Karnataka: preghiera e digiuno contro la legge anti-conversione
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
È una giornata di digiuno e preghiera oggi per i cristiani del Karnataka, nel sud dell'India, che guardano con profonda preoccupazione alla proposta di legge che intende vietare le conversioni religiose e che porta con sè false accuse di conversioni forzate. L’ha indetta monsignor Peter Machado, arcivescovo di Bangalore, che invita ancora la prossima settimana, sempre il venerdì, ad una protesta silenziosa. Le due iniziative sono state pensate, riferisce Indian Catholic Matters, insieme all’All Karnataka United Christian Forum for Human Right che riunisce Assemblee di Dio, Chiesa battista, Chiesa orientale dei credenti, Chiesa cattolica romana, Chiesa dell’India meridionale, Federation of Christian Churches and Organisations, Chiesa ortodossa siro-giacobita, Chiesa luterana, Chiesa siro-malankarese Marthoma, Chiesa metodista e avventisti del settimo giorno. L’arcivescovo di Bangalore ha esortato le chiese ad esporre il Santissimo Sacramento e ha invitato fedeli e associazioni ad alternarsi in preghiera. “Crediamo fermamente che Dio risponderà alle nostre preghiere e ci darà la forza per sopportare con coraggio le difficoltà che incontriamo nella nostra vita - ha detto il presule suggerendo per la giornata di oggi anche una celebrazione comune serale”. E citando il poeta Alfred Tennyson ha proseguito: “La preghiera produce più cose di quante questo mondo ne sogni”.
Le richieste dei vescovi al Governo del Karnataka
Monsignor Machado sta organizzando un incontro a livello statale con avvocati cristiani perché vengano offerti aiuti nelle questioni legali che riguardano accuse ingiuste o false contro i cristiani, in particolar modo quelle riguardanti presunte conversioni forzate o fraudolente. “I vescovi e i responsabili dell’United Christian Forum devono incontrarsi e discutere delle Chiese sotto le loro giurisdizioni in modo che tutte le attività evangeliche che si svolgono siano rispettino le leggi e la Costituzione del Paese” ha aggiunto il presule. Il 22 settembre scorso l’arcivescovo di Bangalore aveva guidato una delegazione di vescovi all’incontro con il primo ministro Basavaraj Bommai presentando un Memorandum su varie questioni circa la vita dei cristiani nel Karnataka ed evidenziando che incutere timore con una legge sulle “conversioni forzate” sarebbe stato dannoso e inutile e aveva espresso il disappunto della Chiesa cattolica. “La proposta di legge anti-conversione ha lo scopo di diffamare il cristianesimo - aveva sottolineato monsignor Machado -. La comunità cristiana infatti, si assume la piena responsabilità morale di non indulgere in alcun modo nel promuovere conversioni forzate”. Nel Memorandum i vescovi del Karnataka avevano evidenziato che qualsiasi legge anti-conversione avrebbe potuto causare problemi nei rapporti inter-comunitari e disordini non necessari, generando dichiarazioni e reazioni controverse e subbuglio nella società e nelle comunità religiose.
La libertà religiosa in India
La Costituzione della Repubblica dell’India, Stato federale, prevede la libertà di “professare, praticare e propagare” la religione, ma gli stati di Odisha, Uttar Pradesh, Arunachal Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat, Jharkhand, Himachal Pradesh, Madhya Pradesh e Uttrakhand hanno promulgato leggi o regolamenti per scoraggiare o vietare le conversioni religiose. Il Karnataka è governato dal partito conservatore Bharatiya Janata, al cui interno membri e politici si dimostrano ostili alle comunità religiose minoritarie. Seguendo una ideologia diffusa nel BJP (la cosiddetta “Hindutva”), c’è chi vorrebbe trasformare l’India da Paese laico a Stato teocratico indù.
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