Clima, il Papa: le decisioni di questo decennio avranno impatto per migliaia di anni
Michele Raviart - Città del Vaticano
Una sfida grande e impegnativa, “perché richiede un cambio di rotta, un deciso cambiamento dell’attuale modello di consumo e di produzione”, troppo spesso impegnato nella cultura dell’indifferenza e dello scarto dell’ambiente e delle persone. Ma anche una sfida bella, “stimolante e realizzabile”, perché permette di passare da questa cultura a stili di vita improntati al rispetto e alla cura del creato e del prossimo. Sfida che Papa Francesco lancia ai promotori del Green and Blue festival, organizzato oggi a Roma e dal 6 all’8 giugno a Milano dal progetto editoriale del gruppo italiano Gedi dedicato a sostenibilità e ambiente.
Una responsabiltà davanti a Dio
L’occasione per proporre una “cultura della cura, come si curano i bambini, che ponga al centro la dignità umana e il bene comune”, è la Giornata mondiale dell’ambiente, che si celebra oggi in tutto il mondo in ricordo del 5 giugno 1972, data della prima conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano a Stoccolma. In questi cinquant’anni, nota Francesco, la sensibilità su questi temi è aumentata e “si è ampliata la nostra conoscenza sull’impatto delle nostre azioni sulla nostra casa comune e su coloro che la abitano e la abiteranno”, accrescendo anche “il nostro senso di responsabilità davanti a Dio, che ci ha affidato la cura del creato, davanti al prossimo e davanti alle generazioni future”. In particolare Francesco ricorda di aver voluto pubblicare l’enciclica Laudato si’ prima della Cop 25 di Parigi sul clima e si rammarica per come a quell’evento molto positivo non ne siano seguiti altri dello stesso livello.
La cooperazione di tutti per affrontare il cambiamento climatico
È appurato, sottolinea poi il Papa citando il rapporto dell’IPCC sul clima, che “le scelte e le azioni messe in atto in questo decennio avranno impatti per migliaia di anni”, in particolare per quanto riguarda gli effetti sul clima del pianeta.
Il fenomeno del cambiamento climatico ci richiama insistentemente alle nostre responsabilità: esso investe in particolare i più poveri e più fragili, coloro che meno hanno contribuito alla sua evoluzione. È dapprima una questione di giustizia e poi di solidarietà.
Questo implica di fondare la nostra azione su una cooperazione responsabile da parte di tutti. Come ha mostrato la pandemia di Covid-19, “il nostro mondo è ormai troppo interdipendente e non può permettersi di essere suddiviso in blocchi di Paesi che promuovano i propri interessi in maniera isolata o insostenibile”.
Non rubare il futuro alle nuove generazioni
Il comportamento irresponsabile è infatti il vero nemico e “ha ricadute sulla nostra umanità di oggi e di domani”. Papa Francesco a tal proposito ha ricordato il suo incontro con i pescatori di San Benedetto del Tronto, che invece di riportare sulle loro barche il pescato del giorno, ritornavano con tonnellate di plastica, perdendo i ricavi per la pesca, ma migliorando l’ambiente. Il cambiamento, ribadisce, è urgente e non può essere più rinviato. In questo senso ha ricordato come di recente abbia incontrato i dirigenti dei fast food McDonald, che sono passati dalla plastica per gli imballaggi alla carta riciclata, e come anche il Vaticano abbia proibito la plastica, ridotta del 93%. Passi concreti per far si che chi è nato oggi tra 30 anni non abiti un mondo inabitabile. "Non rubiamo alle nuove generazioni”, conclude, "la speranza in un futuro migliore”.
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