Il Papa: no alla guerra, ai disegni di conquista e di aggressione militare
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Ancora un “no” alla guerra e un appello a impegnarsi per fronteggiare il cambiamento climatico prima che sia troppo tardi. Così Papa Francesco nel suo intervento di oggi, 18 settembre, nell’ambito della Clinton Global Initiative che ha organizzato una due giorni (oggi e domani) a New York per individuare e condividere i modi attraverso cui attuare una autentica conversione di stili di vita per progredire insieme, nonostante le criticità che investono le nazioni, a piccoli passi. La proiezione di un video con immagini del Papa durante i suoi viaggi internazionali e in momenti significativi soprattutto a contatto con i più piccoli e i malati, ha preceduto il discorso del Pontefice pronunciato in spagnolo.
Necessaria una grande e comune assunzione di responsabilità
Di fronte alle numerose sfide di oggi elencate dall'ex presidente Clinton, dal cambiamento climatico alle crisi umanitarie che colpiscono i migranti e i rifugiati, e ancora all'assistenza all'infanzia, il Papa ribadisce che "solo insieme possiamo guarire il mondo dall'anonimato che è la globalizzazione dell'indifferenza". In particolare si sofferma su quella che ancora una volta definisce terza guerra mondiale a pezzi che chiama in causa "una grande e comune assunzione di responsabilità".
Nessuna sfida, nessuna sfida è troppo grande se la affrontiamo a partire dalla conversione personale di ognuno di noi, dal contributo personale che ognuno di noi può dare per superarla e dalla consapevolezza di ciò che ci rende parte dello stesso destino. Nessuna sfida può essere affrontata da soli. Non da soli. Solo insieme. Sorelle e fratelli, figli di Dio. Per questo motivo incoraggio sempre tutte le donne e gli uomini di buona volontà, e vorrei farlo anche qui, a non arrendersi di fronte alle difficoltà.
Meglio l'unità che il conflitto, cessino le armi
Le difficoltà, sostiene Francesco, possono far emergere il meglio o il peggio di noi. È qui che sta la sfida. "Combattere l'egoismo, il narcisismo, la divisione con la generosità".
È tempo di trovare il cambiamento della pace, il cambiamento della fraternità. È tempo che le armi cessino. È tempo di tornare al dialogo, alla diplomazia. È tempo che cessino i disegni di conquista e di aggressione militare. Per questo ripeto: no alla guerra. No alla guerra.
Fermiamoci, finché siamo in tempo
Affronta poi il tema della "catastrofe ecologica", su cui molto insiste l'iniziativa americana del fondatore della CGI, Bill Clinton. "È tempo di lavorare insieme" per fermarla, scandisce il Pontefice e più di una volta ripete: "prima che sia troppo tardi". Ricordando la sua Enciclica Laudato Si', implora:
Fermiamoci finché siamo in tempo, per favore.
E lo ripeterà, esprimendo tutta la sua preoccupazione, ancora alla fine del collegamento, quando Clinton lo inviterà a chiosare il suo contributo con un ultimo appello all'umanità intera: "agiamo prima che sia troppo tardi".
È tempo di pensare ai più giovani
Le emergenze migratorie, così a cuore al Papa, sono l'altra questione posta in evidenza. Il Papa ricorda:
Non stiamo parlando di numeri, ma di persone, uomini, donne e bambini. Quando parliamo di migrazioni, pensiamo agli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi. È tempo di pensare ai più giovani, ai bambini, alla loro istruzione, alle loro cure.
L'ospedale Bambino Gesù, connubio tra scienza e ospitalità
Francesco menziona la missione e i progetti del Bambino Gesù, "l'ospedale del Papa", che in questi mesi di guerra, ha curato più di duemila piccoli pazienti ucraini fuggiti dal loro Paese con i loro genitori e parenti. Raccomanda, il Papa, che la salute sia accessibile a tutti perché "non ci sono bambini incurabili". E sottolinea lo specifico che contraddistingue l'opera di questa struttura nota in tutto il mondo:
Vuole essere un segno. Una testimonianza di come sia possibile (in mezzo a tanti sforzi) coniugare la grande ricerca scientifica, finalizzata alla cura dei bambini, e l'accoglienza gratuita di chi ha bisogno. Scienza e ospitalità: raramente queste due cose si incontrano ad un certo livello.
Clinton: possiamo migliorare ogni giorno
Alla convention della Clinton Global Initiative partecipano figure di richiamo internazionale, da scienziati a giornalisti, da responsabili di istituzioni politiche e internazionali ad attivisti, imprenditori, donatori. Tutti a portare testimonianze e buone pratiche per sensibilizzare attorno al tema generale posto: "Come andare avanti, nonostante le difficoltà che si presentano, per costruire un futuro più forte per tutti?". Clinton ha ricordato che ogni giorno siamo chiamati a delle piccole semplici scelte da fare. Anche la sua è stata una chiamata alla responsabilità di ciascuno per cercare di fare la differenza: la Fondazione, nata nel 2005, ha inciso nella vita di oltre 435 milioni di persone in più di 180 Paesi. “Possiamo migliorare ogni giorno”, ha detto. L’inclusione è migliore della divisione, ha rimarcato. La sessione plenaria di questa mattina (alle 9. 15 in Usa), che ha coinvolto Papa Francesco, si è inserita in una cornice di panel su temi che vanno dall'agricoltura sostenibile alla sanità equa, dallo sguardo alla ripresa e alla ricostruzione di lungo periodo in Ucraina, all'economia inclusiva, dalla violenza di genere, alla conservazione degli oceani.
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