Monsignor Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite a Ginevra Monsignor Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite a Ginevra 

Munizioni a grappolo. Jurkovič: uno sforzo globale per un mondo più sicuro

Munizioni a grappolo e migranti: questi i temi di due interventi dell’Arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite a Ginevra, pronunciati il 25 e 26 novembre

Isabella Piro – Città del Vaticano

“Prevenire le devastanti conseguenze delle munizioni a grappolo”: questo l’appello lanciato ieri da monsignor Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite a Ginevra, intervenuto alla seconda Conferenza di revisione della Convenzione suell munizioni a grappolo, svoltasi in modalità virtuale. “Come uno dei primi Stati a ratificare tale Convensione – ha detto il presule - la Santa Sede rimane pienamente impegnata nella sua attuazione e ha continuato ad incoraggiare altri Stati a riaffermare il valore preminente e intrinseco della dignità umana e la centralità della persona umana”. Esprimendo, poi, il suo rammarico per il fatto che l’obiettivo di 130 Stati firmatari, stabilito cinque anni fa, non sia stato ancora raggiunto, l’Osservatore ha sottolineato che “è ancora più deplorevole e preoccupante il fatto che le munizioni a grappolo continuino ad essere utilizzate in alcuni conflitti, provocando nuove vittime”.

Investire nel disarmo

Centrale, quindi, il richiamo dell’Osservatore affinché la comunità internazionale agisca con urgenza per attuare universalmente la Convenzione, perché “quanto più investiamo nel disarmo, tanto meno avremo bisogno di spendere per l'assistenza umanitaria” delle vittime. “La Santa Sede – ha concluso monsignor Jurkovič – rinnova il suo appello a tutti gli Stati che sono al di fuori della Convenzione” affinché “partecipino agli sforzi globali per costruire insieme un mondo più sicuro”, perché “lo dobbiamo alle troppe vittime del passato e alle potenziali vittime” del futuro, “le cui vite possiamo proteggere attuando pienamente la Convenzione”.

Migranti: interessi economici non prevalgano su dignità umana

Oggi, invece, l’Arcivescovo Jurkovič è intervenuto alla 111.ma sessione del Consiglio dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni: ribadendo, in primo luogo, che “la migrazione è un fenomeno naturale e una realtà umana da tempo immemorabile”, il presule ha evidenziato tuttavia come la sua espansione necessiti “un approccio più determinato per migliorarne la gestione”. “È deplorevole infatti – ha detto - che, mentre la manodopera dei migranti è molto richiesta, essi sono poi spesso respinti e sottoposti ad atteggiamenti utilitaristici da parte di molte persone, all’interno delle società che li ricevono”. E questa “triste realtà” è “una contraddizione evidente – ha affermato monsignor Jurkovič - che nasce dal porre gli interessi economici al di sopra degli interessi della persona umana” e che, in tempo di pandemia da Covid-19, è tanto più evidente, perché “molti dei lavoratori essenziali più colpiti sono stati i migranti”.

Tutelare minori e garantire assistenza sanitaria

Tre, poi, i punti esaminati dall’Osservatore permanente: i bambini migranti, l’accesso alle cure mediche e gli sfollati interni. Riguardo al primo tema, monsignor Jurkovič ha messo in guardia dai tanti rischi e abusi che corrono i minori migranti, spesso non accompagnati o separati dalle loro famiglie, quando invece “tutti i bambini hanno esigenze e diritti individuali anche quando attraversano i confini”. Per questo, la Santa Sede “sollecita a far sì che tutte le politiche correlate diano priorità ai loro interessi in ogni momento e in ogni fase”. Quanto all’accesso all’assistenza sanitaria, il presule ha ricordato che ciò “costituisce un pilastro fondamentale per lo sviluppo umano integrale” ed è quindi deprecabile che, “in piena pandemia, molti migranti siano diventati ancora più vulnerabili”, sia a causa di “un accesso impari alle adeguate cure mediche”, sia perché “coloro che si trovano in situazioni irregolari, per paura di essere detenuti o deportati, spesso esitano a richiedere l’assistenza sanitaria”.

La salute è un bene pubblico, no a strumentalizzazioni

Invece, ha ribadito il rappresentante vaticano, “la salute è un bene pubblico e non dovrebbe mai essere strumentalizzata politicamente o ideologicamente”; piuttosto, essa deve essere “accessibile e alla portata di tutti, specialmente delle persone più vulnerabili come i migranti”, grazie a “leggi, politiche e pratiche non discriminatorie e complete, saldamente radicate nella dignità intrinseca della vita umana in ogni sua fase, cioè dal concepimento e fino alla morte naturale”.

Sfollati interni: è urgente la cooperazione

Sugli sfollati interni, poi, l’Osservatore permanente ha richiamato la comunità internazionale “ad un’autentica cooperazione” della quale “c’è urgente bisogno”. “A questo proposito – ha spiegato - la Santa Sede desidera incoraggiare gli Stati a progettare un sistema più chiaro di responsabilità per gli sfollati interni, che garantirà una protezione efficace, realizzerà soluzioni durature e salverà delle vite umane”. “È essenziale – ha aggiunto monsignor Jurkovič - che tutti i popoli, indipendentemente dal loro status migratorio, possano rimanere nella loro casa in pace e sicurezza, senza la minaccia di essere costretti a spostarsi all'interno o oltre i confini” e per fare questo, “sono fondamentali i partenariati con le organizzazioni e le comunità religiose”.

Migrazioni riguardano presente e futuro delle società

Dal presule anche un richiamo all’importanza dell’integrazione dei migranti, poiché essi possono dare “un contributo significativo alle nostre società, alle nostre culture e all'economia”, rispettando, allo stesso tempo, “la cultura e i valori del nuovo Paese” che li accoglie. “Il dibattito sulla migrazione non riguarda solo i migranti – ha concluso l’Osservatore permanente - Piuttosto, riguarda tutti noi, così come il presente e il futuro delle nostre società”.

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26 novembre 2020, 14:53