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Covid-19. Vicario generale di Rodi: rifugiati, volto di Cristo

Aiuto, conforto, accoglienza: sono le parole-chiave richiamate da Padre John Luke Gregory che dal 2004 opera sull’Isola di Rodi accanto ai rifugiati

Isabella Piro – Città del Vaticano

“I rifugiati sono il volto di Cristo. Non potrei celebrare l’Eucaristia e vivere la mia fede se non riconoscessi il Cristo nel volto del povero, se non accogliessi e non condividessi con loro quello che ho”: questa la toccante testimonianza di Padre John Luke Gregory, Vicario generale dell’Arcidiocesi di Rodi e frate francescano della Custodia di Terra Santa, che dal 2004 svolge il suo ministero sull’isola greca. Le sue parole sono riportate nel numero settimanale del Bollettino sulle persone vulnerabili e fragili in movimento in epoca di Covid-19, a cura della Sezione per i migranti e i rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, al quale il religioso racconta la sua esperienza, sottolineando l’importanza del dialogo tra le religioni. A Rodi, spiega infatti, “i cattolici residenti sono pochi, ma viviamo in un contesto ortodosso e collaboriamo con la minoranza musulmana. Siamo una frontiera, un laboratorio di dialogo”. In questo senso, l’isola greca “è un ponte tra mondi e culture”. Il Centro per rifugiati accoglie, infatti, persone “provenienti dal Medio Oriente o dall’Africa”, in fuga dal loro Paese “non per un miglioramento economico, ma per paura”. Di qui, l’appello che il Vicario generale fa affinché migranti e rifugiati siano aiutati e sostenuti: “La Custodia di Terra Santa, tramite la Ong Pro Terra Sancta – sottolinea - ha sostenuto questo centro dal 2015, finanziandolo per l’acquisto di cibo, vestiti, articoli per l’igiene personale”. Generoso anche il contributo della popolazione locale, dei turisti e delle comunità luterane presenti sull’isola.

Nessuno deve essere dimenticato

Purtroppo, la pandemia da Covid-19 ha aggravato una situazione già di per sé difficile: in tutta la Grecia, infatti, il coronavirus ha provocato, ad oggi, più di 82mila casi ed oltre 1.200 decessi. A Rodi, l’ospedale ha dovuto chiudere il reparto maternità dopo aver riscontrato un caso di contagio e nello stesso Centro per rifugiati otto persone sono risultate positive. Tutto questo, racconta padre Gregory, ha aumentato, nella popolazione locale, “la paura di avvicinarsi ai rifugiati”, facendoli sentire ancora più “soli e vulnerabili”. Ma nel difficile contesto dell’emergenza sanitaria “nessuno deve essere dimenticato – ribadisce il Vicario generale di Rodi – Il nostro dovere di cristiani è di visitare e sostenere” i bisognosi, mettendo in pratica “la cultura della fraternità e dell’amore per restare loro accanto”.

L’importanza del conforto: il valore di un sorriso

Il frate francescano racconta, poi, esempi concreti di solidarietà portati avanti nei mesi più duri di lockdown: “Abbiamo preparato un secondo orto ed un secondo pollaio, producendo così il doppio dei prodotti. In tal modo, siamo riusciti ad offrire alimenti freschi ai rifugiati. Inoltre, all’inizio ed al termine del Ramadan abbiamo portato loro dolci e biscotti tradizionali”, senza mai dimenticare “il conforto” e la solidarietà, perché “oltre ai bisogni materiali, un sorriso può fare molto”.

Fraternità e amicizia sociale

Infine, Padre Gregory riflette sull’importanza del dialogo che “porta all’amicizia”, come richiamato da Papa Francesco nella sua recente Enciclica “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”. Per questo, il Vicario generale di Rodi esorta tutti a “guardare agli altri come sorelle e fratelli della stessa famiglia creata da Dio, a Sua immagine”, amando “con un cuore aperto, il mondo, tutta l’umanità, specialmente chi ha più bisogno”.

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19 novembre 2020, 13:29