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Il palazzo del Tribunale e degli uffici giudiziari dello Stato della Città del Vaticano Il palazzo del Tribunale e degli uffici giudiziari dello Stato della Città del Vaticano 

Processo Ior: 8 anni e 11 mesi a Caloia e Liuzzo per riciclaggio e peculato

Alle 16 il presidente del Tribunale vaticano Pignatone ha letto la sentenza del procedimento avviato nel marzo 2018, dopo un esposto dello stesso Istituto per le Opere di Religione. L’ex presidente dello Ior Caloia e l’ex legale Liuzzo sono stati riconosciuti colpevoli di riciclaggio, peculato e appropriazione indebita aggravata e condannati anche al risarcimento di circa 23 milioni di euro. Condanna a 5 anni e 2 mesi anche per il figlio di Liuzzo, Lamberto

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Il presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano Giuseppe Pignatone, alle 16 di oggi, ha letto la sentenza del processo per l’accusa di peculato e riciclaggio a carico dei vertici dell’Istituto per le Opere di Religione tra il 2001 e il 2008, che condanna l’allora presidente Angelo Caloia, oggi 81 anni, e il 97 enne legale dell’Istituto Gabriele Liuzzo, a 8 anni e 11 mesi di reclusione per i reati di riciclaggio, peculato e appropriazione indebita aggravata, e al pagamento di una multa di 12.500 euro. Lamberto Liuzzo, il 55 enne figlio di Gabriele, è stato condannato a 5 anni e due mesi e al pagamento di una multa di 8mila euro.

Un risarcimento a Ior e Sgir di circa 23 milioni di euro

I tre imputati sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici. Il Tribunale ha disposto anche la confisca delle somme già sequestrate sui conti correnti degli imputati, e ha disposto il risarcimento allo Ior e allo Sgir, la Società per la Gestione di Immobili Roma, controllata dallo Ior, costituitesi parte civile al processo, di circa 23 milioni di euro. I loro legali avevano chiesto un risarcimento provvisionale di circa 35 milioni di euro.

Il presidente del Tribunale vaticano Giuseppe Pignatone pronuncia la sentenza
Il presidente del Tribunale vaticano Giuseppe Pignatone pronuncia la sentenza

Processo avviato nel marzo 2018, dopo l'esposto dello Ior

Il procedimento era stato avviato nel marzo 2018, dopo un esposto dello stesso Istituto per le Opere di Religione, presentato nel luglio 2014, per un danno legato a dismissioni immobiliari di circa 59 milioni di euro. Si tratta delle vendite, avvenute tra il 2002 e il 2007, di 29 immobili di proprietà dell'Istituto e della Sgir, che si trovano principalmente a Roma (via Bruno Buozzi, via Boezio, via Emanuele Filiberto, via Portuense, via della Pineta Sacchetti, viale Regina Margherita, via Aurelia, via Casetta Mattei, via Traspontina, via del Porto fluviale), nella provincia di Roma (Frascati e Fara Sabina), ma anche a Milano (Porta nuova), Genova (piazza della Vittoria).

L' accusa: venduti immobili a prezzo inferiore al valore

Secondo l'accusa, basata principalmente sulle indagini fatte nel 2014 dal gruppo Promontory, su incarico dello Ior, Angelo Caloia, presidente dell’Istituto dal 1989 al 2009, e l’avvocato Gabriele Liuzzo, d’intesa con l’allora direttore generale Lelio Scaletti, poi deceduto, avrebbero venduto gli immobili ad un prezzo di gran lunga inferiore al valore di mercato. Gli imputati si sarebbero poi appropriati della differenza, stimata in circa 59 milioni di euro, che in parte avrebbero riciclato in Svizzera, anche con l'aiuto del figlio del Liuzzo, Lamberto.

Differenza di 34 milioni di euro tra il valore e l'incasso

Il dibattimento, durato circa due anni, ha consentito di chiarire, grazie al contributo di tutte le parti, i principali aspetti della vicenda. I periti nominati dal Tribunale hanno stimato in circa 34 milioni di euro la differenza tra quanto incassato dallo Ior e dalla Sgir ed il valore di mercato degli immobili. Il Tribunale, con la sua sentenza, ha ritenuto provato che in alcuni casi gli imputati si sono effettivamente appropriati di parte del denaro pagato dai compratori, o comunque di denaro dello Ior e della Sgir, per un importo complessivo di circa 19 milioni di euro.

Disposto il risarcimento dei danni morali e reputazionali

A carico degli imputati il Tribunale ha disposto la confisca, complessivamente, di circa 38 milioni di euro, e il risarcimento dei danni, morali e reputazionali, nei confronti dello Ior e della sua controllata Sgir, per circa 23 milioni di euro. Sempre oggi, il Tribunale ha confermato, in sede di appello l'applicazione della misura di prevenzione nei confronti di Gabriele Liuzzo, ordinando la confisca di circa 14 milioni di euro depositati presso lo Ior e già da tempo in sequestro, nonché di altri 11 milioni di euro circa, depositati presso banche svizzere.

L' aula del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano durante l'udienza finale del processo
L' aula del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano durante l'udienza finale del processo

La difesa di Caloia ha già presentato richiesta di appello

Gli imputati sono stati invece assolti dalle accuse relative alla vendita di quegli immobili per cui non è stato possibile provare l'appropriazione di denaro da parte loro, anche se il prezzo di acquisto è risultato in molti casi nettamente inferiore al valore di mercato dell'epoca. A questo si riferiscono i difensori di Caloia, Domenico Pulitanò e Rosa Palavera, che in una nota sottolineano che la sentenza "non accoglie l'ipotesi massimalista dell'accusa e pronuncia assoluzione con riferimento alla maggior parte degli immobili”. I legali dell’ex presidente dello Ior hanno già presentato la dichiarazione di appello, e aggiungono che “il dispositivo della sentenza è molto articolato e resterà poco decifrabile fino al deposito delle motivazioni".

Il pg Milano: un processo che resterà nella storia

All’apertura dell’udienza, poco dopo le 14, era intervenuto il promotore di giustizia, Gian Piero Milano, rientrato dopo un periodo di assenza, ed  aveva espresso "vivo apprezzamento perché mi risulta che il giudizio sia stato molto approfondito e sia stato condotto con grande scrupolo da parte di tutti" tanto da essere, pur essendosi svolto nel "microsistema" e nel "minimo Stato" del Vaticano, un "processo destinato a restare nella storia". I giudici del collegio che ha emesso la sentenza con il presidente Pignatone, Venerando Marano e Carlo Bonzano, hanno seguito tutte le 23 udienze del processo, che in tutta la prima parte ha avuto come presidente Paolo Papanti-Pelletier.

La prima applicazione della normativa antiriciclaggio del 2018

In questo processo, ricorda in un comunicato la Sala Stampa Vaticana, c’è stata la “prima applicazione della normativa introdotta nel dicembre 2018, nel quadro più generale dell’adeguamento della legislazione vaticana agli standard internazionali per il contrasto al riciclaggio, alla corruzione e ad altri gravi reati”

ultimo aggiornamento: 19.15

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21 gennaio 2021, 17:20