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Il cardinale Piacenza ai confessori: siate strumento della tenerezza di Dio

Una Lettera di auguri quella del Penitenziere Maggiore che guarda al Natale come all'incontro con Gesù che viene a salvarci, ad un abbraccio con Lui che deve essere preparato con cuore puro attraverso il sacramento della Confessione. In esso i ministri hanno un ruolo importante: essere disponbili, aperti e tramite perchè anche ai cuori più induriti giunga la tenerezza e l'abbraccio consolatorio di Dio

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

Il cardinale Mauro Piacenza - Penitenziere Maggiore - parla attraverso una Lettera natalizia ai cari fratelli nel sacerdozio, ai confessori, ai penitenzieri delle Basiliche Papali in Urbe, per ricordare loro il significato del Natale, il messaggio che occorre far giungere a quanti si avvicinano alla Confessione, l'importante ruolo di tramite che ciascuno di loro ha perché anche i cuori più induriti si sentano raggiunti e avvolti dall'abbraccio misericordioso e consolatorio di Gesù. Tutti li affida alla Vergine Maria e anche "al Custode della Sacra Famiglia, nel 150mo anniversario dalla sua proclamazione a Protettore della Chiesa universale: l’amato San
Giuseppe, “ministro della redenzione”.   

Salvezza e guarigione rilette dalla pandemia

Il Santo Natale, afferma il cardinale Piacenza, racconta di un incontro "sconvolgente" con Dio fatto uomo, per potere essere da noi abbracciato, Lui che sarà il nostro giudice alla fine della nostra esistenza, Lui che accoglie tutte le nostre speranze con infinita misericordia e con essa ricopre anche le nostre mancanze pur di ottenere la nostra salvezza. E l'uomo che non rifiuta l'amore infinito di Dio che così si manifesta, sarà "giudicato con amore", al contrario condannerà se stesso "auto - escludendosi" dalla Grazia che il Signore dona.  

Sono dunque “salvezza" e “guarigione” le parole chiave del Natale che la pandemia ha ridisegnato caricandole di un significato tutto nuovo, "drammaticamente concreto e tangibile":

"L’esigenza di essere salvati - scrive il Penitenziere Maggiore - anche per gli uomini che si sentono importanti e autonomi, è riemersa potentemente e, come sempre accade, la domanda ha bisogno di essere orientata, per poter incontrare una risposta autentica. Il Signore chiama i cristiani, oggi più che in altri momenti della storia, a riporre le personali speranze, di guarigione spirituale e fisica, di consolazione e salvezza, ai piedi del bambino Gesù, ai piedi della Sacra Famiglia".

La chiamata dei confessori: annunciare la misericordia 

Quale dunque il ruolo dei ministri in questo momento così particolare della storia umana? Il cardinale fa tre sottolineature in merito: essere portavoci dell'annunzio della gioia che dà l'incontro con Gesù nella quotidianità; l'essere zelanti nel ministero di confessori in modo che "nessun’anima rimanga chiusa al dono dell’Amore salvifico", e l'essere capaci di far giungere a tutti "la tenerezza dell’abbraccio misericordioso e consolatorio del bambino Gesù, affinché anche i cuori più induriti si aprano all’Amore e riconoscano il Salvatore".

Il sacramento della Confessione, frena il potere del male

Per accostarsi degnamente alla Santa Comunione, pagata col sangue da Gesù per la nostra salvezza, la "Confessione sacramentale - ricorda il Penitenziere Maggiore -  è e rimane indispensabile, almeno una volta all’anno e comunque sempre in caso di peccato mortale".  Ogni volta che con la riconciliazione avviamo un cammino penitenziale partecipiamo alla comunione con Dio. Ogni male “riparato” dalla penitenza, affretta infatti l’avvento del Regno, "frena il potere del male e ci rende partecipi dell’unica Redenzione operata da Cristo". 

Ministri della Confessione siano disponibili e accoglienti

Dunque, il dono a Gesù Bambino che in questo Natale il Penitenziere Maggiore chiede ai ministri della Confessione è proprio questo: dedicare tempo alla celebrazione del sacramento e disponibilità ai fedeli alla cui salvezza il Signore ha offerto se stesso, e mostrare tenerezza nell'accoglienza perchè il " bene spirituale della Confessione - rimarca il cardinale - è sempre superiore anche al pur importante benessere fisico."

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07 dicembre 2020, 13:00