Biennale Venezia, menzione speciale al Padiglione della Santa Sede
“Grazie alla Biennale per questa menzione speciale. Oggi abbiamo bisogno di costruttori di ponti, come ha detto Papa Leone XIV nel Suo primo discorso. Abbiamo bisogno di tessitori di relazioni, che credono nel valore della riparazione e della cura. Abbiamo bisogno di credibili curatori delle relazioni, tanto con l’ambiente come con le comunità umane. Dobbiamo rafforzare l’intelligenza comunitaria. Una parola di vivo ringraziamento alle straordinarie curatrici Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti e al fantastico progetto architettonico di Tatiana Bilbao e di MAIO Architects, pensato come una parabola partecipativa, un processo in corso al quale tutti sono invitati a collaborare. Grazie anche a tutta la squadra di lavoro. Il futuro si costruisce insieme”, così ha commentato la menzione speciale il cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione e Commissario del Padiglione della Santa Sede.
La motivazione del premio
La cerimonia di premiazione della 19. Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia si è svolta sabato 10 maggio a Ca’ Giustinian. La Giuria internazionale - composta da Hans Ulrich Obrist (presidente), curatore, critico e storico dell'arte svizzero, Direttore Artistico della Serpentine di Londra, dall’italiana Paola Antonelli, Senior Curator per il dipartimento di Architettura e Design del Museum of Modern Art (MoMA) di New York, e direttrice per MoMA Research and Development, e da Mpho Matsipa, architetta, docente e curatrice sudafricana - ha deciso di attribuire al Padiglione della Santa Sede la menzione per "Opera aperta". Questa la motivazione: "Richiamando un libro di Umberto Eco del 1962, il Padiglione 'Opera Aperta' invita il visitatore a partecipare alla produzione di significato. Questa menzione speciale riconosce la creazione di uno spazio di scambio, negoziazione e riparazione. 'Opera Aperta' ridarà vita a una chiesa sconsacrata esistente, con un processo di restauro che avverrà su diversi livelli e coinvolgerà un'ampia gamma di competenze e mestieri. Come lo definisce il team, 'una pratica vivente di cura responsabile e cura collettiva', 'Opera Aperta' crea uno spazio per lo scambio culturale”.
L'architettura come cura
Le curatrici Marina Otero Verzier, architetta, curatrice e ricercatrice, e Giovanna Zabotti, direttrice artistica di Fondaco Italia e già curatrice del Padiglione Venezia, insieme ai due studi internazionali Tatiana Bilbao ESTUDIO (Tatiana Bilbao, Alba Cortés, Isaac Solis Rosas, Helene Schauer) e MAIO Architects (Anna Puigjaner, Guillermo Lopez, Maria Charneco, Alfredo Lérida) hanno ricevuto la menzione speciale per il significato profondo del loro lavoro. Così hanno commentato la menzione: “A volte, le alleanze più improbabili sono proprio quelle che rendono le cose possibili. Questo progetto ha preso vita grazie a una costellazione eterogenea di persone - molte delle quali non avevano mai lavorato insieme prima, e forse non lo faranno mai più. Eppure, un’urgenza condivisa ci ha portati a convergere. La portata e l’ambizione di 'Opera Aperta' sfidano ogni forma di autorialità singolare; nessuna voce, da sola, avrebbe potuto sostenerle. Il progetto è facilmente comprensibile, accogliente, appropriato, ma resiste a ogni tentativo di possesso. È un’architettura del molteplice, tenuta insieme dalla fiducia, modellata attraverso la differenza.
Qui, il restauro e la riparazione dei legami fragili tra edifici, istituzioni, comunità ed ecosistemi non sono gesti nostalgici, ma interventi radicali. L’obiettivo non è coprire le crepe, ma prendersene cura come luoghi in cui possono emergere nuove possibilità - con il coraggio e la determinazione necessari in tempi incerti. Ringraziamo sinceramente il cardinale José Tolentino de Mendonça per la sua visione audace e il suo sostegno ai progetti architettonici non convenzionali”.
Il Padiglione della Santa Sede
Opera Aperta è un progetto che propone l’architettura come atto di cura e responsabilità condivisa, capace di rispondere alle sfide sociali ed ecologiche contemporanee, nel decennale della pubblicazione della Lettera Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, un testo fondamentale nella comprensione crescente che la contemporaneità è chiamata a costruire sul nostro essere tutti abitanti di una stessa casa comune. Il padiglione ha sede nel Complesso di Santa Maria Ausiliatrice a Castello. L'edificio del XII secolo è stato ospizio per i pellegrini, quindi ospedale, per prendere poi altre funzioni, come quella di asilo e convitto nel Settecento. Nei prossimi sei mesi sarà un cantiere aperto ai visitatori, il restauro architettonico, in particolare della cappella, ne "curerà" le ferite. Il Dicastero per la cultura e l’educazione lo gestirà per i prossimi quattro anni, come luogo di incontro aperto e creativo per la città. Il padiglione è uno spazio in continuo divenire e ospita il lavoro collettivo, accanto a quello degli studi di architettura, di associazioni e realtà vive di Venezia, che sono invitate a mettere a disposizione le loro capacità e competenze per creare un progetto aperto a tutta la comunità, offrendo una visione di speranza per il futuro dell'architettura, che valorizza il mondo esistente e coloro che lo abitano.
Un'opera partecipativa
Dopo le giornate inaugurali dell’8 e del 9 maggio, il Padiglione della Santa Sede ha aperto le porte al pubblico sabato 10, proponendosi come fucina operosa per tutta la durata della Biennale, e oltre. I prossimi sei mesi, infatti, serviranno ad avviare il progetto di restauro e riqualificazione del Complesso di Santa Maria Ausiliatrice, esteso su una superficie di circa 500 metri quadrati e ricco di elementi di rilevanza artistica e culturale. Durante i giorni di apertura, tutti i visitatori hanno la possibilità di assistere ai lavori di restauro dell’edificio, affidati a Lares, storica azienda specializzata nel recupero di opere in pietra, marmo, terracotta, pittura murale e su tela, stucco, legno e metallo. Nei pomeriggi di martedì e venerdì, il pubblico è invitato a mettersi alla prova partecipando ai workshop gratuiti e aperti a tutti condotti dall’UIA-Università Internazionale dell’Arte. Ogni martedì e venerdì, una grande tavola conviviale, gestita dalla cooperativa Nonsoloverde, dà inoltre vita a momenti di incontro e di scambio culturale; mentre dal martedì alla domenica sono attivi e prenotabili online tramite la piattaforma Coopculture gli spazi per prove musicali e strumenti, grazie alla collaborazione con il Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello” di Venezia.
Gli altri premiati
Il Leone d’Oro per la migliore Partecipazione Nazionale è stato assegnato invece al Padiglione del Regno del Bahrain che - nella motivazione della Giuria - "offre una proposta concreta per affrontare condizioni di calore estremo", affrontando "la doppia sfida della resilienza ambientale e della sostenibilità". Menzione speciale come Partecipazione Nazionale anche alla Gran Bretagna, con un Padiglione dedicato al "dialogo tra il Regno Unito e il Kenya sul tema della riparazione e del rinnovamento". La Giuria ha segnalato inoltre il programma "Venice Fellowship" come un’iniziativa significativa di scambio di conoscenze tra i tre paesi: Venezia, Regno Unito e Kenya.
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