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Il processo nell'Aula dei Musei Vaticani per i presunti illeciti compiuti con i fondi della Santa Sede Il processo nell'Aula dei Musei Vaticani per i presunti illeciti compiuti con i fondi della Santa Sede  (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

Processo vaticano, possibile conclusione entro l’anno

Il presidente del Tribunale Pignatone ha illustrato il programma dei prossimi mesi durante la quarantasettesima udienza del procedimento per la gestione dei fondi della Santa Sede. Ascoltati come testimoni i vescovi Sanguinetti e Melis, insieme ad altre personalità della Diocesi sarda di Ozieri

Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano

Potrebbe concludersi entro l’autunno di quest’anno, il prossimo ottobre, il lungo processo per la gestione dei fondi della Santa Sede, iniziato il 27 luglio 2021 e giunto oggi alla quarantasettesima udienza. Lo ha fatto intendere il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, alla fine della seduta di oggi nell’Aula dei Musei vaticani, illustrando il programma delle udienze dei prossimi mesi.

Previsioni 

Più nel dettaglio, sollecitato da alcuni avvocati della difesa sulle "previsioni" del procedimento giudiziario, Pignatone ha spiegato che “il traguardo del Tribunale era chiudere prima dell’estate, ma la realtà è differente”. In programma, solo tra febbraio e marzo, ci sono infatti sette udienze. La Corte intanto ha anticipato di quindici giorni il termine del deposito delle consulenze e delle repliche (5 maggio e 5 giugno, le date fissate). Per inizio giugno sarà terminato l’esame ai diversi testimoni, dopodiché – ha spiegato Pignatone - “daremo un congruo tempo al Promotore di Giustizia per preparare la requisitoria”. Alla ripresa delle attività del Tribunale, il 20 settembre, si terranno gli interventi delle difese, le eventuali repliche e dichiarazioni spontanee degli imputati. A ottobre, quindi, la possibile sentenza.

L'esame dei vescovi Sanguinetti e Melis 

L’intera udienza di oggi, durata ‘solo’ sei ore, senza pause, è stata dedicata alla cosiddetta “vicenda Sardegna”, cioè il finanziamento della Segreteria di Stato che l’allora sostituto, il cardinale Angelo Becciu (imputato), aveva erogato alla Diocesi di Ozieri per le iniziative della Cooperativa Spes, gestita dal fratello Antonino Becciu. Come testimoni sono stati chiamati due vescovi: il vescovo emerito e poi amministratore apostolico di Ozieri, Sebastiano Sanguinetti, e l’attuale vescovo Corrado Melis. Ad entrambi è stato chiesto conto della nascita, natura, attività, conti e rendiconti della Spes, come pure del ruolo e dei rapporti con Antonino Becciu, professore di religione in pensione. Entrambi i vescovi lo hanno descritto come persona perbene, da sempre impegnato nel volontariato diocesano. Per questo fu “naturale” affidare a lui nel 2006 la neonata Spes che, ha spiegato Sanguinetti, “nacque da una riflessione a livello diocesano su come trovare il modo migliore per arrivare a servire le persone più svantaggiate”: ex detenuti, tossicodipendenti, malati mentali, disoccupati. Si pensò ad “una struttura che dal punto di vista amministrativo e gestionale condividesse le finalità con la Caritas” e soprattutto che, contrariamente alla Caritas, poteva assumere personale. Oggi infatti dà lavoro a una settantina di persone.

Finanziamenti

All’interno della Spes si voleva lanciare il progetto di un panificio. Venne individuata una “struttura fatiscente” per realizzarlo, un incendio devastò tutto. Bisognava ricostruire tutto ex novo e Sanguinetti fece domanda alla Cei per avere un finanziamento di 300 mila euro. Domanda accettata. Pignatone ha domandato se sapesse se Becciu si fosse mai “interessato” presso la Cei per l’erogazione dei contributi. “Non mi risulta”, ha risposto il presule, “in ogni caso non avevo bisogno di intermediari per la Cei”. In generale, i testimoni hanno affermato che Becciu “non era mai entrato minimamente nella gestione” di Spes, Caritas o Diocesi di Ozieri: “Assolutamente no!”.

Il rapporto con il cardinale Becciu

Con parole e in tempi diversi, hanno parlato di un rapporto di “amicizia” e “stima reciproca” con il cardinale, in virtù del quale lo informarono delle vicende Spes. Melis ha confermato di avergli chiesto un contributo da parte della Segreteria di Stato, anche per favorire, tra le altre cose, il progetto della Cittadella della Solidarietà utile sia a Ozieri che al nord della Sardegna. Richiesta solo verbale. L’11 aprile 2018 dalla Segreteria di Stato fu erogato un bonifico di 100 mila euro. È quello su cui hanno indagato gli inquirenti. I soldi sono ancora sul conto della Diocesi.

Altri testimoni 

Dopo Sanguinetti e Melis, sono stati ascoltati altri quattro testimoni, tra cui il sindaco di Ozieri, Marco Murgia, e monsignor Paolo Vianello, sacerdote che ha lavorato nella Segreteria di Stato, il quale ha parlato della “situazione drammatica” del luglio 2020, quando monsignor Alberto Perlasca, testimone chiave del processo e suo amico di lunga data, aveva annunciato via sms a Becciu l’intenzione di “farla finita”. Becciu cercò di contattarlo più volte: “Mai visto un cardinale occuparsi di ‘uno di noi’ come ha fatto Becciu con Perlasca”, ha sottolineato il teste. Lui stesso si attivò per rintracciare Perlasca che ricomparve improvvisamente a Santa Marta in condizioni di “disagio”. Fu chiamato un medico del Fas che gli somministrò “qualcosa di più efficace per dormire” su richiesta dello stesso monsignore che diceva “di non riuscire a chiudere occhio da diverse notti”. Vianello era presente in camera e non notò nulla di strano. Fu contattata anche la Gendarmeria, venne il comandante con il quale sono proseguiti i contatti anche "dopo che l'allarme è cessato".

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17 febbraio 2023, 18:00