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Il logo della campagna "Together We" di Caritas Internationalis Il logo della campagna "Together We" di Caritas Internationalis 

Together We: campagna di Caritas Internationalis per l'ecologia integrale

Ricordata anche dal Papa all’Angelus di domenica scorsa, l'iniziativa, ispirata dalle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti, durerà tre anni ed è il culmine delle celebrazioni per i 70 anni dalla fondazione dell’organizzazione, che coordina 162 Caritas locali di tutto il mondo

Michele Raviart - Città del Vaticano

Il rispetto della dignità umana e la cura della casa comune sono due aspetti complementari della crisi attuale che vive l’umanità, colpita dalla pandemia di coronavirus, ma anche il pianeta. Coordinare gli sforzi di tutti per affrontare queste emergenze è l’obiettivo della nuova campagna globale di Caritas Internationalis “Together We” (Insieme Con), presentata oggi alla Pontificia università urbaniana a Roma e annunciata ieri da Papa Francesco dopo l’Angelus.

Agire oggi per un domani migliore

L’ambizione della campagna che, come le due precedenti dedicate all’insicurezza alimentare e al sostegno ai migranti durerà tre anni, è di tradurre in azioni concrete quell’ "ecologia integrale” prefigurata da Papa Francesco nelle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti. “Agire oggi per un domani migliore” sono, non a caso, le parole che accompagnano quest’iniziativa, simboleggiata da sette mani – quante sono le Caritas regionali operative all’interno di Caritas internationalis – che si stringono tra di loro intorno al mondo.

Aumentare la consapevolezza delle comunità di base

Il programma di “Together We” sarà declinato in tre fasi, complementari tra loro e alle quali sarà dedicato in maniera specifica ognuno dei prossimi tre anni. La prima fase, ha spiegato il segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John sarà quella che ha come obiettivo l’aumento della consapevolezza della correlazione tra degrado ambientale – ad esempio il suo impatto sulla scarsità di cibo e di acqua – e povertà, marginalizzazione e diseguaglianze. Un’opera di sensibilizzazione che deve partire innanzitutto dalle comunità di base, come possono essere villaggi e parrocchie.

I rischi del cambiamento climatico

Ognuno infatti, può essere un agente di cambiamento ed è quindi necessario l’apporto di tutti, anche promuovendo cambiamenti di stili di vita che possano nuocere di meno al benessere della casa comune. Ne è un esempio quello che sta succedendo nei piccoli stati insulari dell’Oceania, ha ricordato il cardinale Soane Patita Paini Mafi, vescovo di Tonga e Niue, dove il concetto di cura della casa comune è da millenni ben chiaro ai popoli indigeni di questi luoghi, “che non producono emissioni, ma subiscono per primi gli effetti del cambiamento climatico, come inondazioni, cicloni ed erosione del terreno”.

Far ascoltare il grido dei poveri

La seconda fase sarà perciò dedicata a “far ascoltare le grida dei poveri” a governi, Stati e organizzazioni internazionali, in modo da cercare di far includere la voce di chi è marginalizzato nelle decisioni politiche al fine di creare una società più equa e giusta. A questa fase di passaggio dalla consapevolezza all’azione, seguirà, nel 2024, una fase di confronto delle esperienze maturate dalle comunità, condividendo le buone pratiche in una settimana di incontri a fine anno.

La carità è espressione di evangelizzazione

“Questa campagna è basata su fondamenta solide che durano da 70 anni”, ha ribadito Aloysius John, ricordando l’anniversario di Caritas Internationalis, fondata da Pio XII nel 1951 e che oggi coordina 162 Caritas locali. “Dobbiamo pensare alle persone che noi serviamo”, ha aggiunto il segretario generale, “vittime di conflitti, vedove, bambini, persone private della loro umanità”. Caritas, d’altra parte, ha affermato Francesca Di Giovanni, sottosegretario della Sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, dimostra come la carità sia capace di costruire un nuovo mondo e un’autentica espressione di evangelizzazione.

La Caritas è al cuore della Chiesa

“Attraverso questi 70 anni”, ha ricordato invece il cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e presidente di Caritas Internationalis, “Caritas ha testimoniato il dolore, la sofferenza e il degrado dovuto alla povertà e imposto alle persone da atteggiamenti, sistemi e da politiche dell’ingiustizia dell’indifferenza, ma ha anche testimoniato il potere trasformativo della cura, della comunione e della compassione”. “Siamo stati testimoni della forza, della saggezza e della dignità, della speranza e gioia che i poveri hanno”, ha sottolineato, “Caritas è al cuore della Chiesa, al cuore del mondo, al cuore dei poveri”.

Più poveri dopo la pandemia

In tutto il mondo sono 235 milioni le persone che hanno bisogno di aiuto umanitario, sottolinea un rapporto di Caritas italiana presentato , il 40% in più dell’anno scorso. Di questi, ha ricordato il vicepresidente Paolo Beccegato, solo 160 milioni sono raggiunti dall’intervento della comunità internazionale, 82milioni sono i profughi, raddoppiati durante la pandemia, mentre i conflitti sono aumentati del 12%.

Ascolta l'intervista a Paolo Beccegato

L'aiuto di Caritas in Siria

Conflitti che si aggiungono a quelli già in corso, come quello in Siria, giunto ormai all’undicesimo anno. Dalla capitale Damasco, è intervenuto il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico nel Paese, che ha ringraziato Caritas Internationalis per il bene compiuto nei passati decenni e per la generosa e competente assistenza prestata alla Siria e alla Caritas locale, che in questi ultimi anni ha sperimentato particolari difficoltà nell’ottenere il suo riconoscimento legale.

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13 dicembre 2021, 16:38