Giubileo delle Chiese Orientali, la Divina liturgia in rito bizantino
Svitlana Dukhovych – Città del Vaticano
Cinque tradizioni orientali, 7 riti e 24 Chiese sui iuris che sono in piena comunione con il Papa e la Chiesa di Roma pur avendo delle proprie tradizioni liturgiche, teologiche, spirituali e canoniche. È questo il variegato panorama delle Chiese Orientali che in questi giorni hanno portato a Roma per il loro Giubileo il ricco tesoro dei loro riti, celebrati nelle Basiliche papali, alla presenza dei rispettivi capi di Chiese. Fra loro anche il rito bizantino al centro della celebrazione di oggi pomeriggio, 14 maggio, nella Basilica di San Pietro, con la Divina Liturgia presieduta dal Patriarca della Chiesa greco-cattolica melchita Joseph Absi e concelebrata con altri capi di Chiese.
Abbracciati dal Papa
Una della particolarità della Divina Liturgia in rito bizantino è che viene cantata per intero. Durante la liturgia del pomeriggio le varie parti sono state cantate in diverse lingue tra cui greco, slavo ecclesiastico, ucraino, romeno, ungherese, inglese. L’omelia è stata tenuta dal capo della Chiesa greco-cattolica ucraina l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, che ha menzionato l’udienza di stamattina con Leone XIV in Aula Paolo VI, in occasione del Giubileo delle Chiese Orientali. «Ci siamo sentiti abbracciati dal Santo Padre, consolati nelle nostre sofferenze e angosce odierne, apprezzati nelle nostre tradizioni cristiane antiche e incoraggiati nella nostra missione evangelizzatrice che svolgiamo nel mondo contemporaneo», ha sottolineato l’arcivescovo maggiore.
Rinascere da ogni tribolazione
Ribadendo le parole del Papa, Sua Beatitudine Sviatoslav ha notato che i fedeli delle Chiese Cattoliche Orientali vivono oggi quasi tutti «una dolosa e tragica esperienza di guerra». «Ci sembra - ha osservato - di compiere la nostra vocazione di vivere da cristiani proprio sulla soglia tra la vita e la morte. Ma scopriamo ogni giorno dentro di noi, come il frutto della nostra nascita dall’acqua e lo Spirito nei Santi Misteri della Chiesa, un germe misterioso della vita immortale». Un germe di vita eterna che, ha indicato l’arcivescovo maggiore, «è l’oggetto della nostra speranza» e che, secondo San Basilio, «si svilupperà all’interno dei nostri cuori e aspetta solo la sua piena realizzazione». Nella fede in Dio Padre, nella speranza annunciata nel suo Figlio e nell’amore rigenerante dello Spirito Santo c’è, ha affermato ancora il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, «il segreto della nostra misteriosa capacità di rinascere dopo ogni grande tribolazione e persecuzione, capacità di essere annunciatori della santità della vita nel regno odierno della morte». E come ricordato più volte in questo inizio di pontificato da Leone XIV, “possiamo annunciare dalla cattedra più alta del mondo a tutti popoli: “Pace a voi”!».
Il Patriarca Absi: la fede, il tesoro dei cristiani
Al termine della liturgia il Patriarca greco-melchita Joseph Absi ha ringraziato tutti i presenti, ricordando il 1700.mo anniversario del Concilio Ecumenico di Nicea, che “ci ha donato - ha detto - il credo comune e l'unità della data pasquale, segni concreti della nostra unità nella fede». Quest’ultima, «la cosa più preziosa che hanno i cristiani», che «non è solo un ideale spirituale” ma la “testimonianza viva e potente del Vangelo nel mondo».
Gugerotti: la Chiesa è una perché varia, non perché uniforme
Anche il cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, ha portato il suo saluto, ricordando alla fine della cerimonia che «la Chiesa è una perché è varia» e «non è una perché è uniforme. Ed è in questa varietà e nel rispetto dei diritti di questa varietà - ha sottolineato - che noi vogliamo compiere quanto il Santo Padre ci ha affidato come Dicastero, di sostenere, difendere, proteggere le Chiese orientali sia nei loro territori, sia laddove sono stati portati dalla violenza delle guerre, delle sopraffazioni e delle persecuzioni».
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