Auza all’Onu: pace fragile tra Israele e Palestina, in equilibrio tra potere paura
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
La pace in Medio Oriente è “un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza”: con questa immagine, ripresa dal messaggio del Papa per la recente Giornata mondiale della Pace, l’arcivescovo Auza è entrato nel cuore del dibattito a porte aperte, promosso nell’ambito del Consiglio di Sicurezza.
Retorica, provocazioni, violenze e violazioni
“Noi sappiamo – ha sottolineato il nunzio apostolico – come sia fragile la pace” tra Israele e Palestina e “come la sua fragile esistenza sia costantemente minacciata da una retorica dannosa, da provocazioni e attacchi, da violazioni dei diritti umani e azioni unilaterali che ostacolano gli sforzi verso una risoluzione, portando sofferenze indicibibili e causando la morte di civili innocenti e indifesi”.
Una Terra santa per ebrei, cristiani e islamici
In questa penosa “durevole situazione”, la Santa Sede rinnova con fervore il suo appello alle autorità sia di Israele che della Palestina “per riprendere il dialogo e intraprendere un cammino di pace - come chiesto da Francesco nel messaggio Urbi et Orbi, del Natale scorso - che ponga fine a un conflitto che da più di settant’anni lacera” quella terra, “che non è solo la casa di questi due popoli, ma anche di grande importanza storica e culturale per il mondo intero e casa spirituale per le tre religioni monoteiste dell’Ebraismo, del Cristianità e dell’Islam.” Per questo, la Santa Sede “cerca di avere garanzie internazionali” per la città di Gerusalemme, come raccomandato dalla risoluzione approvata nel 1947 dall’Assemblea generale dell’Onu.
Un conflitto politico trasformato in guerra di religione
“Nonostante l’importanza fondamentale di quei luoghi sacri – ha ammonito il delegato vaticano – c’è il rischio di trasformare quello che è un conflitto territoriale e politico in uno di religione e d’identità”. Da qui il richiamo alla leadership politica di esercitare “la propria autorità in maniera responsabile; a superare le dispute impegnandosi in un dialogo aperto ed onesto per assicurare una pace vera e durevole, piuttosto che mantenere semplicemente una pace illusoria che essenzialmente è solo ‘un equilibrio tra potere e paura’”.
Garantire aiuti umanitari ai rifugiati palestinesi
Un’attenzione particolare, ha chiesto mons. Auza, per la grave crisi umanitaria a Gaza e negli altri territori occupati, plaudendo la generosa risposta della comunità internazionale per finanziare lo scorso anno il debito dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu di sostegno ai rifugiati palestinesi. “Questi aiuti – ha chiesto il presule – devono poter continuare senza ostacoli finché la situazione rimane irrisolta”.
La solidarietà delle popolazioni libanesi e giordane
Riferendosi infine alle drammatiche condizioni di vita in diverse parti del Medio Oriente, l’arcivescovo Auza ha voluto reiterare il grazie di Francesco per l’aiuto offerto dal Libano e dalla Giordania, con il sacrifico dei propri cittadini, per alleviare le sofferenze di quanti sono interessati dai conflitti nell’intera regione.
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