In Israele i cristiani vogliono vivere a pieno titolo
Roberto Piermarini - Città el Vaticano
Quest'anno l’attenzione della delegazione dei 15 vescovi del Coordinamento della Terra Santa, si è concentrata sui cristiani che vivono nello Stato di Israele. “Cristiani israeliani – scrivono i vescovi al termine del loro pellegrinaggio - che desiderano vivere come cittadini a pieno titolo, con i loro diritti riconosciuti in una società pluralista e democratica. Abbiamo visto il contributo vitale dei cristiani soprattutto nel campo scolastico, sanitario, nel coinvolgimento nella vita pubblica e nel tentativo di costruire ponti tra le diverse fedi”.
Preoccupazione per la legge Stato-nazione
I presuli hanno raccolto le difficoltà che i cristiani devono affrontare ogni giorno in tutti gli aspetti della loro vita. “Abbiamo sentito dire che, insieme ad altri cittadini arabi palestinesi e migranti che vivono in Israele, molti cristiani si trovano sistematicamente discriminati ed emarginati”. Soprattutto è stata espressa la loro particolare preoccupazione per la legge dello ‘Stato-nazione’ approvata dal governo israeliano. I leader cristiani locali hanno avvertito che questa legge crea una "base costituzionale e giuridica per la discriminazione" contro le minoranze, minando gli ideali di uguaglianza, giustizia e democrazia. “Siamo al fianco dei cristiani israeliani – affermano - e di tutti coloro che sfidano la discriminazione, a sostegno della loro richiesta di proteggere il pluralismo del Paese”.
L’impegno dei cristiani nella settimana per l’Unità
Nel documento finale diffuso oggi, i 15 vescovi firmatari (per l’Italia mons. Rodolfo Cetoloni della diocesi di Grosseto) nel contesto di questa settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, riaffermano la loro solidarietà con tutte le Chiese presenti in Israele e pregano affinché i cristiani possano lavorare insieme, allo scopo di promuovere la giustizia e la pace.
Violata la dignità umana sotto l'occupazione
La delegazione si è recata anche in Palestina, dove, nonostante la fede e la resistenza di coloro che hanno incontrato, la miseria è stata aggravata dai drastici tagli ai finanziamenti umanitari da parte del governo statunitense. L'assistenza sanitaria, l'istruzione e altri servizi di base per i rifugiati sono quindi sempre più minacciati, violando così la dignità umana. “Questo non può essere ignorato o tollerato” affermano i vescovi i quali invitano i loro governi a colmare le lacune di finanziamento che l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione (Unrwa) si trova ad affrontare e a raddoppiare gli sforzi per una soluzione diplomatica, con due Stati sovrani democratici di Israele e Palestina che vivano in pace.
Speranza per il futuro
“Siamo un popolo che crede nella verità della Risurrezione – affermano - e quindi abbiamo speranza per il futuro. Torniamo nei nostri Paesi d'origine, sentendo riecheggiare le parole di Papa Francesco: "Sappiate sempre nel vostro cuore che Dio è al vostro fianco; non vi abbandona mai! Non perdiamo mai la speranza! Non lasciamola mai morire nei nostri cuori!”. Ammiriamo le nostre sorelle e fratelli in Terra Santa – concludono nel loro messaggio - per non aver perso la speranza e ci impegniamo con la preghiera, il pellegrinaggio e la solidarietà, ad aiutarli affinchè mantengano sempre viva questa speranza”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui