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Il cardinale José Tolentino de Mendonça al convegno all'Augustinianum Il cardinale José Tolentino de Mendonça al convegno all'Augustinianum 

Vincere la pace, la sfida del Giubileo dello sport

Valorizzare la diplomazia della pace che lo sport sviluppa in contesti e geografie diverse: così il cardinale José Tolentino de Mendonça al convegno «Lo slancio della speranza: storie oltre il podio». Di “grandi valori umani di civiltà” ha parlato il presidente del Cio, Bach. Toccanti le testimonianze di alcuni sportivi. Forte l'impegno a "un'educazione di pace attraverso l'attività sportiva" di suor Francesca Scibetta

Fausta Speranza - Città del Vaticano

“Una delle tante caratteristiche dello sport è quella di essere una scuola rilevante per alcuni valori che non vengono insegnati nei classici progetti educativi” e che invece “sono particolarmente rilevanti di fronte ai rischi della società contemporanea”. Sono parole del cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione, competente in tema di sport, che ha parlato all’apertura del convegno «Lo slancio della speranza: storie oltre il podio», tenutosi questa mattina, 14 giugno, al Pontificio Istituto Patristico Augustinianum nell’ambito del Giubileo dello sport, che si svolge oggi e domani. 

La "collaborazione profonda" tra fede e sport

José Tolentino de Mendonça
José Tolentino de Mendonça

Il porporato ha citato la costituzione pastorale del Concilio Vaticano II Gaudium et spes, per ricordare come “lo sport possa essere al servizio della fede e la fede a servizio dello sport” in una “collaborazione profonda”. In particolare ha chiarito che “lo sport serve all’evangelizzazione ma il Vangelo assicura allo sport orizzonti di senso”. Del convegno il cardinale de Mendonça ha detto che è stato voluto come “una riflessione poliedrica” e concepito come “un laboratorio di speranza e di dialogo” con “chi vive lo sport e dunque pratica certi valori in modo molto naturale e non teorico”. Si è poi richiamato al concetto di squadra citato da Papa Leone XIV nel suo incontro a fine maggio con la squadra di Napoli vincitrice del campionato italiano di calcio: “Non si vice da soli”, ma un team permette una vittoria personale e collettiva. E questa consapevolezza  – ha sottolineato – offre gli anticorpi nei confronti di una cultura dell’esclusione. Nelle parole del prefetto vaticano, “ascolto e condivisione” acquistano il significato forte di “un segno necessario di speranza” nel drammatico contesto di conflitti. Da qui la sfida di “fare dello sport uno spazio di inclusione, tolleranza e fraternità”.

Fare squadra attraverso la solidarietà

Il presidente Thomas Bach
Il presidente Thomas Bach

Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale (Cio),  ha messo in luce “le connessioni tra sport e fede che emergono in particolare quando si vive la solidarietà”. ha parlato di “grandi valori umani di civiltà” richiamando l’attenzione sulla straordinaria avventura dei Giochi Olimpici mondiali di era moderna, che a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso hanno portato in primo piano nel mondo “il valore della pace, la capacità di stare insieme imparando il rispetto per l’altro”. Si è soffermato sulla “bellezza di imparare la coesistenza nelle diversità, di scoprire di essere comunità nell’essere squadra”. E ha messo l’accento sul “bisogno di solidarietà”, senza il quale – ha ribadito - non c’è pace”. E’ proprio questo bisogno di solidarietà – ha aggiunto – quello che più condividono lo sport e la fede. Lo sport può insegnare che “attraverso la solidarietà si diventa più forti”. Il presidente Bach ha ricordato quanto Papa Francesco si sia speso per la solidarietà nei confronti dei più poveri e fragili, in particolare per profughi e rifugiati nel mondo, per poi fare cenno alla Squadra Olimpica dei Rifugiati, voluta dal Cio. “La squadra, che ha partecipato alle Olimpiadi per la terza volta a Parigi 2024, rappresenta un messaggio di speranza per oltre 100 milioni di persone sfollate nel mondo”. E’ stato un modo – ha confidato Bach – con cui “lo sport mondiale ha cercato di offrire speranza”. La convinzione è proprio quella di tenere insieme intorno a certi valori tutte le persone, perché “siamo tutti uguali e ciascuno appartiene alla stessa famiglia umana”. E con questa convinzione, il presidente del Cio ha auspicato che “il movimento olimpico conservi un legame forte con Papa Leone XIV nella promozione della solidarietà e della speranza”.

Storie di vita oltre le competizioni

Dal mondo dello sport hanno aderito: Valentina Vezzali, campionessa di Scherma, che ha partecipato all’udienza del Papa ma ha dovuto lasciare la sala prima per un impegno concomitante; Amelio Castro Grueso, campione per la scherma paralimpica; Sérgio Conceição, per il calcio. In tutti gli interventi è emersa fortissima la gioia e l’emozione di vivere il momento straordinario del Giubileo dello sport e di raccontare la fatica e la gioia di nutrirsi di speranza. In modo particolare hanno colpito le parole dell’atleta del Botswana, oro olimpico nei 200 metri a Parigi, eletto atleta simbolo del 2024. Letsile Tebogo, 21 anni, parla di un anno straordinario: oggi l’udienza con Papa Leone XIV, dopo l’incontro con Papa Francesco ad agosto scorso. Il cuore di questo ragazzo sembra stampato in quelle iniziali disegnate sulle sue scarpe: sono della madre morta di tumore giovanissima. Una scomparsa che ha ispirato all’atleta il desiderio di essere campione di bene impegnandosi per le donne malate nel suo Paese che – dice – “molte persone avranno cercato sulla mappa dopo l’oro olimpico”, confermando che “anche avere l’attenzione del mondo per un territorio ignorato è una grande vittoria”.

Al convegno, per il Dicastero competente in tema di sport che ha curato l’organizzazione con il Dicastero per l’Evangelizzazione, sono stati presenti, oltre al prefetto Tolentino de Mendonça, nella loro veste di segretari il vescovo monsignor Paul Desmond Tighe, e l’arcivescovo monsignor Carlo Maria Polvani. Presente anche il vescovo di Digne, monsignor Emmanuel Gobilliard, che è stato delegato della Conferenza episcopale francese per i Giochi 2024.

Due i momenti di dibattito, con la moderazione di  Novella Calligaris di Rainews24 e di Alessandro Gisotti, vicedirettore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, dedicati alla presenza della Chiesa in ambito sportivo ed educativo. E non poteva mancare un certo spirito competitivo: sono stati premiati dal fotografo sportivo Giovanni Zenoni i giovani vincitori del Concorso fotografico internazionale Sport in Motion. Sono intervenuti tra gli altri i rispettivi presidenti di varie realtà:  Giampaolo Mattei, presidente di Athletica Vaticana; Litus Ballbe Sala, della Pastorale dello Sport; Paola Virginia Gigliotti, dell’Associazione Sentieri Frassati, e Francesca Scibetta, referente italiano delle Polisportive giovanili Salesiane, che abbiamo intervistato. 

Suor Francesca Scibetta

Suor Francesca definisce “fondamentale l'occasione del Giubileo dello sport  perché “ci riporta a riprendere in mano quelli che sono i valori   che ci caratterizzano proprio all'interno dell'attività sportiva”. Con riferimento alle parole del Papa all’udienza prima del convegno, aggiunge che “è importante proprio attraverso lo sport costruire dei ponti, non muri, e poi aprire sempre più delle porte”. Ricorda che la porta per eccellenza per i cristiani chiaramente è Gesù Cristo e sottolinea che “lo sport aiuta a portare avanti la pedagogia: si può educare proprio i giovani attraverso l'attività sportiva”. La religiosa sottolinea che “prima di tutto è fondamentale costruire un ambiente che sia veramente stimolante e accogliente, dove il ragazzo davvero si senta bene, a casa, con se stesso per poter crescere con valori come la gioia, la capacità di mettersi al servizio degli altri, la corresponsabilità, anche l'importanza del sacrificio, di prendersi degli impegni. Sono tutti valori - ha osservato - che chiaramente attraverso lo sport si tenta di portare avanti, impegnandosi a creare un ambiente che non sia solamente sportivo in sé, dove prevale praticamente solo e esclusivamente l'agonismo, ma che sia un ambiente che evangelizza e che testimonia la presenza anche di un Dio che ci ama e ci vuole veramente e pienamente felici". Suor Francesca tra l’altro sottolinea come educare significhi semplicemente tirare fuori quello che i ragazzi già hanno dentro  e poi accompagnarli, camminare insieme a loro. E i ragazzi hanno dentro domande di valori.

L’attività sportiva ci rende tutti uguali

A proposito di speranza, suor Francesca afferma che “lo sport è inclusivo proprio per eccellenza, ci porta comunque a sentirci sempre di più fratelli e sorelle che abitano in un unico mondo”, come ricorda anche lo stesso logo del Giubileo quest'anno. Noi camminiamo insieme nella speranza, proveniamo dai quattro angoli della terra, ma ci ricordiamo che siamo tutti fratelli e tutti capaci di portare pace, di seminare pace anche attraverso lo sport.    

Prima di tutto la pace

L’educatrice sottolinea che “siamo tutti un'unica squadra che cerca di vincere la partita della vita insieme” e che “in questo Giubileo “non  vogliamo semplicemente ricordare quanto siamo bravi a fare attività, ma ricordarci che prima di tutto viene la pace”. Una convinzione: “Non possiamo portare avanti altri valori prima del valore della pace”. “Abbattiamo i muri della guerra se ci ricordiamo che siamo tutti un'unica famiglia”.

Nel pomeriggio di oggi si svolge il momento più significativo: l’attraversamento della Porta Santa della Basilica di San Pietro. Fino alle 17:00 intanto Piazza del Popolo viene animata dal Villaggio dello Sport curato dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano, nell’ambito della Giornata Nazionale dello Sport, che partecipa al Giubileo dello Sport. In serata, 21.30 in Piazza San Cosimato a Trastevere è prevista la proiezione gratuita del film premio Oscar Chariots of Fire, in italiano Momenti di gloria, di Hugh Hudson. Un’iniziativa realizzata in collaborazione con la Fondazione Piccolo America, nell’ambito della rassegna Il Cinema in Piazza. Domani domenica 15 giugno, alle ore 10.30, Papa Leone XIV presiede in Piazza San Pietro la celebrazione dell’Eucaristia, aperta a tutti ma in modo particolare agli sportivi e alle loro famiglie.

La voce dei giovani

Tra i tantissimi giunti da ogni parte per partecipare al Giubileo dello Sport, abbiamo incontrato ragazzi tra i 12 e i 13 anni  arrivati da Vicenza con le loro catechiste dell'Unità Pastorale Berica. Con grande semplicità e un'aprezzabile timidezza in tempi di sovraesposizione social ci hanno espresso la gioia di partecipare al Giubileo con Papa Leone e ci hanno spiegato perché lo sport è importante: 

Giovani di Vicenza
Il gruppo di giovani da Vicenza
Il gruppo di giovani da Vicenza

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14 giugno 2025, 15:49