Francesco: ad Haiti siano liberati tutti gli ostaggi e torni l'ordine
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Haiti diventi un Paese dotato di solide istituzioni, capace di riportare l'ordine e la tranquillità suoi cittadini. Al termine della preghiera mariana dell’Angelus il pensiero del Papa va alla travagliata situazione politica e sociale nel Paese caraibico. In particolare, Francesco invoca l’aiuto della Comunità internazionale per “quell’amato Paese provato da tanta violenza”.
Siano liberati tutti gli ostaggi
Sollievo il vescovo di Roma lo esprime per la liberazione, nei giorni scorsi, di un insegnante e quattro dei sei religiosi appartenenti ai Fratelli del Sacro Cuore rapiti lo scorso 23 febbraio, con un appello:
Chiedo che siano liberati al più presto gli altri due religiosi e tutte le persone ancora sotto sequestro in quell'amato Paese provato da tanta violenza. Invito tutti gli attori politici sociali abbandonare ogni interesse particolare e a impegnarsi, in spirito solidale, nella ricerca del bene comune, sostenendo una transizione serena verso un Paese che, con l'aiuto della comunità internazionale, sia dotato di solide istituzioni, capace di riportare l'ordine e la tranquillità sui cittadini.
Pace in Ucraina, Palestina, Israele, Sudan e Siria
Quindi il Pontefice prega ancora una volta per le popolazioni martoriate per la guerra: Ucraina, Palestina, Israele, Sudan e Siria:
Non dimentichiamo la Siria, un Paese che soffre tanto per la guerra da tempo.
Il saluto alla Maratona di Roma
Non sono mancati i saluti ai vari gruppi di pellegrini radunati in un'assolata Piazza San Pietro, in particolare ai partecipanti alla Maratona di Roma, “tradizionale festa dello sport e della fraternità”:
Anche quest'anno, per iniziativa di Atletica Vaticana, numerosi atleti sono coinvolti nelle staffette della solidarietà, diventando testimoni di condivisione.
La situazione ad Haiti
Le parole del Santo Padre gettano una luce sulla drammatica situazione di Haiti. Lo scorso 11 marzo i Fratelli del Sacro Cuore in una dichiarazione avevano espresso sollievo per il rilascio di quattro dei loro membri: “La lotta non è finita”, dichiarava la Congregazione, “perché i fratelli Pierre Isaac Valmeus e Adam Montclaison Marius sono ancora trattenuti”.
Dietro il sequestro c'è l'ombra dei gruppi criminali che stanno mettendo in atto numerosi rapimenti a scopo estorsivo, con l’obiettivo di ottenere un riscatto per la liberazione. La situazione nel Paese è particolarmente tesa: il premier Ariel Henry si è dimesso nei giorni scorsi, accettando di lasciare il posto ad un’autorità di transizione, mentre le bande hanno ormai il controllo quasi totale della capitale.
Secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), “lo scoppio della violenza dalla fine di febbraio” ha peggiorato la già drammatica situazione con 362mila haitiani costretti a fuggire dalle loro case, 160mila nella sola Port-au-Prince.
Di situazione infernale hanno parlato, sul sito “Misiones salesianes”, anche i missionari salesiani che, nonostante tutto, continuano a cercare di prendersi cura della popolazione. “La situazione ad Haiti è caotica. Non ci sono parole per descriverla. Stiamo vivendo un inferno. Noi salesiani, per il momento, stiamo bene, ma non possiamo svolgere alcuna attività dal 29 febbraio, quando è iniziata questa situazione”. “Le bande - prosegue la dichiarazione - stanno saccheggiando le stazioni di polizia e tutto ciò che incontrano, gli affari, i negozi… vogliono impadronirsi del Palazzo nazionale, dell’aeroporto”, scrivono i missionari. Nella capitale Port-au-Prince ci sono sparatorie tra bande e con la polizia, e i rapimenti sono all’ordine del giorno”.
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