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VNS INDIA Crescono le preoccupazioni per la salute di padre Swamy in carcere da sette mesi. Si teme possa avere contratto il Covid

VNS INDIA Crescono le preoccupazioni per la salute di padre Swamy, in carcere da sette mesi. Si teme possa avere contratto il Covid

(VNS), 18mag21 - Crescono le preoccupazioni per le condizioni di salute di padre Satn Swamy, l’anziano sacerdote gesuita attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, in carcere da oltre sette mesi  con l’accusa di terrorismo e sedizione. A una conferenza stampa il 15 maggio, amici e familiari  del religioso hanno affermato di temere che possa avere contratto il coronavirus nel carcere di Taloya, a Mumbai, in cui è detenuto. A Taloya si sono registrati numerosi casi positivi e la città è uno degli epicentri della seconda grande ondata della pandemia che ha colpito l’India. Irudaya Swamy ha affermato che durante l’ultimo colloquio telefonico avuto con il fratello, il religioso ha lamentato febbre, diarrea, dolori articolari e raffreddore, tutti sintomi compatibili con il Covid-19.

L’avvocato gesuita padre Arockiasamy Santhanam, che sta seguendo il caso per conto della sua congregazione, ha riferito al quotidiano cattolico on-line “Matters of India” di volersi rivolgere alla Commissione nazionale per i diritti umani (Nhrc) per chiedere l’invio di una equipe medica nella casa circondariale per verificare le condizioni di salute dei detenuti e indicare alle autorità carcerarie le misure da prendere per persone come padre Stan. L’obiettivo è ottenere il trasferimento di padre Stan e di altri detenuti malati in strutture dove possano essere curati. “La Commissione ha diffuso molti protocolli da seguire rigorosamente nelle carceri, ma sembra che la prigione di Taloja non ne segua alcuno e le autorità carcerarie non hanno alcun rispetto per l'NHRC", ha dichiarato il legale intervenuto alla conferenza stampa insieme ai familiari di altre 15 persone arrestate con padre Stan con lo stesso capo di imputazione. “Speriamo che Taloja non diventi come Auschwitz. Chiediamo cha a padre Stan Swamy e agli altri detenuti in gravi condizioni siano fornite subito le cure che possono salvare loro la vita. Se il governo non è in grado di farlo, lo rilasci su cauzione per permettere cure mediche adeguate. Altrimenti sarà responsabile delle conseguenze”, ha avvertito.

Da ricordare che padre Swamy è stato arrestato l’8 ottobre scorso insieme ad altri 15 attivisti sociali per i diritti degli Adivasi, tutti accusati, in base alla "Unlawful activities prevention act" (Uapa), di terrorismo e di complicità con i ribelli maoisti e in particolare di un presunto coinvolgimento nei disordini scoppiati nel 2018 a Bhima-Koregaon, nello Stato del Maharashtra. Accuse che il sacerdote ha sempre respinto. Nonostante l’età e le precarie condizioni di salute legate al Parkinson, le autorità indiane hanno finora rifiutato anche la libertà su cauzione.

In questi mesi, numerosi sono stati gli appelli lanciati da diversi esponenti della Chiesa in India, ma anche dall’estero, per la sua scarcerazione per motivi umanitari, affinché possa curarsi e difendersi dalle ingiuste accuse mosse contro di lui. Gli appelli - compreso quello rivolto da tre cardinali indiani lo scorso gennaio durante un incontro con Primo Ministro Narendra Modi - non hanno tuttavia sortito alcun effetto. 

Vatican News Service - LZ

18 maggio 2021, 14:05