Manifestazione a Managua per gli studenti uccisi Manifestazione a Managua per gli studenti uccisi 

Nicaragua: la forza dei vescovi viene dall'appoggio del Papa

Altri morti nel Paese per la repressione di forze di sicurezza e gruppi paramilitari. Alle manifestazioni antigovernative partecipano intere famiglie. Ortega attacca i vescovi accusati di stare dalla parte della popolazione. Il ruolo profetico della Chiesa

Roberto Piermarini – Città del Vaticano

In Nicaragua si continua a morire. Ieri altre quattro persone hanno perso la vita tra cui una studentessa universitaria brasiliana. Per Ernesto Medina, rettore dell'Università Americana di Managua, la giovane è stata colpita da gruppi paramilitari. Il Ministero degli esteri brasiliano ha espresso la sua profonda indignazione per la morte della studentessa ed ha chiesto chiarimenti al governo nicaraguense. Il governo brasiliano ha condannato ancora una volta l’aggravarsi della situazione in Nicaragua, la repressione, l’uso eccessivo e letale della forza e il ricorso a gruppi paramilitari nelle operazioni coordinate dalle forze di sicurezza. Lunedì scorso altre tre persone sono state uccise, 25 ferite e 15 arrestate nella città di Jinotega dove la polizia ha attaccato una manifestazione di protesta a poche ore dall’intervista alla Fox nella quale il Presidente Ortega annunciava che il Paese stava tornando alla normalità. Ortega ha inoltre respinto le richieste di elezioni anticipate ed ha negato di avere qualsiasi responsabilità per gli attacchi al clero cattolico.

Alle manifestazioni non partecipano solo giovani ma intere famiglie

Attraverso i social media, i singoli vescovi del Nicaragua hanno comunicato che il governo ancora non decide di riprendere il dialogo nazionale e che loro si ritengono sempre Mediatori, perché nessuno gli ha comunicato diversamente. Secondo la stampa internazionale il governo non ha ancora risposto alla richiesta di fermare la repressione contro i giovani manifestanti e contro i posti di blocco che ci sono in tutte le città del Paese. Le manifestazioni contro il governo, sempre più numerose, tendono a mostrare ai media che i manifestanti non sono solo giovani, ma famiglie intere, contadini, operai, imprenditori e molta gente comune. Il commento della gente che partecipava alla marcia era: "Se perdiamo la strada giusta diventiamo come il Venezuela, e noi non lo vogliamo".

Ortega accusa la Chiesa di non essere neutrale perché appoggia la popolazione

La giornalilsta Lucia Capuzzi, del quotidiano Avvenire, esperta di questioni latinoamericane spiega al microfono di Fabio Colagrande che i vescovi nicaraguensi, per richiesta delle parti - fin dall’inizio delle proteste esplose il 18 aprile scorso – sono testimoni e garanti nel dialogo tra governo e opposizione. Questo però non impedisce alla Chiesa di difendere la popolazione civile. Questa difesa non piace ovviamente al Presidente Ortega che nelle ultime settimane ha accusato i presuli di non essere più neutrali nel dialogo nazionale. Ortega – spiega la Capuzzi – voleva dialogare a oltranza, prendendo tempo, perché non vuole elezioni anticipate come chiedono opposizione, vescovi ed il Paese, in quanto ha cambiato la costituzione proprio per poter rimanere al potere in maniera illimitata. Quando i vescovi – osserva la giornalista di Avvenire – si sono fatti portavoce delle istanze della popolazione civile, Ortega ha iniziato ad attaccare ferocemente chiese, parrocchie, arrivando perfino ad aggredire i vescovi. Un escalation volta a screditare la Chiesa.

Il rischio di una guerra civile

Il rischio c’è – afferma la Capuzzi – Finora l’opposizione ha fatto la scelta di essere disarmata e di non imbracciare le armi. Il problema è fino a quando potrà resistere? In questo quadro dove il governo nicaraguense viola i diritti umani con omicidi, esecuzioni extragiudiziali, maltrattamenti, torture e detenzioni arbitrarie – come denunciato dalla Commissione inter-americana per i diritti dell’uomo – la Chiesa continua a chiedere tregua armata e dialogo. Un atteggiamento profetico che ricorda il ruolo avuto da mons. Romero alla vigilia della guerra civile salvadoregna.

La Chiesa sente il pieno appoggio del Papa

La Chiesa, insieme al nunzio apostolico, denuncia compatta le violazioni dei diritti umani, allo stesso tempo non ha chiuso la porta del dialogo. Continua a mantenere vivo questo filo con Ortega. C’è anche un filo diretto con Papa Francesco che prega e segue quotidianamente la situazione, appoggia i vescovi e questo appoggio, forte del Pontefice – conclude Lucia Capuzzi – permette alla Chiesa nicaraguense di avere una forza e di assolvere questo ruolo veramente molto complesso.

Ascolta l'intervista a Lucia Capuzzi


 

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25 luglio 2018, 13:14