Santi Felice e Adautto con Madre di Dio, Catacombe di Commodilla Santi Felice e Adautto con Madre di Dio, Catacombe di Commodilla

Una bellezza non soltanto “nostra” ma di tutti

Nello storico quartiere Garbatella, nella zona Sud di Roma, si è avviato un lungo lavoro di restauro su un patrimonio universale di grande valore: le catacombe di Commodilla. La previsione è di poterla aprire ai visitatori soprattutto in vista del giubileo del 2025

Laura De Luca - Città del Vaticano

Uno splendido tesoro dell’arte cristiana potrebbe tornare presto a risplendere grazie a un recente accordo di restauro siglato tra la Pontificia Commissione di Archeologia sacra e la fondazione dell’Azerbaijan Heydar Aliyev. Entriamo allora idealmente nelle catacombe di Commodilla, nel parco della Garbatella a Roma, insieme al segretario della Commissione vaticana, monsignor Pasquale Iacobone:

Ascolta l'intervista a monsignor Iacobone

Monsignor Iacobone, il protagonista di uno dei cubicoli di questa catacomba è un volto di Cristo con una particolarità….

R.- Siamo nel cubicolo di Leone - che era il committente e funzionario dell’annona - una persona agiata, importante, che chiese di affrescare completamente il luogo dove sarebbe stato sepolto, e in particolare di essere sepolto vicino ai martiri Felice e Adapto, tanto che sia all’ingresso sia all’interno troviamo raffigurati per due volte questi martiri accanto a Cristo. La particolarità di questo cubicolo è data soprattutto dalla volta dipinta a finti cassettoni. In ogni riquadro c’è una stella che ci rimanda alla volta stellata: il visitatore che andava a trovare il defunto alzava gli occhi al cielo e… sotto terra trovava questo cielo dipinto. Ebbene, all’interno del cassettonato troviamo un ritratto di Cristo. Particolarissimo perché, intanto, è uno dei primi ritratti, se non il primo, a fresco (abbiamo volti simili in mosaici, ma mai in affreschi). E poi è la prima immagine del Cristo con la barba. Fino ad allora il volto di Gesù era sempre stato rappresentato imberbe, giovanile, a significare che Lui è la parola eterna. Stavolta invece abbiamo caratteri più umani e severi, il volto corrucciato, la chioma fluente, e soprattutto questa folta barba rossiccia…. Accanto al suo volto ci sono poi le lettere apocalittiche: Alfa e Omega. Tutto questo ci rimanda a uno sguardo sull’oltre, sull' al di là. In tal modo, alzando gli occhi al cielo, contempliamo il destino ultimo dei defunti e di tutti, riassunto nel volto di Cristo Alfa e Omega, principio e fine, giudice e signore della storia.

Perché però questo sguardo così severo in un secolo in cui la condizione dei cristiani era divenuta meno drammatica, essendo venute meno le persecuzioni?

R.- Siamo fra il IV e il V secolo: l’impero è in sfacelo, i barbari sono alle porte, il sacco di Roma avviene nel 410…  Quindi il pensiero della morte è un pensiero cruciale. Per questo è venuta meno la visione bella e paradisiaca dei primi affreschi catacombali, subentra piuttosto l’ansia per il destino umano. Perciò questo volto, come anche la continua presenza dei martiri, chiamati ad intercedere per i defunti, rappresentano un viatico per attraversare sia le difficoltà della storia sia la soglia dell’al di là.

I restauri. Non è la prima volta che la fondazione azera Heydar Aliyev interviene su questi tesori dell’arte cristiana. È una conferma dell’universalità del patrimonio della Chiesa il fatto che un Paese, che qui a Roma ci appare così lontano, entri in scena nel recupero di uno dei nostri gioielli?

R. - La fondazione Heydar Aliyev dell’Azerbaijan ha collaborato con noi già diversi anni fa, prima al restauro della catacomba di Marcellino e Pietro, poi al museo di San Sebastiano dove abbiamo restaurato tutti i sarcofagi e moltissimi frammenti lapidei. Il restauro della catacomba di Commodilla è il terzo progetto che vede coinvolta la fondazione Heydar Aliyev: ci ha sempre sostenuto perché crede nell’universalità di questo patrimonio, che non appartiene solo all’occidente o ai cristiani, ma a tutti. Aveva partecipato infatti anche ad altri progetti, sia della Santa Sede, sia di Roma che dell’Italia. È una fondazione che ha una certa disponibilità economica e crede nel valore della cultura e della memoria storica impressa nei monumenti, per questo ci aiuta volentieri. Devo ricordare che la delegazione, in cui c’erano rappresentanti di diverse confessioni cristiane e di diverse religioni - quelle presenti in Azerbaijan -, ha vissuto con grande passione ed entusiasmo questo avvio del cantiere e il sopralluogo avvenuto a inizio marzo nel parco della Garbatella…

Quando finiranno i restauri?

R. - Il progetto prevede due anni di lavori. Per cui contiamo di intervenire sul cubicolo di Leone come anche sugli affreschi della cosiddetta “basilichetta”, l’ambiente più ampio, e quindi poter allestire nuovamente la catacomba sperando di poterla aprire ai visitatori soprattutto in vista del giubileo del 2025.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

18 aprile 2021, 08:00