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Covid-19. Padre Thekkekavinal: India devastata dal virus, servono aiuti

Padre Samuel Thekkekavinal, direttore della Social Service Society (Seva) dell'eparchia cattolica siro-malankarese di Sant’Efrem, nello Stato di Maharashtra, è in prima linea nell’aiuto ai più emarginati, falcidiati dal coronavirus

Isabella Piro – Città del Vaticano

Sono 9,22 milioni, ad oggi, i casi di Covid-19 registrati in India, con oltre 135mila decessi. Una situazione allarmante che va a colpire soprattutto le fasce più deboli ed emarginate della popolazione, in particolare i migranti, i lavoratori non organizzati e le persone con bisogni speciali. Ad accendere i riflettori sulla loro grave condizione è la testimonianza di padre Samuel Thekkekavinal, direttore della Social Service Society (Seva) dell'eparchia cattolica siro-malankarese di Sant’Efrem, nello Stato di Maharashtra. Il suo drammatico racconto è riportato nel numero settimanale del Bollettino sulle persone vulnerabili e fragili in movimento in epoca di Covid-19, a cura della Sezione per i migranti e i rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. “Stiamo vivendo un periodo senza precedenti, una coltre di paura e panico soffoca la nostra società – afferma padre Thekkekavinal – La pandemia ha aggravato la povertà, provocando innumerevoli ammalati ed uccidendo milioni di persone”, con “un impatto immediato anche sull’economia”. In molte regioni dell’India, infatti, “i servizi essenziali sono stati interrotti” e il mondo del lavoro è praticamente fermo a causa della “carenza di manodopera”, anche di quella non qualificata. “Il virus ha devastato gli emarginati – continua padre Samuel - soprattutto i lavoratori giornalieri, nei quali l’assenza di introiti quotidiani, unita alla mancanza di risparmi, solleva preoccupazioni concrete per la sopravvivenza”. A tutto ciò vanno aggiunti “l’isolamento sociale e lo sconvolgimento della routine quotidiana che stanno mettendo a dura prova la salute mentale delle persone”, soprattutto delle donne, sempre più esposte alla “violenza domestica”.

Soccorsi devono essere realistici, rapidi e a lungo termine

Fortunatamente, la Chiesa resta accanto alla popolazione: come spiega il direttore della Seva, l'eparchia di Sant’Efrem “sta rispondendo rapidamente al richiamo della sofferenza umana in questo periodo, conducendo ricerche rapide per individuare i punti caldi della pandemia e progettare linee d'azione e di contrasto a lungo termine”. In particolare, grazie agli aiuti stanziati dalla Cnewa (Catholic Near East Welfare Association, il braccio umanitario della Santa Sede per i cristiani del Vicino Oriente), l’eparchia ha avviato “un'azione di soccorso realistica”, ovvero “ha identificato le persone più vulnerabili alla pandemia dando priorità, nella distribuzione degli aiuti, ai bambini, alle donne, agli anziani e ai disabili, con particolare attenzione alle popolazioni tribali, ai lavoratori migranti e ai lavoratori a giornata”. Nello specifico, generi alimentari di prima necessità (25 kg di riso, 3 kg di lenticchie, 10 kg di farina di frumento, 2 kg di olio di senape, 2 kg di zucchero, 2 kg di gelatina, 2 kg di sale e 250 g di tè) sono stati donati ai più bisognosi grazie alla “creazione di cucine comunitarie destinate ai poveri e agli emarginati”. Il tutto – rassicura padre Thekkekavinal – “nel pieno rispetto delle normative igieniche e sociali” anti-contagio. Non solo: la Seva è restata accanto anche ai “malati di cancro, ai quali sono stati distribuiti kit di primo soccorso”.

Sensibilizzare popolazione su gravità del virus

Forte anche l’impegno dell’eparchia nel campo della sensibilizzazione della popolazione più indigente alla prevenzione del coronavirus, per cercare di tamponare le situazioni più critiche presenti “in zone affollate e prive di sistemi igienico-sanitari di base”. “La pandemia ha devastato i poveri”, sottolinea infatti padre Samuel, ed è per questo che, insieme alle campagne di informazione e sensibilizzazione sul coronavirus, i bisognosi hanno ricevuto numerosi “kit igienici che includono maschere facciali, disinfettanti e saponi a base di alcol”. Ulteriori kit sanitari, infine, sono stati forniti “agli ospedali e al personale del Dipartimento sanitario” dell’eparchia, mentre si stanno ampliando “le infrastrutture eparchiali per i servizi di isolamento e quarantena”.

Per i precedenti numeri di questo Bollettino, visitare il sito: migrants-refugees.va/it/bollettino-c-19


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25 novembre 2020, 15:43