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In Senato l'audizione preliminare per la Commissione parlamentare d'inchiesta Emanuela Orlandi e Mirella Gregori In Senato l'audizione preliminare per la Commissione parlamentare d'inchiesta Emanuela Orlandi e Mirella Gregori  (ANSA)

Caso Orlandi, discussione al Senato per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta

Ascoltato dalla I Commissione il promotore di Giustizia Diddi: l’organismo sarebbe "un’intromissione" nelle indagini sulla cittadina vaticana scomparsa 40 anni fa, "soprattutto per le ricadute sui media”. Tra gli auditi, anche il procuratore capo di Roma Lo Voi: il rischio è di dare "ulteriori palcoscenici” a chi ha altri interessi. D’accordo il predecessore Pignatone, attuale presidente del Tribunale vaticano. L’avvocato Sgrò: “Ultima occasione per restituire la verità alla famiglia”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

A pochi metri da Corso Rinascimento, la strada di Roma dove Emanuela Orlandi fu vista per l’ultima volta il 22 giugno 1983, si è svolta questa mattina, 6 giugno, in Senato l’audizione preliminare per l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla vicenda della cittadina vaticana scomparsa a quindici anni quattro decenni fa, e su quella di Mirella Gregori, coetanea sparita pure lei nel nulla negli anni ’80 senza lasciar traccia. La discussione informale è stata voluta dai rappresentanti del centrodestra per giungere a una valutazione più ponderata sull’opportunità o meno di votare i Ddl 622 e 501 istitutivi della Commissione, proposta che ha ricevuto il “sì” unanime della Camera.

L’ex procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, e l’attuale procuratore, Francesco Lo Voi, erano in aula tra gli auditi della I Commissione Affari costituzionali. Oltre a loro è stato ascoltato Alessandro Diddi, il promotore di Giustizia vaticano, convocato con una modalità che “non è stata corretta sia dal punto di vista della forma che della sostanza”, come affermato dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in una lettera rivolta alla Commissione e letta dallo stesso Diddi all’inizio del suo intervento. Presenti pure il giornalista di La 7 Andrea Purgatori e l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela. Degli Orlandi l’unico presente in Senato era il fratello Pietro, rimasto con i giornalisti nella sala stampa.

La discussione al Senato
La discussione al Senato

La speranza di un chiarimento sul caso

Pur nella irritualità del modo in cui il promotore di Giustizia è stato convocato nell’ambito di una udienza “finalizzata ad avere informazioni da un pubblico ufficiale di uno Stato estero”, la sua audizione ha ricevuto il via libera del Vaticano nella “speranza di arrivare a un definitivo chiarimento sul caso”, scrive Parolin nella missiva, ribadendo quello che è il desiderio dello stesso Papa Francesco nonché il motivo per cui nel gennaio scorso è stata autorizzata l’apertura di un fascicolo in Vaticano su un mistero lungo quattro decenni.

Diddi: "Una terza indagine, una intromissione"

Dello stato delle indagini ha parlato Diddi, attenendosi al “riserbo istruttorio” e sottolineando i vari “vincoli di giurisdizione che non possono essere violati”. “Ho fatto convogliare tutti i fascicoli aperti in un unico contenitore”, ha spiegato il promotore di Giustizia. E ha sottolineato a più riprese la “proficua collaborazione”, come forse mai avvenuto in passato, tra il Vaticano e la Procura di Roma che pure ha aperto, anzi, riaperto per la terza volta un’indagine sul caso Orlandi a maggio.

Da una parte, quindi, il Vaticano, dall’altra, l’autorità giudiziaria italiana: per Diddi “aprire una terza indagine che segue logiche e forme diverse da quelle istruttorie, penso che sia una intromissione perniciosa per la genuinità del lavoro che stiamo conducendo”. In particolare a preoccupare l’avvocato sarebbero le ricadute dal punto di vista mediatico: “È giusto che l’opinione pubblica sia stata tenuta desta” in questi anni; “purtroppo, però, l’esperienza avuta e verificata dagli atti esaminati ci dice che un eccesso di interesse può costituire un inquinamento delle indagini in corso”.  

L'audizione in I Commissione
L'audizione in I Commissione

"Tribunale del popolo"

Dinanzi alle polemiche e perplessità esplicitate dai senatori sulle parole del promotore di Giustizia, che - a loro dire - minerebbero la "dignità" del Parlamento italiano e la validità di uno strumento previsto dall'ordinamento legislativo, Diddi ha chiarito il suo punto di vista parlando di “inquinamento probatorio”. “Ogni qual volta c’è una indagine, accanto a quella ufficiale c’è quella ufficiosa di organi di stampa”, ha detto, “la libertà di stampa funziona in modo straordinario. Il problema è che la stampa fa un altro processo e in questo momento rischieremmo di fare quattro indagini: la mia piccolissima, quella della Procura di Roma, la Commissione parlamentare e poi la quarta commissione del ‘Tribunale del popolo’”.

