Padre Ignacio Arregui Padre Ignacio Arregui  

Il gesuita che portò le news alla Radio del Papa

Si è spento dopo una lunga malattia, nella sua Loyola, in Spagna, padre Ignacio Arregui, 89 anni, pioniere della radio e del giornalismo in lingua basca. Nei 20 anni trascorsi nell'emittente vaticana contribuì ad aprire nei notiziari dedicati alle cronache papali spazi di informazione sui fatti del mondo

Alessandro De Carolis e Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

Il cambio di marcia avviene nell'aprile del 1986. Il 15 del mese i missili americani bombardano Tripoli e Bengasi, il confronto tra il presidente Reagan e il colonnello Gheddafi raggiunge l'apice. Per gli Usa il raid sulla Libia è l'operazione "El Dorado Canyon", per la Radio Vaticana l'inzio di un'era mediatica. Fino a quel momento e da 30 anni il Radiogiornale delle ore 14 - la più antica testata dell'emittente - si è occupato principalmente di informare sull'attività dei Papi. Scrivere e trasmettere la sintesi di un'udienza generale, il resoconto di un incontro in Vaticano, è questo il compito prevalente dei redattori che occupano le stanze al quarto piano di Palazzo Pio. In quello stesso periodo e in quelle medesime stanze è da poco arrivato un gesuita basco, alle spalle vent'anni di lavoro giornalistico, quindici dei quali trascorsi a Radio Popular Loyola dov'è partito come redattore nel '66 per arrivare a dirigerla nel '78, due giorni dopo l'elezione di Giovanni Paolo II. Iscritto all'albo dei giornalisti spagnoli, il religioso della Compagnia s'intende anche di regia televisiva e dall'82 all'85 è amministratore e direttore della Eusko Irratia Radiodiffusion Vasca, che diventerà la radio pubblica basca. Insomma padre Ignacio Arregui è uno del "mestiere".

Pagine sul mondo

Ed è quel mestiere che il gesuita - originario di Oñati dov'era nato nel 1931 - porta nelle stanze della Radio del Papa, contribuendo a dilatarne l'orizzonte. Pur rispettandone il ruolo e la tradizione di principale notiziario vaticano, in accordo con la direzione padre Arregui chiede ai colleghi del Radiogiornale di occuparsi in quel frangente anche della crisi nordafricana, di seguire la reazione libica contro Lampedusa, la difficile mediazione dell'Onu. In sostanza, grazie all'impulso del religioso basco, prende forma una nuova versione della testata dell'emittente in cui cronaca pontificia e breaking news cominciano a convivere. Il cambiamento diventa dirompente quasi quando il 25 aprile ad aprire per la prima volta il notiziario vaticano non è l'attività in arrivo dal palazzo apostolico, ma una rubrica chiamata "Panoramica internazionale". Uno spazio che da lì in avanti - pur rientrando presto nei "ranghi" di una scaletta più tradizionale - accrediterà stabilmente nel Radiogiornale il racconto e l'analisi dei fatti internazionali subito dopo quelli papali.

Lombardi: un uomo rigoroso e amabile 

Un uomo di Sant'Ignazio - nella Compagnia di Gesù era entrato a 17 anni - e un appassionato del lavoro di giornalista con a cuore le vicende del mondo, in particolare quelle delle popolazioni più in difficoltà. Questo è stato padre Arregui e così lo ricorda a Vatican News anche padre Federico Lombardi, già direttore generale della Radio Vaticana, che con il confratello gesuita ha condiviso lunghi anni di lavoro:

Ascolta l'intervista a padre Federico Lombardi

R. - Io ho incontrato il padre Arregui quando sono arrivato alla Radio Vaticana negli anni 1990-91 e lui alla Radio era già responsabile del Radiogiornale dei Servizi informativi dopo un'esperienza professionale nel campo della radiofonia in Spagna, nei Paesi Baschi, dove aveva avuto anche la responsabilità di un'emittente pubblica, quindi era una persona professionalmente molto attenta e preparata nel campo della comunicazione e specificamente della radio. Io ricordo anni, almeno 15 anni direi, di collaborazione con lui alla Radio Vaticana ed è sempre stata una collaborazione molto corretta. Un lavoratore molto regolare, molto attento e molto esigente anche dal punto di vista della qualità delle informazioni del servizio radiofonico di cui era responsabile nella Radio soprattutto in italiano, ma anche in francese, in inglese e, per un certo tempo, anche in spagnolo, quindi diciamo che padre Arregui ha avuto un ruolo piuttosto centrale nella vita della Radio del Papa tra gli anni '80 e i primi anni 2000. Una persona che aveva una sua rigorosità, certamente, ma con cui si poteva collaborare molto molto correttamente.

Ma non è stato solo questo padre Arregui, non solo un uomo della Radio Vaticana, ma anche un uomo di insegnamento e un attento osservatore della realtà...

R. - Sì, aveva anche insegnato tecniche radiofoniche di comunicazione all'Istituto di comunicazione della Gregoriana, a Roma, ci teneva veramente ad essere competente e serio nel suo lavoro. Quando, anche per motivi di età, rientrò poi nella sua provincia - la provincia di Loyola, in Spagna, nei Paesi Baschi, e lui amava molto la lingua basca che parlava molto bene - ha continuato a fare un servizio, anche se non di responsabilità diretta, certamente di consulenza, di intervento nel campo della comunicazione, finché più recentemente la malattia che lo ha colpito ad un'età anche abbastanza avanzata, lo ha portato adesso a terminare il suo cammino. Abbiamo vissuto insieme nella comunità religiosa della Radio Vaticana assieme ad altri per molto tempo e abbiamo sempre avuto un'ottima collaborazione fraterna anche come confratelli. Certamente quindi un lungo percorso professionale, spirituale e umano.

Un tratto di quella umanità che lo contraddistingueva era anche una sottile ironia che ce l'ha sempre fatto molto amare anche comunità di lavoro, non è così?

R. - Certamente tanti di voi, alla Radio, hanno avuto la possibilità di vivere quotidianamente accanto a padre Arregui anche più di me e quindi avete potuto apprezzare meglio anche tanti aspetti della sua personalità, una personalità amabile e piacevole, anche se appunto era un uomo impegnato, una persona rigorosa, un grande lavoratore, che frequentava il suo posto di lavoro con molta, molta fedeltà. Ecco, era molto attento anche ai particolari, quindi io ne ho un ricordo di un professionista molto capace. Ma ancor più, poi, quello di un confratello con cui siamo rimasti anche molto amici anche dopo che lui lasciò la Radio Vaticana e le volte che ci sentivamo, non erano frequenti, ma le nostre conversazioni erano sempre contraddistinte da una grande cordialità e una stima reciproca.

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17 novembre 2020, 14:10