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VNS – AFRICA Giornata del rifugiato. "Denis Hurley Peace Institute": crisi dei rifugiati in Africa legata a sfruttamento delle risorse naturali

VNS – AFRICA Giornata del rifugiato. "Denis Hurley Peace Institute": crisi dei rifugiati in Africa legata a sfruttamento delle risorse naturali

(VNS),20giu21  - La crisi dei rifugiati in Africa è un fenomeno in crescita destinato a continuare finché non si risolveranno le cause riconducibili allo sfruttamento indiscriminato delle ricche risorse naturali del continente. A rilanciare la denuncia è il "Denis Hurley Peace Institute" (Dhpi), un organismo cattolico sponsorizzato dalla Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc) impegnato nella promozione della riconciliazione e della pace in Africa.

In un messaggio per l’odierna Giornata mondiale del rifugiato, il direttore del centro di ricerca, Johan Viljoen, evidenzia lo stretto nesso tra migrazioni forzate e violenze legate in particolare all’accaparramento delle sue ricche risorse minerarie e al "land grabbing". Secondo il Dhpi, in vari Paesi africani è in atto un vero e proprio disegno di spopolamento per consentire alle aziende multinazionali di sfruttare a queste ricchezze.

L’inevitabile corollario di tale processo di accaparramento sono i conflitti. È il caso di della provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, dove la corsa delle aziende straniere per accedere agli enormi giacimenti di gas naturale, alle miniere di grafite, rubini e ad altre risorse da cui è stata esclusa la popolazione della regione, una delle più povere del Paese, ha creato un terreno fertile per l’insurrezione jihadista scatenata nel 2017, con più di 2.800 morti e oltre 700mila sfollati. Le comunità cristiane e musulmane di Cabo Delgado – osserva Viljoen  - hanno vissuto per secoli  in armonia “fino a quando è stato scoperto uno dei più grandi giacimenti di gas naturale liquido al mondo”. Le stesse comunità locali parlano di un disegno di spopolamento delle zone costiere settentrionali per dare mano libera alle multinazionali.

Stesso discorso per le regioni del Nord e del Sud Kivu, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, da anni teatro di violenze da parte di milizie armate da imputarsi prevalentemente agli ingenti giacimenti minerari di cui sono ricche. “I vescovi congolesi – ricorda Viljoen  - hanno rilasciato dichiarazioni in cui affermano in modo inequivocabile che la violenza nella parte orientale del Paese è causata dalla presenza di vaste ricchezze minerarie e che l’obiettivo finale è quella di svuotare le campagne perché le multinazionali possano avervi accesso."

Anche la violenza che sta investendo il sud della Nigeria – prosegue Viljoen - non è solo di natura religiosa, tra il nord musulmano contro il sud cristiano, o il risultato degli scontri tra allevatori Fulani del nord e le comunità agricole del sud, come dimostra il fatto che leader politici del nord rivendicano apertamente il controllo di tutta la Nigeria, compreso il petrolio del sud-est.

La realtà dei conflitti in Africa è ben conosciuta nei Paesi sviluppati, ma quello che non si dice è che lo sviluppo di questi stessi Paesi è il risultato di conflitti, tra i quali il lavoro minorile, le migrazioni forzate e le uccisioni, denuncia ancora il direttore del Dhpi: “I cittadini dei Paesi sviluppati - afferma - dicono che i conflitti in Africa non sono gestibili, che non finiscono mai, che non ci sono soluzioni , ma dimenticano che non avrebbero telefoni cellulari o computer portatili se non fosse per il coltan proveniente dalla Repubblica Democratica del Congo, che la benzina delle loro macchine proviene probabilmente dal Delta del Niger e che la maggior parte delle loro apparecchiature tecnologiche da cui dipendono oggi le loro vite sono fabbricati con minerali estratti dalle dune incontaminate di sabbia della costa dell'Oceano Indiano, o dalle foreste vergini dell'Africa centrale”. Tutto questo a costo della "distruzione massiccia degli habitat naturali e dello spostamento forzato e violento delle comunità locali". In Uganda, ad esempio, recentemente la Dhpi ha richiamato l’attenzione sul pericoloso aumento di casi di accaparramento delle terre (“land grabbing”) ai danni della popolazione che viene cacciata per consentire la loro vendita ad investitori stranieri e lo sfruttamento del legname delle foreste da esportare all’estero.

Il direttore Dhpi chiama quindi in causa l’acquiescenza dei governi dei Paesi ricchi che, in nome degli interessi economici, non hanno mai messo in discussione il ruolo delle proprie multinazionali e i loro profitti multi-miliardari sulle ricchezze naturali dell'Africa ottenute con la complicità di leader africani corrotti. Questo – conclude - mentre milioni di persone cacciate dalle loro terre sono costrette a languire nei "centri di accoglienza" o negli insediamenti abusivi delle grandi metropoli africane.

Vatiucan News Service - LZ

20 giugno 2021, 10:58