Cerca

VNS – AUSTRALIA In Nuovo Galles del Sud, ddl sul suicidio assistito. Appello medici cattolici per cure palliative

VNS – AUSTRALIA In Nuovo Galles del Sud, ddl sul suicidio assistito. Appello medici cattolici per cure palliative

(VNS) – 14ott21 – In Australia, si riaccende il dibattito sul suicidio medicalmente assistito: dopo l’approvazione, i primi di ottobre, di una legge che autorizza tale pratica nello Stato del Queensland, ora in Nuovo Galles del Sud è al vaglio una proposta normativa analoga. Questo Stato, infatti, è l’unico, tra i sei che compongono l’Australia, a non avere ancora dato il via libera ad una legge su questo punto. Ovviamente contrari si dicono i medici cattolici: in un articolo pubblicato sul “Sydney Morning Herald”, John Watkins, presidente del Catholic Health Australia (Cha) ed ex vicepremier del Nuovo Galles del Sud, ribadisce che ciò che è in gioco non è una questione meramente politica: “L’idea che essere a favore dell’eutanasia sia progressista ed opporsi ad essa sia conservatore è obsoleta – spiega – perché ogni persona capace di riflettere dovrebbe preoccuparsi, piuttosto, di dove ci stia portando questa corsa verso il suicidio medicalmente assistito”.

Bisogna anche tenere conto, aggiunge Watkins, dei progressi compiuti nell’ultimo decennio dalla scienza medica “principalmente nel campo delle cure palliative”: si tratta di sviluppi che consentono alle persone in fin di vita di raggiungere “una qualità della loro esistenza inaccessibile il secolo scorso”. Il problema, però, aggiunge il presidente del Cha, è che attualmente “solo una piccola frazione della popolazione australiana ha accesso a queste moderne cure palliative”. Esse infatti sono a portata di mano per chi è “molto ricco, vive nella zona giusta o ha una buona assicurazione sanitaria”. Al contrario, le persone “povere, che vivono nelle zone sbagliate o che non hanno un’assicurazione, non hanno praticamente alcuna possibilità di accedere alle cure palliative moderne”. La loro unica speranza, sottolinea ancora Watkins, è la remota ipotesi di ricevere qualche cura risalente al XX secolo, non certo alla medicina moderna.

A tutto questo, però, c’è un rimedio, scrive il presidente del Cha: secondo le stime dell’Associazione medica australiana, infatti, bisognerebbe investire circa 275 milioni di dollari in più all’anno per rendere disponibile un’assistenza di qualità a tutti i malati terminali che ne hanno bisogno. E questo è ciò che dovrebbe fare “qualsiasi governo nel 2021 – afferma Watkins – perché se continuiamo ad offrire alle persone il suicidio assistito e non le cure palliative più moderne, allora avremo una società in cui solo i malati terminali ricchi potranno prolungare la loro esistenza in modo sereno e morire senza soffrire”. I più poveri, invece, saranno sempre più “spinti a morire rapidamente”.

Da ricordare che la legge approvata recentemente nel Queensland era stata fortemente osteggiata sia dai cattolici che dagli anglicani già un anno fa. Ad ottobre 2020, infatti, in una nota congiunta dell’Arcidiocesi di Brisbane, l’arcivescovo cattolico Mark Coleridge e il suo omologo anglicano Phillip Aspinall ribadivano che “la Chiesa cattolica si oppone fortemente al suicidio assistito e chiede, piuttosto, l’accesso a cure palliative di alta qualità per tutti, il rispetto del paziente, la tutela della dignità della persona umana e una fine naturale della vita”. “Nessuno è moralmente costretto a patire un dolore insopportabile – si sottolineava – nessuno deve sentirsi un peso per gli altri e nessuno deve sentire che la propria vita non vale nulla”.

Vatican News Service – IP

14 ottobre 2021, 11:35