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Una immagine drl Processo del Tribunale Vaticano sulla gestione dei fondi della Santa Sede (foto d'archivio) Una immagine drl Processo del Tribunale Vaticano sulla gestione dei fondi della Santa Sede (foto d'archivio)

Processo vaticano, il fratello del cardinale Becciu non deporrà come testimone

Antonino Becciu, alla guida della cooperativa Spes di Ozieri, ha comunicato la rinuncia definitiva. Ascoltati tre testimoni durante la cinquantacinquesima udienza del procedimento per la gestione dei fondi della Santa Sede. Gli avvocati delle difese contestano l’“indeterminatezza” dei nuovi capi d’imputazione formulati nei confronti dei loro assistiti dal Promotore di giustizia

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

“Chiudiamo questo tormentato capitolo”. Così il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, ha commentato la comunicazione con cui Antonino Becciu, il fratello del cardinale Angelo Becciu, ha fatto sapere che non si presenterà a deporre al processo per la gestione dei fondi della Santa Sede.

Citato come teste

Citato come testimone dal Tribunale vaticano, Antonino Becciu, alla guida della cooperativa Spes a Ozieri, in Sardegna, avrebbe dovuto presentarsi nell’Aula dei Musei vaticani già lo scorso 8 marzo. Con lui anche don Mario Curzu, direttore della Caritas di Ozieri. Entrambi avevano però disertato opponendo, tramite l’avvocato Ivano Iai, l’assenza di garanzie in Vaticano per chi è indagato in altro procedimento, come è per loro presso la Procura della Repubblica di Sassari, in relazione all’attività della Diocesi, della Caritas e della Spes.

Pignatone aveva però definito “infondata e irricevibile” la comunicazione del legale, ritenendo esistenti anche in Vaticano tali garanzie, e “illegittima” l'assenza dei due testimoni, riconvocati per l’udienza del 31 marzo e poi per quella di oggi, 19 aprile. Nella penultima udienza del 29 marzo Pignatone aveva letto anche un’ordinanza con cui ribadiva ancora una volta “tutte le garanzie per un giusto processo” e stabilito che i due si sarebbero dovuti irrevocabilmente presentare questa mattina, anche eventualmente per manifestare la loro facoltà di non rispondere. 

Rinuncia definitiva

Al termine della cinquantacinquesima udienza, il fratello di Becciu ha comunicato la sua rinuncia definitiva, appellandosi all’articolo 398 del Codice di Procedura penale in vigore in Vaticano che prevede per i parenti stretti di imputati la possibilità di astenersi dal deporre. Don Curzu potrebbe invece essere ascoltato come teste l’11 maggio, data della prossima udienza, insieme agli altri testimoni previsti per questi due giorni, che per vari motivi non hanno potuto o non potranno essere presenti.

Tre testimoni

Nelle circa cinque ore dell’udienza odierna sono stati ascoltati tre testimoni. Il primo, Luigi Rossi, citato dalla difesa di monsignor Mauro Carlino, che in pochi minuti ha smentito l’accusa che l’ex segretario di Becciu fosse a Londra per seguire le trattative per il Palazzo di Sloane Avenue nei primi giorni del maggio 2019. “Monsignor Carlino era con me a Portico di Caserta, sono andato a prenderlo al treno, abbiamo pranzato dalle suore e poi abbiamo visto la partita del Lecce a casa mia”, ha detto.

Più lungo invece l’interrogatorio a Terry Keeley, ex contabile del WRM Group fondato dal finanziere Raffaele Mincione (imputato), che si era occupato della vicenda dell’immobile “non direttamente”. Dopo l’acquisizione del Palazzo da parte della Santa Sede, Keeley aveva avuto contatti con potenziali investitori internazionali interessati alla proprietà, tramite un broker di sua conoscenza. Tra le varie proposte l’unica presa in considerazione era quella della compagnia Fenton Wheelen “che dimostrava di avere una solidità economica”. Il gruppo immobiliare aveva presentato nel 2020 con una email un’offerta di 275 milioni di sterline. Tuttavia non ebbe mai risposta, tanto che pensò di “non aver fatto un buon lavoro”.

Per ultimo è stato escusso Giulio Corrado, altro collaboratore di Mincione ed esperto nel settore immobiliare-finanziario, il quale ha risposto sulle varie fasi della trattativa per il palazzo londinese. Quindi le diverse valutazioni, i progetti di sviluppo, le influenze negative della Brexit e le oscillazioni del Nav (Net Asset Value). Poi i rapporti con la Segreteria di Stato, che – ha assicurato il teste - veniva costantemente aggiornata rispetto agli andamenti del fondo. Tanto che la volontà di acquistare l’immobile, prospettata da Luigi Torzi alla fine del 2018, “fu accolta con molto stupore”. Il suo interrogatorio proseguirà domani.

Le contestazioni delle difese

A conclusione dell’udienza, le difese degli imputati Gianluigi Torzi, Fabrizio Tirabassi, Enrico Crasso e Raffaele Mincione hanno contestato con altrettante richieste di nullità l’“indeterminatezza” dei nuovi capi d’imputazione formulati nei confronti dei loro assistiti dal Promotore di giustizia, Alessandro Diddi, nella scorsa udienza. “Siamo alle prese con capi di imputazione geneticamente modificati”, ha detto il legale di Tirabassi, Cataldo Intrieri. Il Tribunale vaticano si pronuncerà prossimamente sulle varie eccezioni.

 

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19 aprile 2023, 16:30