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VNS – BRASILE Vescovo di Roraima: tutelare diritti e terre delle popolazioni indigene

VNS – BRASILE Vescovo di Roraima: tutelare diritti e terre delle popolazioni indigene

(VNS) – 3giu21 – I diritti e i territori delle popolazioni indigene del Brasile vanno tutelati, perché la violenza e la depredazione non sono una via percorribile: così, in sintesi, scrive Monsignor Mario Antonio da Silva, vescovo di Roraima e secondo vice-presidente della Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb), in una lettera aperta al popolo di Roraima, diffusa il 1.mo giugno. La missiva si apre con il ricordo di quanto avvenuto il 10 maggio nel villaggio di Palimiú, dove è stato perpetrato un attacco contro il popolo Yanomami, seguito, nei giorni seguenti, da altri attacchi contro la stessa comunità. Obiettivo delle violenze: la conquista delle terre a scopo estrattivo. Finora, le autorità hanno preso ben “poche misure per garantire la vita e l'integrità delle persone”, sottolinea il presule, e ciò ha fatto sì che “l’estrazione mineraria illegale all’interno dei territori indigeni sia divenuta una vera ferita per le popolazioni locali”, aggravata dal “consenso del potere legislativo ed esecutivo che cerca di convalidare tale pratica con vari progetti di legge”.  

Di fronte a tutto questo, ribadisce Monsignor da Silva, i cristiani “non possono rimanere in silenzio”, soprattutto quando “la vita viene minacciata, i diritti sono calpestati, la giustizia viene corrotta e la violenza viene istigata”. “L'estrazione mineraria nelle terre indigene è un'attività illegale che non può essere coperta – sottolinea il vescovo di Roraima - Essa causa violenza contro le persone ed intere comunità, nonché gravi danni alla Casa comune, ferendo la Terra, distruggendo la foresta e contaminando l'acqua che ci dà la vita”. “Chi c'è dietro l'estrazione? Chi si arricchisce veramente con la depredazione, la contaminazione e la violenza? Chi è più interessato alle operazioni minerarie nelle terre indigene?”, si domanda il presule, ricordando che “non è la prima volta che l’attività estrattiva viene presentata come un progetto illusorio per il futuro di Roraima”. Ma non può essere vero un futuro “che si presenta con fiumi contaminati, zone disboscate, vite strappate e genocidi”.

Forte, poi, il richiamo che il vicepresidente della Cnbb fa alle autorità, la cui “omissione e negligenza è inaccettabile”. La protezione dei territori indigeni, infatti, è “un loro obbligo costituzionale, garantito anche trattati e convenzioni internazionali”, così come da diverse sentenze dei Tribunali che, negli ultimi anni, “hanno chiesto la rimozione delle miniere illegali e la protezione della terra indigena Yanomami”. Finora, tuttavia, sono state messe in atto solo “operazioni una tantum, rivelatesi inefficaci”, rendendo di fatto le autorità “complici della violenza, della depredazione e dell'illegalità”. Per questo, Monsignor da Silva ribadisce: “È urgente che il governo garantisca la tutela della vita e del territorio delle popolazioni indigene e agisca per assicurare indagini adeguate”, perché “chi promuove la violenza, istiga all'odio e al degrado ambientale, di fatto ferisce l'opera del Creatore”.

Rivolgendosi, poi, all’intera società di Roraima, il presule sottolinea che “è necessario trovare spazi di dialogo e percorsi verso il futuro che non passino attraverso la depredazione ambientale, l'aggressione e la violenza contro i popoli indigeni e i loro territori”. Infine, insieme a tutte la Chiesa locale e nazionale, il vice-presidente della Cnbb esprime “profonda solidarietà” agli Yanomami e agli altri popoli indigeni di Roraima, vittime delle attività minerarie: “Non siete soli!  - li rassicura il presule – Noi vi restiamo accanto e riaffermiamo il nostro impegno a difendere i diritti dei poveri e la cura della nostra Casa comune, in nome del Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo”. “Il Dio della vita e della speranza – conclude la missiva - ci rafforzi per camminare mano nella mano sui sentieri della giustizia e della pace”.

Secondo gli ultimi dati della “Rete Pro-Yanomami e Ye’kwana”, sono circa 27mila gli Yanomami che vivono in un territorio grande quanto il Portogallo. Negli ultimi anni, la zona ha visto una vera invasione da parte di circa 20mila minatori irregolari, noti come “garimpeiros”, i quali hanno provocato anche un aumento di patologie tra la popolazione locale. In cinque anni, infatti, i casi di malaria si sono moltiplicati del 500 per cento, mentre la pandemia da Covid-19 ha colpito più di 1.640 Yanomami. Le violenze dell’ultimo mese sono avvenute dopo che gli indigeni hanno impedito ai minatori di utilizzare il fiume Uraricoera per raggiungere uno dei loro campi. Per rappresaglia, i garimpeiros hanno effettuato una serie di attacchi contro villaggi isolati di Palimiú. Sul posto sono intervenute anche le forze di sicurezza, ma ulteriori scontri le hanno costrette a battere in ritirata, senza successo.

Vatican News Service -IP

 

 

03 giugno 2021, 09:41