"Allarghiamo lo stretto", il nuoto per reagire al Parkinson
Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano
Il nuoto come strumento per reagire alla malattia, combattere la solitudine e finanziare la ricerca. È lo spirito di Allarghiamo lo stretto, una serie di appuntamenti sportivi dedicati al nuoto nato dall’ esperienza di Swim4Parkinson, la manifestazione che dal 2018 porta nuotatori affetti dal Parkinson alla traversata dello stretto di Messina. La serie di incontri avrà luogo da maggio a settembre 2023, in collaborazione con Parkinson Giovanile Roma Aps, T.&N.T. Tremo & Non Temo, Parkinson Parthenope Odv, AP&C. L’obiettivo dell’evento è quello di incoraggiare le persone affette dalla malattia di Parkinson e i loro familiari coinvolgendoli attraverso l’attività fisica, uno dei mezzi fondamentali per contrastare la progressione del morbo. Roberto Ripani, promotore dell’evento ha raccontato a Vatican News l’importanza di questa iniziativa: “Con costanza e sacrificio si possono raggiungere traguardi e soddisfazione, chiaramente ognuno secondo le sue possibilità e secondo i propri tempi”.
Condividere la propria esperienza per aiutare
L’idea della traversata dello stretto nasce nel 2018, dall'iniziativa personale di Cecilia Ferrari- la prima persona affetta da malattia di Parkinson a compiere tale impresa - quando la sua neurologa scoprì quello che aveva fatto pensarono insieme di estendere l’iniziativa anche ad altri malati per condividere le proprie difficoltà, cercando di superarle. “Quest'anno Swim for Parkinson prenderà una pausa - spiega Ripani - così noi nuotatori abbiamo deciso di creare un’altra iniziativa per diffondere in tutto il Paese lo spirito che ci muove, fatto di condivisione e sostegno reciproco”. Questa volta infatti vi saranno più appuntamenti – da quello del Lago di Albano a quello delle Nazioni Delta del Po - che daranno modo ai partecipanti di confrontarsi con sfide che all’inizio possono sembrare insormontabili: “Molte volte la traversata è stata vista come un'impresa eroica - prosegue il promotore di Allarghiamo lo stretto - ma in realtà, basta far scattare quella scintilla che ti fa uscire dal tuo isolamento, è il porsi degli obiettivi e cercare di raggiungerli che genera una miglior condizione di vita”.
L’attività sportiva e i suoi benefici
Il ruolo che l’attività fisica svolge nel ritardare i malesseri legati alla malattia è di vitale importanza per le persone con il Parkinson. L’esercizio sembra ritardare, se non addirittura ridurre, i disturbi del morbo: “Sono consigliati specialmente gli sport acquatici – racconta Ripani – poiché i disturbi del movimento dati dalla patologia sono meno fastidiosi in acqua". Come spiega ancora il promotore di Allarghiamo lo stretto, in questo quadro l’attività motoria si trasforma in una cura al pari di quella farmacologica: “La diagnosi è quella di una malattia neurodegenerativa per la quale attualmente ancora non esiste una cura. Oltretutto l'assenza di dopamina che causa la malattia è una delle responsabili della depressione, quindi spesso la persona tende a rinchiudersi in sé stessa a vergognarsi dei sintomi visibili, isolandosi. È fondamentale riuscire a superare questo imbarazzo e fare sport, perché è proprio muovendosi che si contrastano gli effetti della malattia”.
La lotta ai luoghi comuni
Nonostante il Parkinson sia la seconda malattia neurodegenerativa progressiva più diffusa in tutto il mondo dopo l'Alzheimer, sono ancora molti gli stereotipi che i pazienti si trovano a combattere. Il primo, e forse più diffuso, è che la patologia colpisca prevalentemente gli anziani, come afferma Roberto Ripani: “Spesso si pensa che sia una malattia esclusiva di chi ha molte primavere alle spalle, quando invece può colpire a qualsiasi età e in alcuni casi l'insorgenza è anche molto precoce. Quindi bisogna subito iniziare con delle attività che possano contrastare il più possibile l'avanzamento della malattia e che agevolino il coordinamento della mente con il corpo, perché la malattia tende a farlo rallentare”.
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