Diddi ha chiesto quindi di avere “tempo” per poter portare avanti il suo lavoro, in collaborazione con l’autorità italiana: “Il mio compito, affidato dal Santo Padre in persona e dal segretario di Stato, è di fare una indagine senza alcun tipo di timore. Ci sono 40 anni di storie da esplorare e cercare, il giorno che saremo in grado di acquisire tutte le richieste, vorremmo mettere a disposizione la documentazione”, ha sottolineato. L’intenzione è di “finire tutto entro qualche mese”. 

Il procuratore Lo Voi

Punto di vista simile quello di Lo Voi, il quale ha spiegato che la Procura di Roma ha aperto - “come anticipato da una inattesa e fastidiosa fuga di notizie” - un fascicolo sulla scomparsa di Emanuela “anche sulla base di un certo numero di informazioni pervenute attraverso il meccanismo dello scambio spontaneo di informazioni tra autorità giudiziarie”. In passato, ha aggiunto, le indagini della Procura di Roma non hanno portato ad alcun risultato anche per l’“incapacità di sfruttamento dei mezzi” o “l’insufficienza della legislazione”. Oggi ci sono “molti strumenti in più”; per questo, ha detto Lo Voi, dopo il Vaticano “abbiamo deciso di andare a riguardare pure noi un po’ di atti e capire se c’era qualcosa da fare dopo 40 anni.... Non è compito facile andare a fare le pulci a una montagna di documenti che riempirebbero più di questa stanza”.

Il procuratore di Roma ha infine condiviso il personale “imbarazzo” e la “preoccupazione” per la possibilità di offrire attraverso la Commissione “ulteriori palcoscenici a qualcuno che probabilmente di qualche palcoscenico in passato ha già fatto uso per fini diversi da quelli di giustizia”. Ai senatori ha rivolto quindi un “profondo e sincero appello” per far sì che “si possa avere massimo delle garanzie consentito” perché questo non accada.

Pignatone: perplessità sul Ddl

Si è detto d’accordo Pignatone che, in un breve intervento, ha sottoscritto quanto affermato dal successore. A capo della Procura di Roma dal marzo 2012 al maggio 2019, Pignatone aveva archiviato la seconda indagine sul caso Orlandi perché - ha spiegato oggi - “avevo trovato varie sentenze di non luogo di giudici istruttori e ho vistato (non ero io il titolare) il procedimento di archiviazione, anche per la scadenza dei termini - erano scaduti tutti i termini possibili e immaginabili -, poi accolto dal Gip e confermato dalla Cassazione”.

Ancora Pignatone ha evidenziato “la perplessità" sul passaggio del testo del Ddl per l’istituzione della Commissione d’inchiesta, (l’articolo I, Lettera C) che tra gli obiettivi annovera quello di “esaminare e verificare fatti, atti e condotte commissive oppure omissive” che possano avere costituito “ostacolo o ritardo” per la ricostruzione dei fatti. “Qua il problema è la ricostruzione intera dei fatti… Se non ce l’abbiamo, l’accertamento delle condotte omissive diventa impossibile”, ha affermato l’attuale presidente del Tribunale vaticano che, proprio per questo ruolo, ha detto di non avere nessun legame con le indagini: “Quello di Diddi è un ufficio autonomo tenuto al segreto nei miei confronti, mi guardo bene dal chiedergli alcunché”.

Sgrò e Purgatori

Sulla Commissione d’inchiesta ha espresso un parere favorevole, invece, il giornalista Purgatori: “Non vedo un conflitto di interessi”, ha affermato, l’organismo parlamentare sarebbe utile “non tanto per andare a cercare la pistola fumante (mai ne sono state trovate), ma per ricostruire uno scenario, cioè capire cosa si è mosso in quei giorni e in quegli anni su questa storia”. Infine l’intervento di Laura Sgrò, che ha depositato una memoria in I Commissione e che si è presentata come avvocato dell’intera famiglia Orlandi. Famiglia che ogni giorno da 40 anni “piange” e viene raggiunta da notizie di piste infondate e ricostruzioni assurde sulla sorte della ragazza. “Perchè una Commissione? Sono qui perché la famiglia lo vuole, sono passati 40 anni... Probabilmente è l’ultima possibilità”. Soprattutto lo è “per una mamma di 94 anni” che chiede risposte su cosa è accaduto alla figlia.

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06 giugno 2023, 16:30