statistiche dei bambini uccisi in Siria nel 2018: sono 1106, quindi chi ha pagato il prezzo più alto di questo conflitto sono i minori, unitamente anche alle donne, che sono rimaste vedove, che sono rimaste, che devono allevare una famiglia numerosa, spesso  con 8 o più figli… Quindi - conclude il cardinale Zenari -  vorrei ricordare queste due categorie di persone che più hanno sofferto e che hanno pagato il costo più alto di questa vita: i bambini e le donne. Quello che si nota e che si tocca con mano è, inoltre, la povertà crescente. La gente pensava che terminando le bombe, terminando i razzi si potesse un po’ riprendere la vita, invece non è così. C’è una povertà galoppante e la gente è molto delusa".

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

15 marzo 2019, 11:50