Padre caro, siamo gli invisibili: il saluto a Papa Francesco dalle mamme di Casa di Leda
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Visita di Papa Francesco senza preavviso - nel consueto stile dei Venerdì della Misericordia - alla “Casa di Leda”, residenza sequestrata alla criminalità organizzata che ora ospita una casa protetta per donne detenute con figli minori.
"Ha sancito quanto di buono c'è stato nelle nostre azioni e nel nostro pensiero in questi 25 anni di lavoro", ci racconta con voce ancora spezzata dall'emozione, il direttore della casa-famiglia, Lillo Di Mauro.
"C'è stato un momento - prosegue - in cui ho sentito di essere davanti a un uomo sensibile, buono, che ha teso la mano. Era quello di cui avevamo bisogno noi operatori e, soprattutto, i nostri bambini e le nostre mamme che cerchiamo di difendere dall'oltraggio e dalla violenza del mondo esterno".
Un pomeriggio indimenticabile come quando la vita regala un dolce fatto in casa, un ospite inaspettato che ti ricorda che sei amato e bambini piccoli che mettono le mani dentro al piatto di chi gli si è seduto a fianco - perchè è successo anche questo a Francesco che ha voluto fare merenda con le mamme e i loro figli. Vita ordinaria in una scheggia di imprevisto che riscalda i cuori e i sacrifici di una vita intera.
Casa Leda
La villa, gestita da marzo del 2017 dalla cooperativa sociale “Cecilia Onlus”, ospita mamme detenute per reati minori a cui è stata riconosciuta la capacità genitoriale e che possono proseguire il periodo detentivo con i loro piccoli all’interno di questa casa-famiglia. Le mamme ospitate sono 5: un’egiziana, un’italiana e tre di etnia Rom.
Accanto alle mamme detenute, ci sono sempre degli operatori, degli educatori e dei volontari, provenienti dall’associazione di volontariato “A Roma Insieme”. Coinvolte nel progetto anche le realtà del “P.I.D. Pronto Intervento Disagio Società Cooperativa Sociale Onlus” e l’“Associazione Ain Karim”. Inoltre, prestano servizio all’interno della struttura i cosiddetti “Messi alla prova”, imputati colpevoli di reati lievi che non prevedono la detenzione, e che possono emendare la pena svolgendo lavori utili per la collettività.
"Siamo gli invisibili", le parole di benvenuto
Dalla Sala Stampa, il comunicato con le parole di benvenuto del Responsabile dell'area, dott. Di Mauro:
"Santità, Padre caro, siamo gli invisibili". "Noi siamo alcuni delle migliaia di bambine e bambini figli di genitori reclusi nelle carceri italiane che viviamo con loro in carcere o andiamo a trovarli (...) Per difendere la dignità dei nostri genitori detenuti ci raccontano bugie facendoci credere di entrare in un collegio o in un posto di lavoro. Veniamo perquisiti, violentati nella nostra intimità dalle mani di adulti sconosciuti, che ci tolgono i peluche, i poveri giocattoli che sono i nostri amici per aprirli, controllarli, a volte ci tolgono anche le mutandine per assicurarsi che le nostre mamme non vi abbiano nascosto droghe". "Siamo fiori fragili", ha aggiunto il Responsabile della Casa di Leda, "nel deserto della burocrazia e delle misure di sicurezza, nell'indifferenza di adulti alienati dal brutto e dal violento lavoro. Per molti siamo statistiche: 4,500 bambini che hanno una mamma in carcere, circa 90 mila quelli che hanno un papà detenuto. Anche i nostri genitori a volte speculano su di noi". "Per non essere additati raccontiamo che nostro padre lavora in paesi fantastici e lontani e nostra madre è una regina. Per difenderci diventiamo aggressivi e intrattabili, ma non siamo cattivi, sono gli altri che ci vedono e ci vogliono così: 'Siamo i figli dei detenuti"'
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