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VNS - MYANMAR Cardinale Bo: pregare per la conversione dei cuori dei militari e dei gruppi armati. “Un nuovo Myanmar di pace è possibile”

VNS - MYANMAR Cardinale Bo: pregare per la conversione dei cuori dei militari e dei gruppi armati. “Un nuovo Myanmar di pace è possibile”

(VNS), 21giu21 - È un nuovo grido di dolore per le sofferenze inflitte dalla sanguinosa repressione della giunta militare birmana, ma anche un invito ai birmani a non perdere la fede e la speranza nell’aiuto di Dio per il ritorno della pace nel Paese quello lanciato domenica dal Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon e presidente della Conferenza episcopale birmana. A quasi cinque mesi dal colpo di Stato del 1.mo febbraio che ha deposto Aung San Suu Kyi, il regime militare sta alzando il tiro attaccando chiese e altri luoghi di culto e facendo arrestare anche sacerdoti, con il pretesto di una presunta complicità con la guerriglia che ha ripreso le armi. Una escalation sulla quale è intervenuto ieri Papa Francesco che all’Angelus si è unito all’appello dei vescovi del Myanmar a permettere l’accesso degli aiuti umanitari agli sfollati e perché le chiese, pagode, monasteri, moschee, templi, come pure scuole e ospedali siano rispettati “come luoghi neutrali di rifugio”.

Nella sua omelia domenicale, il cardinale Bo ha parlato nuovamente delle sofferenze vissute dal popolo birmano e in particolare dagli abitanti di Loikaw and Mindat teatro dei recenti sanguinosi attacchi dell’esercito, come di una “Via Crucis”. “Sentiamo il dolore di queste persone innocenti, le loro lacrime, il loro senso di abbandono”, ha detto. Ricordando il Vangelo della domenica sulla tempesta sedata, l’Arcivescovo di Yangon ha quindi osservato come la tentazione in questo momento di sofferenza sia quella di perdere la fede e di cedere alla disperazione. “Ma quando si perde la speranza perdiamo la nostra umanità”, ha avvertito. “Come nella gioia, anche la nostra sofferenza ci chiama ad affermare la nostra umanità interconnessa”. La risposta al dolore e alla distruzione, è dunque la condivisione della fede in Dio e l’affermazione della vita, “anche per chi ce la toglie”.

Citando le parole di San Paolo ai Corinti, il Cardinale Bo ha quindi evidenziato come in Cristo “ogni sofferenza preannuncia una nuova nascita” e come i segni di questa rinascita si vedano anche in Myanmar, “in mezzo allo spargimento di sangue e alle lacrime”. Ne sono un esempio “la maggiore comprensione reciproca” dei birmani e in particolare delle sofferenze delle minoranze etniche del Paese come i Kachin, i Karen, i Kayah e i Chin. “Oggi il dolore ci ha unito in un’unica umanità, ci sono voluti settant’anni, ma è accaduto”, a dimostrazione del fatto che “un nuovo Myanmar di pace e giustizia non è impossibile”, ha affermato il presidente dei vescovi birmani, ma “solo sapremo ascoltare Gesù”, “se avremo fede” nella costruzione di questa pace e riconciliazione.

In questo senso, il Cardinale Bo ha ribadito che la soluzione alla violenza non può essere altra violenza: “Per settant’anni le armi hanno risuonato uccidendo. Le armi non risolveranno mai i problemi di questo Paese. Solo il cambiamento dei cuori può guarire questa Nazione che soffre da tempo”, ha sottolineato.

Ricordando il comandamento di Gesù ai discepoli ad amare i nostri nemici e a pregare per quelli che ci perseguitano, il Cardinale Bo ha quindi invitato i fedeli a “un periodo di intensa preghiera”  per le vittime, gli scomparsi, per quelli che sono in carcere,  per gli sfollati e per quanti hanno perso tutto, ma anche per chi uccide, militari compresi: “Sì, preghiamo per ogni soldato che impugna una pistola”, ha affermato il porporato. “Preghiamo per l’esercito e i suoi capi. Hanno davvero bisogno di preghiere. I loro cuori devono sciogliersi e capire che la violenza non è contro una Nazione nemica ma contro il loro stesso popolo. Se l’esercito afferma di essere il protettore della nazione, allora protegga ogni vita, anche la vita di chi ha opinioni diverse”.

Vatican News Service - LZ

21 giugno 2021, 14:31