Dominique Lapierre, qui nel 2005 vicino a Calcutta (AFP or licensors) Dominique Lapierre, qui nel 2005 vicino a Calcutta (AFP or licensors)

La morte di Dominique Lapierre, autore de "La città della gioia"

Conosciuto in tutto il mondo per i suoi best-seller, lo scrittore e giornalista francese si è spento il 4 dicembre all'età di 91 anni. Durante una visita ai nostri studi nel 2011, ci confidò la sua grande passione per l'India e i suoi abitanti, che ha descritto in diversi suoi libri

Olivier Bonnel - Città del Vaticano

Il suo talento di narratore aveva attirato milioni di lettori. Lo scrittore Dominique Lapierre è morto il 4 dicembre all'età di 91 anni nella regione del Var, in Francia, nella casa di cura dove viveva da diversi anni. Ex reporter senior di Paris Match, è diventato noto al grande pubblico grazie ai suoi libri scritti insieme al giornalista americano Lary Collins. Tra questi successi, Parigi brucia? pubblicato nel 1965 e O’ Jerusalem, pubblicato nel 1971. Questi libri combinano l'indagine giornalistica con un approccio romanzesco ai grandi sconvolgimenti della storia. Ma è con La Cité de la joie (La città della gioia) pubblicato nel 1985, che Dominique Lapierre acquisisce una popolarità mondiale. Racconta la storia di un prete francese che lavora nei bassifondi di Calcutta, figura ispirata da due missionari del Prado, padre François Laborde e padre Gaston Dayanand. Il romanzo, tradotto in più di 30 lingue e venduto in oltre 40 milioni di copie, è stato adattato per il cinema da Roland Joffé nel 1992.

Dominique Lapierre riceve la medaglia Padma Bhushan dal governo indiano nel 2008
Dominique Lapierre riceve la medaglia Padma Bhushan dal governo indiano nel 2008

La passione per l'India e l'amore per gli ultimi

Appassionato dell'India e dei suoi abitanti, Dominique Lapierre devolverà le sue royalties a questo Paese-continente, permettendo la costruzione di pozzi d'acqua potabile e la cura di migliaia di lebbrosi. "Ho distribuito diversi milioni di euro in microcredito a persone molto povere, a cui ho potuto insegnare a leggere e scrivere perché potessero diventare piccoli imprenditori e così uscire dalla loro povertà senza essere assistiti, perché potessero diventare autonomi", ci ha confidato durante una visita agli studi di Radio Vaticana nel 2011. All'inizio degli anni '80, si recò con la moglie in una baraccopoli di Calcutta per visitare Madre Teresa. Dalla futura santa imparò un proverbio che volle far diventare il suo motto: "Tutto ciò che non è dato è perso". Lo scrittore francese rimarrà profondamente segnato dalla fondatrice delle Missionarie della Carità. "La più grande malattia oggi non è la lebbra o la tubercolosi, ma la sensazione di essere indesiderabili, rifiutati, abbandonati da tutti", gli confidava. Al momento della canonizzazione, nel 2016, Dominique Lapierre ha scritto un lungo articolo su Paris-Match sulla vita della santa di Calcutta.

La visita di Lapierre negli studi della Radio Vaticana

Nel 2011 la casa editrice milanese Il Saggiatore ha pubblicato "India mon Amour", un libro che raccoglie testi e foto e riassume quasi mezzo secolo di passione per l'India e i suoi abitanti. Avevamo ricevuto Dominique Lapierre nei nostri studi. "Quella campana che sentite è la campana di un tiratore di risciò nelle strade di Calcutta", spiegò nel corso dell’intervista che vi riproponiamo. Una campana che è "la voce degli uomini che non hanno nulla eppure mi sembra che abbiano tutto".

Ascolta l'intervista in lingua originale con Dominique Lapierre

 

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05 dicembre 2022, 17:16