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Krajewski: porto dove c'è guerra il messaggio di pace di Francesco

L’elemosiniere pontificio parla alla tv locale ucraina "Zhyve.tv" della sua missione in Ucraina, mentre si appresta a lasciare Leopoli per raggiungere zone più interne. "Sono qui con le tre armi più sofisticate del Vangelo, preghiera, digiuno ed elemosina”

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

“Armi sofisticate”, le chiama. Ben tre, lo scudo di cui si è dotato per entrare in Ucraina, dove tutto è diventato un bersaglio, anche una famiglia che scappa col trolley. Il cardinale Konrad Krajewski illustra il funzionamento delle sue tre armi con la semplicità del “non diplomatico” alla giornalista che lo incalza per sapere che negoziati si possano mai immaginare quando le bombe piovono sugli ospedali. “Il Vangelo - è la replica pacata - ci dice delle tre armi più sofisticate del mondo: la preghiera, il digiuno e l’elemosina”.

Guarda il video con la cerimonia di preghiera a Leopoli

L’elemosiniere papale lo spiega al crocchio di cronisti e telecamere che lo circonda, evento quanto mai raro per un uomo che incarna la carità della mano destra sconosciuta alla sinistra. L’intervista si svolge nella sagrestia del cattedrale dell'Arcidiocesi dei latini a Leopoli, alla fine della preghiera ecumenica e interreligiosa che nella mattinata di ieri aveva riunito i capi delle Chiese cristiane e di altre fedi per ricordare con commozione i “fiumi di sangue e il mare di lacrime” del Paese, in particolare la morte “di tutti i civili innocenti” e le “vittime di Mariupol che vengono messe in grandi fosse comuni senza degna sepoltura”.

Il cardinale Krajewski al lavoro tra i volontari Caritas in Ucraina

"Fin dove possibile"

“Sono venuto qui con la logica del Vangelo”. Per il porporato polacco non c’è migliore schema di azione. Dopo l’avvio della sua missione in Polonia – ormai “casa” per un milione e mezzo di profughi – l’elemosiniere pontificio ha superato la frontiera ucraina e raggiunto Leopoli, finora risparmiata dall’offensiva russa che stringe il Paese da nord, est e sud. L’ovest è terra promessa e via di fuga, che il cardinale Krajewski si appresta a percorrere al contrario, verso il teatro di guerra, “fin dove possibile”. Munito delle sue armi sofisticate, come “farebbe Gesù”. “Lui stava sempre dalla parte della gente che soffriva. Anche il Santo Padre usa questa logica del Vangelo. Per questo motivo siamo qui, per questo motivo preghiamo: perché la nostra arma è la fede, la nostra arma è anche la speranza”, ripete ai giornalisti che ascoltano come si muovono nella guerra  gli uomini di Dio.

Con l'amore salvano la loro terra

L’elemosina, chiarisce l’esperto in materia del Papa, oggi la sta facendo l’Europa con la sua solidarietà collettiva. Ma per la Chiesa, non si tratta mai di un fare, di un attivismo delle mani senza un’anima che le muova. C’è uno spirito dietro il dono. L’elemosina, sottolinea il porporato, è quel “qualcosa che mi fa male” perché “devo dividere me stesso con gli altri” – come già dimostrano nel Vecchio continente, nota, i disagi riflesso della guerra. La preghiera invece bussa al cielo: “Chi bussa troverà la porta aperta, ma - avverte - bisogna essere costanti”. E c’è poi il digiuno, il segno con cui si vuole con forza Dio accanto, allontanando da se stessi “tutto ciò che non appartiene a Lui per lasciargli spazio”. Le tre armi portate in Ucraina funzionano così e la sintesi del cardinale Krajewski è che se “la fede riesce a spostare le montagne, figuriamoci la stupida guerra”. Un dramma che ha il suo contraltare nella “fede, nell’amore degli ucraini per la loro terra, l’amore per le loro famiglie: così loro riescono a resistere, riescono a salvare la patria”.

Il grazie ai giornalisti

Il Segretariato greco-cattolico ucraino un paio di giorni fa aveva precisato in una nota, riferendo dell’arrivo del cardinale, che l’inviato del Papa non ha una data di fine missione, un rientro a Roma già prefissato. Lui lo conferma con quel po’ di discrezione che serve a garantire la sicurezza: “Sì, mi allontano da Leopoli fin dove è possibile e porto questo messaggio di pace del Santo Padre. È questa - ripete - la nostra arma fortissima, fortissima. Può essere anche spaventosa per quelli che attaccano l’Ucraina”, chiosa con un filo d’ironia. E l’ultimo grazie, eco di quello del Papa di domenica all’Angelus, è per i giornalisti: “Grazie a voi e grazie della vostra presenza. Anche voi fate tanto per l’Ucraina”.

Ultimo aggiornamento 11 marzo - ore 14.55

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La preghiera interreligiosa di Leopoli
10 marzo 2022, 17:50