Veltroni: Benedetto XVI ha ascoltato i problemi della città di Roma
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
“Il mio ricordo di Benedetto XVI è legato a un gesto: ci fu un incidente a Roma nella metropolitana e morì una ragazza a Piazza Vittorio". Walter Veltroni, sindaco della Città eterna nel 2005, l'anno in cui Ratzinger venne eletto Papa, parte da questo episodio per raccontare i suoi sentimenti e le sue emozioni nei riguardi di Benedetto XVI. "Io andai a casa di questa ragazza, a Pontecorvo, in provincia di Frosinone, - prosegue - a trovare i genitori. Sua madre era una donna di una fede molto forte e per consolarla in quel momento terribile le chiesi se avrebbe avuto piacere di incontrare il Papa. Così organizzammo l’incontro con Benedetto XVI: lui diede una carezza sul volto di questa donna, un gesto semplice ma di grande umanità”.
Profondità di pensiero e mitezza interiore
Non fu l'unico incontro. “Nelle successive occasioni - afferma l'ex sindaco - ho sempre avuto la sensazione di una persona molto gentile, corretta, con un grado di ascolto che si elevava quando si parlava dei problemi sociali della città e del modo con cui cercavamo di risolverli. Per cui, se dovessi descriverlo, direi che trasmetteva una percezione di mitezza”. Veltroni sottolinea anche il profondo senso di cultura che esprimeva Benedetto XVI: “La cultura non è qualcosa che riguarda solo chi ha letto i libri, ma è qualcosa che si respira nell’aria, nella vita di una comunità civile, religiosa, politica. E' il piacere del dubbio, il piacere della ricerca, del viaggio e della libertà. In Ratzinger si sentiva questa profondità. Questa dimensione del pensiero e della sensibilità mi hanno sempre colpito. In un tempo in cui la cultura, persino l'educazione, e la gentilezza sono considerati quasi un reato, quando ci si trova di fronte a una profondità di pensiero e ad un'intensità interiore si rimane sempre impressionati”.
Un'intolleranza inaccettabile non accogliere Benedetto
Veltroni fa poi riferimento alla vicenda che coinvolse Ratzinger e l'Università La Sapienza di Roma, quando il Papa rinunciò alla visita all’Ateneo dopo una serie di proteste che erano seguite all'annuncio dell'evento. Definì l'episodio "un'intolleranza inaccettabile". E spiega: “Per me la parola non è contenibile, non si può impedire alla parola di esprimersi, tranne casi in cui le parole siano cariche di violenza o istigatrici di reati. Altrimenti nessuno può negare agli altri il diritto di esprimere le proprie opinioni”. "Noi siamo immersi in un tempo di intolleranza - aggiunge - in cui si pensa che l'altro sia un pericolo, che il pensiero dell'altro sia un pensiero eretico se non corrisponde al nostro. E questo è un prodromo alla violenza e alla guerra. Il primo passo per fermare tutto questo, è accettare che ciascuno ha il diritto di esprimere le proprie opinioni e mettersi in ascolto di quelle degli altri".
L'umile lavoratore dell'inizio pontificato e la rinuncia finale
Infine, l’ex sindaco di Roma si sofferma sul momento della rinuncia di Papa Benedetto XVI al Pontificato legata, a suo parere, al momento dell'elezione. “Quando si aprì la finestra - ricorda Veltroni - e comparve Ratzinger l’impressione fu quella racchiusa nella ormai nota frase ‘l’umile lavoratore nella vigna del Signore’: l’idea, anche affascinante, che un uomo di quella cultura e formazione si predisponesse alla funziona pastorale racchiusa nell’identità e nel ruolo del Papa con questo atteggiamento e stato d’animo. Nella sua rinuncia finale, il discorso in latino somiglia molto al suo discorso dell'inizio: il segno di quella rinuncia è analogo al segno di quella frase. Quando si è reso conto di non avere più la forza di guidare la Chiesa in un momento molto difficile - conclude - ha fatto un gesto che corrispondeva al suo programma iniziale”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui