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VNS - IRLANDA Vescovi: terribile il ritardo del ricollocamento di 28 bambini dal campo di Moria (Lesbo)

VNS - IRLANDA Vescovi: terribile il ritardo del ricollocamento di 28 bambini dal campo di Moria (Lesbo)

(VNS), 14apr21 - Un fatto “terribile”, al quale il Governo irlandese deve porre tempestivamente rimedio. Si esprime così, in una nota, monsignor Denis Brennan, presidente del Consiglio per gli immigrati della Conferenza episcopale irlandese (Icbc), in merito all’ulteriore ritardo nell’attuazione dei piani di ricollocamento in Irlanda di 28 bambini dal campo di Moria, nell’isola greca di Lesbo.  Previsto inizialmente per il mese settembre 2020, dopo l’incendio che ha devastato l'hotspot, il trasferimento dei minori era stato rimandato da Dublino a marzo e ora è stato ulteriormente posticipato.

“Chi è stato costretto a migrare ha già vissuto enormi difficoltà per raggiungere campi come quello di Moria”, ricorda monsignor Brennan. “Dopo il devastante incendio dello scorso settembre, che ha esacerbato la già disumana situazione di sovraffollamento e le difficili condizioni igieniche del campo, l'impegno assunto dal governo di ricollocare 28 bambini era il sostegno minimo” da offrire a questi bambini “che hanno subito così tanti traumi anche nei loro primi anni di vita”, sottolinea la nota.

Per il presidente del Consiglio per gli immigrati, il fatto che a sette mesi di distanza il trasferimento non abbia ancora avuto luogo è “terribile”: “Per chiunque, soprattutto un bambino solo, ogni giorno in più vissuto nella paura e in condizioni disastrose in un campo profughi, è un altro giorno di sofferenza e trauma che nessuno dovrebbe sopportare”. C'è poi il rischio che i minori non accompagnati cadano nelle mani dei trafficanti di esseri umani: in casi del genere “la tempestività delle nostre azioni non è mai abbastanza”, ammonisce monsignor Brennan.

Di qui l’appello al Governo a muoversi “il più rapidamente e con la maggiore determinazione possibile per portare questi bambini al sicuro in Irlanda” oltre a considerare come accoglierli. Infine il richiamo: “Nel nostro Paese, da cui tante persone sono emigrate in cerca di accoglienza all'estero, dobbiamo rispondere con generosità quando ci viene chiesto di fare lo stesso per gli altri”.

L’hotspot di Moria è stato costruito nel 2015 per volere dell’UE nell’ambito dell’Agenda europea sulle migrazioni che prevedeva che nel centro le persone arrivate dalla Turchia via mare rimanessero solo per pochi giorni, per essere identificate prima di essere trasferite sulla terraferma e in altri paesi dell’Unione attraverso i ricollocamenti. Nel 2017, tuttavia, il programma di reinsediamento dalla Grecia e dall’Italia è stato sospeso e le isole greche si sono trasformate in vere prigioni a cielo aperto. Dopo gli incendi verificatisi l’8 settembre 2020 in più punti della struttura, che ospitava oltre 12mila richiedenti asilo (quattro volte la sua capienza) ed è la più grande d'Europa, diversi Paesi europei si erano impegnati ad accogliere i profughi evacuati.

Vatican News Service – LZ

15 aprile 2021, 10:25