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Monsignor Pavan: il canto è il sentimento della liturgia

Alla vigilia della celebrazione per la creazione dei nuovi cardinali, il direttore della Cappella Sistina, Marcos Pavan, racconta la preparazione del coro: ogni composizione musicale, antica o nuova, deve favorire la preghiera

Tommaso Chieco e Bianca Fraccalvieri - Città del Vaticano

Manca poco al Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di 13 nuovi cardinali. Vite, esperienze, percorsi di vita paralleli che si incroceranno oggi, 28 Novembre, nella Basilica di San Pietro alle ore 16.00.

Uno di questi percorsi è quello di monsignor Marcos Pavan che sta limando gli ultimi dettagli con i suoi coristi nella sala prove in Via del Monte della Farina, vicino Largo Argentina, a pochi passi dal Vaticano.

La sala è spoglia, solo un pianoforte a coda al centro. Lontano sui muri un’icona di San Paolo VI e un quadro di Papa Francesco. In fondo il crocifisso veglia sul lavoro del monsignore brasiliano che Papa Francesco è “andato a prendere alla fine del mondo”, a San Paolo del Brasile, per portarlo nel cuore della Chiesa come direttore della Cappella Musicale Pontificia.

Monsignor Marcos Pavan dirige dal centro della sala, dispensa pazientemente consigli ai più piccoli su come gestire la respirazione, dà indicazioni ai più esperti sull’intonazione e l’interpretazione del brano.  Batte il tempo con le mani, conta a voce alta per aiutare i musicisti, incoraggia con gli occhi che sorridono al di sopra della mascherina. Allo stesso modo ci accoglie, ci saluta in portoghese e ci invita ad accomodarci. Inizia a parlare e già le prime parole rivelano una sorpresa non ancora del tutto elaborata.

Monsignore questa nomina è una grossa responsabilità, Lei entra per la storia.

Appena mi hanno comunicato la notizia sono diventato un po' nervoso, però penso di sì, spero di fare bene.

Il concistoro di quest’anno è particolare perché si celebra in un momento di pandemia. In che modo questa situazione ha cambiato il vostro modo di lavorare?

“Ha cambiato molto. Perché l'attività corale è un'attività a rischio. Il nostro coro è composto da 20 adulti e 32 bambini, però adesso stiamo facendo le prove con 8 adulti e 4 o 5 bambini al massimo, divisi per gruppi. Anche nelle cerimonie a San Pietro i cantori sono divisi in gruppi per poter mantenere la distanza di sicurezza di almeno 2 metri. Dunque non è facile, però con l’aiuto di Dio andiamo avanti.”

Come vengono scelti i brani per una celebrazione?

Come dico sempre, non cantiamo nella liturgia, noi cantiamo la liturgia. Quindi, la prima cosa è che noi cantiamo i testi che sono previsti dalle diverse festività e dalle singole celebrazioni. Naturalmente bisogna scegliere una composizione musicale che si adatti a quel preciso testo - che sia stata composta nei secoli passati o che sia recente - e che ovviamente si adatti al carattere della celebrazione. Solenne o pastorale, in latino o in italiano oppure in spagnolo, come faremo il 12 dicembre per la Madonna di Guadalupe, bisogna sempre trovare i canti adatti e pertinenti, però è sempre il testo della liturgia a guidarci.

In questo momento di grossa difficoltà in tutto il Mondo, di grande sofferenza, quali sono i canti che la ispirano?

Tutti i canti che sono relativi alla preghiera ci aiutano in questi momenti, così come i diversi sentimenti e i diversi stati d’animo delle persone. Il canto più bello da questo punto di vista è il Padre Nostro che si canta in tutte le celebrazioni delle Messe in latino e in italiano. È un momento in cui si sente che sono tutti uniti e tutti ci mettiamo davanti al Padre, a Dio che è Padre e che è buono. Di fronte a Lui mettiamo la nostra vita, la nostra speranza di ricominciare.

Lei ha avuto modo di incontrare Papa Francesco dopo la nomina?

No, lo incontrerò domenica per la prima volta dopo la nomina.

E che cosa gli dirà?

Lo ringrazierò per la fiducia e chiederò che se qualcosa non va, che me lo dica. 

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28 novembre 2020, 15:10