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Concordati africani, il libro della LEV sul cammino di pace e di dialogo nel continente

Ieri a Roma la presentazione del volume che favorisce la riflessione sulle conseguenze pratiche delle relazioni con la Santa Sede. “La sfida per il futuro è quella dell’educazione sui valori”, dice l’autore Blasi (PUL) che invita a guardare all’importante compito delle Conferenze episcopali locali alle quali spetta l’applicazione delle intese

Eugenio Bonanata - Città del Vaticano

Dialogo e mediazione sono parole chiave del vocabolario della diplomazia che si riflettono anche nei concordati tra la Santa Sede e i diversi Stati. Un terreno ricco di spunti che ha visto la maturazione del volume della Libreria Editrice Vaticana (LEV) Concordati Africani. Elementi e fonti di diritto concordatario, scritto dal professor Antonello Blasi, docente di diritto ecclesiastico, diritto canonico e diritto concordatario presso la Pontificia Università Lateranense.

Prof. Blasi: i Concordati sono base per la ricerca di strumenti di pace

La presentazione si è tenuta ieri proprio in questo ateneo, moderata dal rettore Vincenzo Buonuomo alla presenza di autorevoli relatori tra i quali il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e Fabrizio Lobasso, vice direttore centrale per i Paesi dell’Africa subsahariana presso il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale della Repubblica Italiana. “Una piattaforma di studio delle fonti che riguardano tutti i concordati con la Santa Sede vigenti in Africa”, afferma a Telepace il professor Blasi a proposito del libro destinato non solo a specialisti, ma a chiunque a vario titolo sia coinvolto nelle relazioni con il continente africano. “Tali strumenti – precisa in riferimento ai concordati – rappresentano la base della relazione per la ricerca di strumenti di pace”. Si tratta di atti formali, che hanno una valenza giuridica ben precisa e che hanno una doppia valenza. Se da un lato rappresentano la meta di un percorso diplomatico, dall’altro, costituiscono un punto di partenza verso il futuro.

Calare gli accordi nella realtà quotidiana

In ogni caso c’è sempre una mediazione su questioni chiave per i fedeli, i cittadini e in genere per la vita di ciascun Paese. “Gli ambiti sono diventati molteplici rispetto al passato”, spiega Blasi invitando a concentrare l’attenzione sul cammino che diversi Stati hanno intrapreso a partire dagli anni Sessanta dopo la fine dell’era coloniale. In gergo, si parla di ‘materie miste’ e cioè di settori che coprono interessi reciproci come i media, le biotecnologie, l’ambiente. Tuttavia, non basta stipulare accordi ad alti livelli. Ciò che conta maggiormente è il fatto di calarli nella realtà quotidiana. “Ed è in questo contesto – avverte l’autore – che entrano in gioco le conferenze episcopali, le quali hanno un grande compito: quello appunto di mettere in atto tutto ciò che è stato stipulato attraverso i Concordati. Questa – sottolinea – è la vera sfida del futuro”.

Parolin: i patti e la comunità ecclesiale per il progresso civile dello Stato

Sulla stessa linea anche il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, che ha firmato la prefazione. “Lo strumento pattizio – si legge - è di ausilio nell’inquadrare nelle giuste dimensioni il contributo della comunità ecclesiale al progresso civile dello Stato”. L’approccio del professor Blasi – secondo il porporato - è fortemente ispirato al senso dell’universalità della Chiesa. È da qui – afferma ancora Parolin – che “scaturisce il riconoscimento della pari dignità di tutti i popoli e di tutti i Paesi ai quali è rivolto l’annuncio del Vangelo, anche mediante lo strumento concordatario”.

Intensificare l'impegno sul fronte educativo

Non solo sanità e istruzione, che sono le materie notoriamente più sentite nell’ambito degli accordi. “In una prospettiva futura – afferma Blasi nel volume aperto dall’introduzione postuma a firma di Giuseppe Dalla Torre – bisogna puntare sul principio di ricerca dell’educazione sui valori”. In altre parole, per l’autore, la Chiesa resta un’agenzia di umanità impegnata in prima linea nell’affrontare varie problematiche impellenti. Tuttavia, anche seguendo le continue sollecitazioni di Papa Francesco, è fondamentale intensificare l’impegno sul fronte educativo. “L’istruzione data dalle nostre scuole in Africa – spiega il professore – è certamente di eccellenza, ma non basta: serve in un certo senso seguire il metodo salesiano secondo il quale dall’educazione si arriva anche all’istruzione”.

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17 dicembre 2022, 14:50