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Jurkovič: economia non sia basata su egoismo, ma sulla persona umana

L'Osservatore Permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra alla 67.ma sessione dell'Unctad ha incentrato il suo intervento sulle ricadute economico sociali della pandemia da Covid-19 e sulla grande possibilità che è data oggi di avviare nuovi paradigmi di sviluppo

Isabella Piro - Città del Vaticano 

La pandemia da Covid-19, con le sue ricadute economiche e sociali, offre in realtà “un'opportunità unica per superare un modello economico basato sull'egoismo” e per “puntare a sviluppare un nuovo paradigma economico basato sul primato della persona umana in ogni situazione della vita sociale”. Questa la riflessione dell'arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, intervenuto il 1.mo ottobre alla 67.ma sessione dell'Unctad (Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo sviluppo). Il discorso del presule è partito dal Rapporto del Segretariato per il Commercio e lo Sviluppo 2020, incentrato sulle conseguenze della pandemia, e ha ribadito che “la persona deve essere lo scopo dell'attività economica e quindi il centro di tutte le istituzioni sociali nella comunità nazionale e internazionale”. Dal Rapporto, infatti, emerge che il mondo era in recessione già prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria, una recessione comprovata da “un aumento del debito pubblico e l'incapacità della comunità internazionale di concordarne una moratoria e una svalutazione globale”. Di qui, il richiamo di monsignor Jurkovič non dimenticare i Paesi meno sviluppati, perché tra gli impatti più gravi della pandemia c’è “il preoccupante calo dei finanziamenti per lo sviluppo, con un abbassamento dei livelli di assistenza, un’allarmante tendenza alla privatizzazione e il pericolo di un ritorno alle politiche di austerità”.

Lavoro:promuova l'essere umano

Altro punto cruciale, sottolinea l’Osservatore permanente, riguarda il lavoro: il lockdown, infatti, ha avuto gravi ricadute sull’occupazione ed è quindi necessario “l’impegno convergente di tutti i leader politici ed economici” affinché essa riprenda per il bene delle famiglie e della società. Le attività economiche, infatti, aggiunge il presule, dovrebbero essere “al servizio delle persone” e “qualsiasi strategia di sviluppo e di crescita dovrebbe mirare alla promozione di ogni essere umano e al primato del lavoro dell’uomo”. Un’ulteriore osservazione avanzata dal rappresentante vaticano riguarda il multilateralismo: già in condizioni critiche prima della pandemia, esso è risultato gravemente carente nel rispondere al Covid-19, evidenziando “le gravi disuguaglianze che caratterizzano il nostro sistema socio-economico, disuguaglianze che non possono più essere ignorate”. La famiglia umana, infatti, “è tenuta a sentire e a vivere veramente come una famiglia interconnessa e interdipendente”, sottolinea Monsignor Jurkovič.

L'appello a operare per il bene comune

In questo contesto, dunque, la Santa Sede ribadisce il suo appello “ad operare per il bene comune come criterio di azione morale e come obiettivo ispiratore di ogni Paese a cooperare per garantire l'esistenza e la sicurezza pacifica di tutti, in uno spirito di pari dignità e di effettiva solidarietà, e all'interno di un sistema giuridico basato sulla giustizia e la ricerca di giusti compromessi”. “Dobbiamo sforzarci di uscire dalla pandemia migliori di prima – incalza il presule - costruendo un nuovo modello di sviluppo e affrontando l'ingiustizia e il degrado sociale”. Questo momento di grande bisogno, conclude, “possa essere una buona occasione per rafforzare la solidarietà e la vicinanza tra gli Stati e l'amicizia tra i popoli”, superando “l’egoismo degli interessi particolari” che porterebbe a “danneggiare la coesistenza pacifica e lo sviluppo delle generazioni future”.

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02 ottobre 2020, 12:12