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Un udienza del processo sull'utilizzo dei fondi della Segreteria di Stato, in corso in Vaticano Un udienza del processo sull'utilizzo dei fondi della Segreteria di Stato, in corso in Vaticano 

Processo vaticano, a metà luglio le richieste dell’accusa

Nella sessantesima udienza del procedimento giudiziario sull’utilizzo dei fondi della Segreteria di Stato, il presidente del Tribunale ha confermato che intende chiudere la fase dibattimentale il 13 giugno e ha rigettato gran parte delle istanze delle difese, anche quella sugli “omissis” della chat tra la teste Ciferri e il promotore di Giustizia. Il finanziere Mincione, interrogato sui nuovi capi d’accusa, ha respinto ogni addebito

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Inizierà nel pomeriggio del 18 luglio la presentazione delle richieste dell’accusa al processo in corso in Vaticano sull’utilizzo dei fondi della Segreteria di Stato, con il promotore di Giustizia Alessandro Diddi che ha chiesto sei udienze, fino al 26 luglio, mentre dal 27 settembre sarà dato spazio ai legali di parte civile e da metà ottobre alle difese degli imputati. E’ questo il calendario stilato dal presidente del Tribunale vaticano Giuseppe Pignatone, questa mattina, nell’aula polifunzionale dei Musei Vaticani, al termine della sessantesima udienza del processo, iniziato a fine luglio del 2021. Pignatone ha anche confermato che con la prossima udienza, il 13 giugno, il Tribunale intende chiudere la fase dibattimentale.

L’ordinanza del Tribunale sulle istanze delle difese

Poco prima, con un’articolata ordinanza, il Tribunale vaticano aveva rigettato gran parte delle eccezioni di nullità e delle richieste di prova presentate dai legali degli imputati, in particolare quella dei difensori del cardinale Angelo Becciu, già sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, che chiedevano fosse ordinato al promotore di Giustizia il deposito dei messaggi whatsapp a lui inviate dalla testimone Genevieve Ciferri, e in gran parte “omissati” dal promotore stesso, come pure parti degli interrogatori del teste monsignor Alberto Perlasca, già responsabile dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, effettuati dall’Ufficio del Promotore prima dell’inizio del processo. Rigetto motivato dal fatto che quegli atti sono parte di altri procedimenti per i quali sono ancora in corso indagini che richiedono segretezza. Accolte invece le richieste di deposito degli atti di polizia giudiziaria sulla cooperativa Simpatia e i contributi da questa ricevuti dalla Segreteria di Stato, e dei messaggi facebook tra la teste Immacolata Chaouqui e il cardinal Becciu.

La dichiarazione del cardinal Becciu

I legali di tutte le difese hanno annunciato che impugneranno l’ordinanza, e il cardinal Becciu ha manifestato ai giornalisti la sua amarezza, perché, con il mantenimento degli “omissis” sulla chat Ciferri-Diddi, si impedirebbe “di far chiarezza sulla vicenda di monsignor Perlasca, la signora Chaouqui e la signora Ciferri, che hanno detto di aver tramato contro di me”. E, ha proseguito, “si sono serviti del Papa”, recandogli così offesa, “per portare avanti un piano vendicativo nei miei riguardi”. Loro sono liberi, ha concluso, “e io sono da tre anni sotto l’incubo di queste accuse che si stanno rivelando false”.

Il nuovo interrogatorio all’imputato Mincione

L’udienza si è aperta con un nuovo interrogatorio, durato un’ora e mezzo, al broker finanziario Raffaele Mincione, imputato per i reati di peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio, solo sulla nuova accusa di corruzione formulata dal promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, nell’udienza del 30 marzo. Alle domande del suo legale, il finanziere ha risposto di non aver mai offerto, procurato o concesso, personalmente o attraverso società a lui riconducibili a Fabrizio Tirabassi (all’epoca dei fatti funzionario dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato accusato per questo anche accusato di autoriciclaggio) ed Enrico Crasso (già consulente finanziario della stessa Segretaria, accusato ora di corruzione e autoriciclaggio), fondi in denaro o oggetti di valore o viaggi. Ha quindi negato di aver ricevuto da loro sollecitazioni per avere provvigioni, neanche tramite la società Aspigam di Ivan Simetovic.

