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Intervista al cardinale Pietro Parolin sul viaggio apostolico di Francesco in Kazakhstan Intervista al cardinale Pietro Parolin sul viaggio apostolico di Francesco in Kazakhstan

Parolin: la guerra non è mai un evento ineluttabile

Alla vigilia del viaggio del Papa in Kazakhstan il Segretario di Stato Vaticano guarda alla guerra in Ucraina, auspicando che il Congresso delle religioni mondiali, a cui parteciperà anche Francesco, diventi occasione di incontro e di dialogo. Sottolineate le frequenti e fruttuose relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l’ex repubblica sovietica

Massimiliano Menichetti

Tutto è pronto alla vigilia del 38.mo viaggio apostolico di Francesco. La meta è il Kazakhstan in occasione del VII Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali. Lo scenario internazionale vede non fermarsi la drammatica guerra in Ucraina e molti altri conflitti nel mondo. Anche ieri dopo la preghiera marina dell’Angelus, recitata dallo studio del Palazzo apostolico, il Papa ha chiesto di continuare a pregare per il popolo ucraino. Ha ringraziato quanti si sono adoperati per rendere possibile il viaggio nella ex repubblica sovietica, che si concentrerà nella capitale Nur-Sultan. Nel Paese, in maggioranza mussulmano, vive una piccola comunità cattolica che attende con trepidazione e speranza l’arrivo del Successore di Pietro. Il programma si condensa in 3 giorni e 5 discorsi.


Cardinale Pietro Parolin qual è la direttrice di questa visita? 

Il Santo Padre Francesco si reca in Kazakhstan, dal 13 al 15 settembre, per partecipare alla VII edizione del Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali, su invito del Presidente della Repubblica Kassym-Jomart Tokayev.  L’evento vedrà la presenza di diversi Capi religiosi provenienti da varie parti del mondo. Sin dall’inizio, il Congresso ha preso come modello la Giornata di preghiera per la pace nel mondo, convocata ad Assisi da Papa San Giovanni Paolo II, il 24 gennaio 2002, per riaffermare il contributo positivo delle diverse tradizioni religiose al dialogo, all’armonia e alla concordia tra i popoli. Il motto del viaggio pontificio va in questo senso – “Messaggeri di pace e unità” – così come il logo, che rappresenta una colomba con un ramoscello d’ulivo. Sono chiare, dunque le direttrici della visita papale. Rilevo anche che nella bozza della Dichiarazione finale del Congresso si fa riferimento, con enfasi particolare, al documento “Sulla fraternità umana a favore della pace e della coesistenza pacifica”, firmato da Papa Francesco e dal Dottor Ahmad al-Tayyib, Sceicco di Al-Azhar, ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019.

Pace e unità sono rilanciate nel motto del viaggio, la pace è anche al centro dei lavori del Congresso, eppure nel cuore dell’Europa la guerra in Ucraina non si ferma, e ci sono conflitti in molti altri Paesi del mondo. Molti parlano di ineluttabilità, davvero non ci sono altre strade?

La guerra non è mai un evento ineluttabile. Essa ha le sue radici nel cuore dell’uomo, che si lascia guidare dalla vanagloria, dall’orgoglio, dalla superbia e dall’avarizia, come dicevano i Padri della Chiesa. Un cuore così è un cuore indurito, incapace di aprirsi agli altri. La guerra si può evitare facendo un passo indietro, deponendo le accuse, le minacce, le cause della reciproca diffidenza. Purtroppo di questi tempi si sono ridotti a tutti i livelli la capacità di mettersi in ascolto e lo sforzo di comprendere le ragioni di chi la pensa diversamente da noi. Mi auguro, quindi, che il prossimo Congresso in Kazakhstan diventi occasione di incontro e di dialogo.  Parafrasando Pio XII, è bene rammentare che non è mai precluso un onorevole successo quando si discute con buona volontà e nel rispetto dei reciproci diritti.

 

Da trent’anni esistono rapporti diplomatici tra il Kazakhstan e la Santa Sede. Quale è lo stato delle relazioni? 

Lo stato delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Repubblica del Kazakhstan potrebbe essere definito con due parole: frequenti e fruttuose. Basti ricordare che la Santa Sede ha sempre partecipato attivamente a tutte le edizioni del Congresso ed è stata rappresentata da una Delegazione di alto livello, guidata da un Cardinale e questa volta dal Santo Padre.  Il Kazakhstan è stato il primo Paese dell’Asia Centrale a firmare un Accordo bilaterale con la Santa Sede nel 1998. Inoltre è stato il primo Paese dell’Asia Centrale ad essere visitato da Papa San Giovanni Paolo II nel settembre 2001. La Santa Sede e il Kazakhstan continuano a lavorare insieme. Lo dimostra il fatto che, durante la recente visita in Vaticano del Vice-Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri SE Mukhtar Tileuberdi, sono stati firmati un Memorandum of Understanding tra il Centro Medico Universitario del Kazakhstan e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, e un Memorandum of Understanding tra l’Istituto di Studi Orientali R.B. Suleimenov e la Biblioteca e l’Archivio Vaticano. Quest’anno ricorre il 30° anniversario delle relazioni diplomatiche.  In questa circostanza e in relazione alla visita di Papa Francesco si spera di poter sottoscrivere un Accordo Supplementare sul rilascio dei visti e dei permessi di soggiorno ai missionari stranieri che prestano servizio in Kazakhstan.

La piccola Chiesa cattolica locale, immersa in un contesto di 18 religioni ufficialmente registrate, parla di visita storica. Il Papa porta speranza. Questa è stata una terra di martirio ed è ancora una frontiera in cui si vive la sfida della convivenza… Quale l’auspicio? 

La visita papale in Kazakhstan prevede anche momenti dedicati alla comunità cattolica locale, come la celebrazione della Santa Messa nel piazzale dell’Expo e l’incontro con i Vescovi, il Clero, le persone consacrate, i seminaristi e gli operatori pastorali, che si terrà presso la Cattedrale Madre di Dio del Perpetuo Soccorso a Nur-Sultan. La Chiesa cattolica è molto apprezzata e rappresenta, all’interno di un panorama religioso-culturale estremamente variegato, una realtà ridotta ma significativa. Essa si sentirà certamente incoraggiata dalla presenza e dalla parola del Papa a rinnovarsi nella fede, nella speranza e nella carità, a continuare la sua missione di testimonianza, prendendo esempio anche da tanti testimoni del passato, come il beato don Władysław Bukowiński, il beato don Alessio Zaryckyj e il beato vescovo Mykyta Budka, e a contribuire, insieme agli altri gruppi religiosi, ad edificare una società unita, armoniosa e pacifica.

        

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12 settembre 2022, 13:20