Cerca

VNS – BOLIVIA 108° Plenaria vescovi: democrazia è debole, serve cultura dell’incontro

VNS – BOLIVIA 108° Plenaria vescovi: democrazia è debole, serve cultura dell’incontro

(VNS) – 14apr21 – La denuncia di “una democrazia debole” e l’appello a “scommettere su una cultura dell’incontro e dell’integrazione”: così Monsignor Ricardo Centellas, presidente della Conferenza episcopale della Bolivia (Ceb) ha aperto, ieri, la 108.ma Assemblea plenaria dei vescovi, in corso fino al 16 aprile in parte in presenza, presso la “Casa Cardinale Maurer” dell'Arcidiocesi di Cochabamba, e in parte in modalità virtuale, con i presuli in video-collegamento. “La democrazia boliviana traballa, è priva di un sostegno istituzionale, non rispetta la dignità della persona, né la ricerca del bene comune e non promuove la complementarietà tra tutti – ha sottolinea in primo luogo il presule - Sembra essere un fine, quando invece è un mezzo per raggiungere lo sviluppo integrale di tutti i boliviani”. Di qui, l’esortazione alle istituzioni affinché “cerchino un patto sociale attraverso il dialogo ed il consenso”, in modo da “trovare ciò di cui la Bolivia ha veramente bisogno”, invece di “approfittare delle poche risorse disponibili”. La “cultura dell’incontro fraterno e dell’integrazione” è stata, quindi, richiamata da Monsignor Centellas in quanto “forza e piattaforma per l’unità, soprattutto in questo tempo di pandemia”. “Dobbiamo sostenerci e collaborare tra noi – ha incalzato il presule – perché la divisione, per qualsiasi motivo, ci distrugge. Assumiamoci, invece, la responsabilità di camminare insieme”.

Guardando poi alla storia del Paese, il presidente della Ceb ha ricordato, con rammarico, che “per anni la Bolivia è stata paralizzata nel suo sviluppo integrale” a causa di “troppi conflitti, continue espressioni di violenza e atteggiamenti contraddittori che non hanno aiutato ad approfondire la nostra cultura di convivenza pacifica e familiare”. Nel Paese, ha evidenziato Monsignor Centellas, si vive una vera e propria “inversione di valori, dove la menzogna viene strumentalizzata per difendere gli interessi particolari”. Ma questa è “la peggiore schiavitù” esistente, perché “non quando si riconosce più alcuna verità oggettiva o alcun principio universalmente valido, allora le leggi sono intese solo come imposizioni arbitrarie e ostacoli da evitare".

La 108.ma Plenaria, dunque, dovrà riflettere su tale contesto, affrontando, in particolare, il tema del “servizio che la Chiesa offre nel campo dell’educazione, forgiando leader capaci di dare la loro vita per il bene del popolo”. Realizzare “una formazione integrale, centrata sulla persona” deve essere, perciò, la missione principale della Chiesa, ha ribadito il presidente della Ceb, affinché ciascuno, “coerente con i principi umani e cristiani”, possa dare “un contributo positivo alla società per sostenere la costruzione di un mondo più fraterno, solidale e umano”.

Infine, evidenziando che l’Assemblea si svolge “nel tempo di Pasqua”, Monsignor Centellas ha concluso il suo intervento con l’invito a “lasciarsi illuminare da Cristo per trovare la verità, essere liberi e far risorgere tutto ciò che morto, paralizzato, bloccato”, in modo da “generare impegni comunitari in favore della giustizia, della pace e della fraternità che si manifesta nella solidarietà”. “Seminare vita dove altri seminano morte” è stato l’appello conclusivo del presule, invitando tutti “curare, difendere e promuovere la vita con dignità, senza distinzioni di nessuna natura, siano esse culturali, politiche o religiose, soprattutto in difesa dei più bisognosi, i crocifissi di questo tempo”.

Ai vescovi boliviani è giunto anche il saluto di Monsignor Angelo Accatino, Nunzio Apostolico del Paese, inviato tramite padre Febin Sebastian, Incaricato d'Affari della Nunziatura stessa. Prendendo spunto dall’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, padre Sebastian ha ricordato che, in tempo di pandemia, la Bolivia ed il mondo stanno sperimentando “una nuova fraternità nella debolezza”: il coronavirus, infatti, per alcuni “ha significato aprirsi ai fratelli, diventare più solidali, abbandonare l'individualismo e diventare più convinti che Dio ci ha dato gli uni agli altri non per distruggere e dividerci, ma per costruire insieme una comunità mondiale dove la diversità non è un ostacolo all'unità e dove l'unità non è sinonimo di uniformità”. Per questo, la Chiesa “non può e non deve rimanere in disparte nella costruzione di una società fraterna”, bensì “collaborare nella costruzione di un mondo migliore”, “rispettando l’autonomia della politica”. “A nome del Nunzio – ha concluso padre Sebastian – spero che la Plenaria rafforzi e consolidi la collegialità episcopale”.

Vatican News Service – IP

14 aprile 2021, 12:13