I rapporti con la Aspigam di Simetovic

A proposito dei rapporti con la società Aspigam International di Dubai, Mincione ha spiegato che Simetovic è un procacciatore d’affari e introducer, che ha operato prima per Mediobanca, e per questo dal 2011 al 2017 “ci ha presentato diversi affari, molti non conclusi, altri sì. E mi ha proposto anche l’investimento di 200 milioni di Credit Suisse e Sitom”. Il broker ha dichiarato di aver sempre saputo che l’investitore finale era la Segreteria di Stato, ma anche di non conoscere “nessun contratto che definisca il rapporto tra l’organismo della Santa Sede e la banca svizzera”.

La genesi dell’investimento sul palazzo di Londra

Con il fondo Athena capital, che ha acquistato le quote del palazzo di Londra, Mincione ha confermato di aver versato 2,1 milioni di euro come commissione a Simetovic, che ne vorrebbe altri 1,9, con un contratto di consulenza siglato il 21 aprile 2015. All’inizio si pensava di investire i fondi di Credit Suisse in una società petrolifera in Angola, ma successivamente si è andati sull’acquisto del palazzo di Sloane Avenue 60 a Londra, su consiglio di Mincione stesso. Rispondendo ad una domanda delle parti civili, il finanziere ha dichiarato che solo questo 10 maggio Simetovic, che non si è mai presentato a testimoniare pur convocato dal Tribunale, con una mail gli ha comunicato che nel contratto con Aspigam c’era un sub-introducer che riceveva parte delle commissioni, e che si trattava di Crasso. La difesa di quest’ultimo ha chiesto che la mail venga dichiarata inutilizzabile, e Pignatone ha convenuto.

Il rendiconto delle spese inviate a Torzi a fine 2018

Mincione ha anche confermato di aver chiesto al suo collaboratore WRM Capinvest Gianluigi D’Andria, sentito come teste l’11 maggio, di inviare il 19 dicembre 2018 a Gianluigi Torzi, l’altro broker imputato, per la vicenda del palazzo di Londra, una mail con il rendiconto di tutte le spese sostenute dal Fondo Athena Capital, come le commissioni per l’Aspigam. Era una mail “difensiva”, ha spiegato il finanziere, “dalle calunnie che ricevevo da Crasso e Perlasca per le mie richieste. Così le ho giustificate. Sapevo che poi Torzi avrebbe girato a loro il mio rendiconto”. Ha aggiunto che, “vista la forte sfiducia che c’era in Segreteria di Stato” nei suoi confronti, ha fatto vedere i conti a Torzi, “nuovo responsabile della gestione” del palazzo di Londra. Ricordando anche che, durante la sua gestione, ogni mese inviava un Net asset value (Nav), rapporto delle spese correnti, del Fondo Athena.

Depositata la lista dei fondi Ior per la Segreteria di Stato

Il difensore di Mincione gli ha ricordato poi che l’accusa gli contesta di aver compensato Crasso per aver convinto Credit Suisse ad investire nel Fondo Athena, e il broker ha dichiarato che il consulente finanziario della Segreteria di Stato era solo promotore di Credit Suisse Italia, ma senza ruolo deliberativo. Ha confermato che con lui i rapporti “non erano dei migliori”, dopo un investimento obbligazionario non andato in porto nel 2015. Al termine dell’interrogatorio, il promotore Diddi ha depositato, come richiesto ad ottobre 2022 dai legali di Becciu, il resoconto di tutti i finanziamenti erogati, tra il 2004 e il 2020 dall’Istituto per le Opere di Religione alla Segreteria di Stato.

 

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26 maggio 2023, 16:31